È tornato il Paestum Wine Fest e noi siamo tornati a visitarlo. Progressi logistici e assaggi sempre interessanti.
È una bella giornata e, nonostante un po’ di traffico domenicale, è una piacevole “passeggiata” quella lungo la litoranea che da Salerno porta al NEXT di Capaccio, sede della manifestazione.
[si legge, più o meno, in: 3 minuti]
L’edizione 2025 promette bene: una doppia presentazione ad Avellino e Napoli ha posto l’attenzione sul forte incremento delle adesioni, la ricchezza di masterclass in programma e l’ulteriore avvicinamento al business che attrae naturalmente gli espositori sopra ogni altro aspetto.
Detto, fatto! Ci facciamo un salto subito, per la prima giornata di apertura, dopo l’esperienza dello scorso anno in cui ne apprezzammo le grandi potenzialità con – a parer nostro – alcuni accorgimenti comunque da attuare per renderla ancora più appagante.
Stavolta il parcheggio esterno alla struttura è ampio e gli spazi interni appaiono dignitosi e ben distribuiti. Il restyling affidato all’architetto Fiorenzo Valbonesi ha evidentemente dato i suoi frutti e ogni espositore può contare su uno stand vero e non accontentarsi di un semplice tavolo dalle dimensioni ridotte.
Valido l’aspetto legato alla “comunicazione”, prima e durante, affidato alle agenzie “Iconica” e “Amo comunicare” che ci hanno convinto nel lavoro di promozione e supporto agli operatori. Se un appunto c’è da fare è relativo – almeno nella giornata di apertura – alla distribuzione del ghiaccio e, se c’è un suggerimento da dare, riguarda l’opportunità di raggruppare le cantine per aree geografiche.
Il criterio espositivo è stato sicuramente ponderato bene ma rimaniamo convinti che una distribuzione diversa sarebbe di valido aiuto ai visitatori, favorendo un approccio più logico e funzionale.
Abbiamo scelto non seguire le masterclass. Sicuramente un peccato, ce ne sono state ben 11 nei tre giorni di evento, ma abbiamo preferito dedicare tutto il tempo che avevamo a disposizione agli assaggi presso gli espositori andando soprattutto alla ricerca di qualche sorpresa, di vini buoni fatti da cantine emergenti.
La curiosità ci ha spinto subito verso i dealcolati… e subito ce ne siamo allontanati. Posto che tali prodotti riescano ad incontrare i favori del mercato, la strada per la loro affermazione sarà verosimilmente lunga. Basti pensare che i vini biologici/biodinamici, con storia ed esperienza ormai consolidata alle spalle, non occupano ancor oggi una gran fetta del mercato.
Comunque, al di là delle solite (e solide) “certezze” come San Salvatore, Feudi di San Gregorio, Mila Vuolo (solo per citare qualche esempio e senza che ce ne vogliano gli altri), abbiamo trovato estrememente interessanti alcune piccole realtà.
Evitando di fare la classica lunga “carrellata” da evento, ci sentiamo di segnalarvi giusto tre cantine che, a nostro avviso, potrebbero sorprendervi piacevolmente.
La prima è la marchigiana Tenuta Manoylo che lavora nell’area di Moresco (FM) vicino al fiume Aso. Grande attenzione al rispetto dell’ambiente con costante ricerca dell’innovazione sostenibile. Davvero piacevolissimi i loro Falerio DOC Pecorino e Marche IGT Passerina della linea Passo del Borgo con rapporto qualità/prezzo pienamente convincenti.
Ottime impressioni anche dal Paestum Primitivo IGP Catacatascia dell’Azienda Agricola Alessandra in Pollica (SA). Vino di elegante sostanza, fatto nel pieno rispetto dei dettami bio certificati. L’area di coltivazione delle uve è quella di Costa di Acciaroli nel Parco Nazionale del Cilento e ogni singolo passaggio produttivo è emblematico della filosofia aziendale, estremamente attenta all’habitat
Le nostre maggiori attenzioni si sono, tuttavia, fermate una volta arrivati davanti allo stand di Feudi Crocifissi, una giovanissima realta di San Cipriano Picentino (SA) che porta un messaggio contemporaneo in un contesto storico e di antichissima tradizione.
L’azienda (in continua evoluzione) nasce dall’impegno dell’architetto Luigi Sica, imprenditore edile intraprendente e visionario, in un territorio particolarmente vocato con vigne ben soleggiate ed esposte verso il mare, distribuite a oggi su 2 ettari e mezzo di terreno.
Il loro Colli di Salerno Fiano IGT Volume 1 è un bianco intenso, fresco eppure ampio e persistente negli aromi, dal tratto gustativo affabile e rotondo. Le barbatelle del Volume 1 sono state impiantate nel 2021, la prima vendemmia nel 2023, sei mesi di acciaio e circa un anno di bottiglia. Per noi è stata una piacevole sorpresa – da provare! – in fiduciosa attesa anche del prossimo aglianico.
Giusto infine ricordare che Paestum Wine Fest Business è stato anche riconoscimenti con le 11 targhe assegnate a: Federico Menetto (Premio speciale PWF), Franco Pepe (Ambasciatore del territorio nel Mondo), Bruno Petronilli (Migliore giornalista enologico), Naima Aboussakkine (vincitrice della borsa di studio e Premio Intrecci), Fabio Piccoli (Premio Miglior Comunicatore dell’Anno), Ivano Valmori TellyWine®, (Premio all’Innovazione), Antonio Calabrese (Premio Professionista nel Vino e nella Vita), Edoardo Cardella (Premio alla Carriera), Chiara Di Gianni (Miglior Agenzia Emergente), Giuseppe Mocciola (Premio Comunicazione Digitale) e Lorenzo Taggio (Premio Miglior Responsabile Area Aziende Vinicole).
Con fiducia attendiamo anche la quindicesima edizione di Paestum Wine (business) Fest, un appuntamento che può proseguire la strada verso la riconoscibilità come evento di riferimento e libero. Un passo (importante) alla volta.
da Paestum, per spiritoitaliano.net
foto: Enrico Mele – fonte: Uff stampa Paestum Wine Fest
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