Spirits & lows in Wine Paris 2025

Wine Paris è sempre più una realtà fieristica ispiratrice. Perfetta connessione di tradizioni dei settori wine & spirits del globo.


Wine Paris 2025 ha consolidato il suo ruolo di evento leader mondiale per il settore dei vini e liquori, con 52.622 visitatori, di cui il 45% provenienti da 154 Paesi.


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Nonostante le difficoltà economiche e geo-politiche globali, la manifestazione ha offerto una piattaforma di ispirazione per il futuro del settore, favorendo dialoghi costruttivi e opportunità di networking.

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credits: Phillippe Labeguerie – courtesy Wine Paris

L’evento ha evidenziato l’importanza di Wine Paris come voce influente nel panorama politico ed economico relativo alle bevande. Diverse conferenze e discussioni hanno trattato temi come le esportazioni di vino e liquori, le politiche agroecologiche e la rimozione delle barriere commerciali per il vino. Il CEO di Vinexposium, Rodolphe Lameyse, ha sottolineato come Wine Paris sia diventato un punto di riferimento per il settore, facilitando l’innovazione e le connessioni internazionali, in un periodo di incertezze globali.

Come già affrontato nel precedente articolo, nel 2025 Wine Paris ha registrato un significativo aumento della partecipazione internazionale, con 116 padiglioni provenienti da 54 paesi e un’espansione dell’80% dello spazio espositivo rispetto all’edizione precedente. Inoltre, l’evento ha visto un aumento del 35% della presenza di acquirenti dai mercati chiave.


Be Spirits

Anche la sezione Be Spirits, dedicata ai superalcolici e alle bevande alternative, ha avuto un grande successo, con un notevole incremento di espositori, inclusi nuovi partecipanti internazionali.

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foto: GM ©

Focalizzandoci su questa sezione, si può notare come si sia distinta per la varietà di distillati in mostra, tra cui baiju, tequila, mezcal, rum, gin e molti altri, e per la crescente partecipazione di Paesi come l’Australia, la Corea del Sud e la Cina (Hong Kong). L’evento è stato anche un’occasione per esplorare la categoria dei no/low alcol, che sta registrando un crescente interesse. Come al solito, le aziende francesi sono state ben rappresentate, con numerosi produttori di cognac, armagnac e whisky.

Be Spirits ha offerto anche un programma ricco di contenuti, con conferenze, masterclass e degustazioni. Fra le più interessanti a nostro parere quelle di “Speakeasy“, che includevano masterclass su liquori esteri tradizionali come Shochu, Baiju e Soju. L’iconico Infinite Bar ha inoltre presentato mixologist di fama internazionale, mentre la Mixologists Battle ha offerto un vero e proprio spettacolo di creatività con sfide tra mixologist per creare cocktail innovativi.

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credits: Phillippe Labeguerie – courtesy Wine Paris
Qualcosina sul… sake

Dato che l’anno scorso ci siamo soffermati principalmente sul baijiu cinese, affronteremo qui il sake giapponese. Il termine sake (酒) in giapponese si riferisce comunemente all’alcol giapponese fermentato a base di riso, ma è importante sapere che in Giappone la parola sake può essere utilizzata in modo generico per indicare qualsiasi tipo di alcolico. Tuttavia, quando si parla del “sake giapponese” all’estero, ci si riferisce specificamente al nihonshu (日本酒), un vino di riso tradizionale del Giappone.

Rappresenta dunque una bevanda tradizionale con una lunga storia che affonda le radici nelle pratiche culturali e religiose del Giappone, evolvendosi nel corso dei secoli per diventare un simbolo della cultura nipponica.

La storia del sake in Giappone risale a più di 2.000 anni fa. Si pensa che la sua produzione sia iniziata intorno al periodo Yayoi (circa 300 a.C. – 300 d.C.), quando veniva prodotto un tipo primitivo di sake utilizzando riso e cereali fermentati. Inizialmente, il processo di fermentazione del sake era simile a quello della fermentazione del riso utilizzata per produrre l’odierna birra.

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(ignoto), Divinità Shinto, periodo Heian 900 ca., scultura lignea, Cleveland Museum of Art (CC0)

Durante il periodo Heian (794-1185 d.C.), la produzione di sake divenne più raffinata e cominciò ad essere apprezzata dalla nobiltà. Il sake veniva prodotto principalmente nei templi e utilizzato in occasioni religiose o cerimoniali, come offerte agli dèi e durante le celebrazioni del culto Shinto. Nel corso dei secoli, la produzione di sake si evolse, e con l’introduzione di tecniche più avanzate nel periodo Edo (1603-1868), il sake divenne una bevanda più popolare tra tutte le classi sociali, non solo tra la nobiltà. Durante questo periodo, furono sviluppati i primi stabilimenti di sake professionali e la produzione su larga scala si espanse.

Oggi, il sake è una bevanda tradizionale del Giappone, apprezzata sia in Giappone che all’estero e sulle nostre pagine spesso ci torniamo (guarda gli archivi) perché consci della tendenza. Il sake viene prodotto con un processo di fermentazione simile a quello della birra, ma con un uso speciale di riso, acqua, lievito e koji (un tipo di fungo che aiuta a rompere gli amidi del riso in zuccheri fermentabili). La qualità del riso, dell’acqua e la cura del processo di fermentazione sono essenziali per produrre un sake di alta qualità.


In fiera ho avuto modo di degustare diverse tipologie di sake, ma quello che più mi ha conquistata è stato il Nabeshima di Fukuchiyo. Situata sull’isola di Kyushu, nella città di Hamamachi affacciata sul mare di Ariake, Fukuchiyo Shuzo è stata fondata nel 1924 inizialmente solo come birreria.

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foto: GM ©

Non prendetela come una referenza promozionale – sapete che non siamo così, anzi, siamo di tutt’altra pasta – ma ci siamo chiesti se potesse avere un senso raccontare a grandi linee di un prodotto in esposizione senza segnalare neppure almeno un produttore presente in fiera. Abbiamo così deciso di selezionarne uno che per qualità o storia ispiratrice potesse meritare la nostra vetrina a consuntivo.

Il maestro birraio Naoki Iimori, grazie alla sua vasta conoscenza nella produzione di sake ginjo (tipologia dall’aroma fruttato, con particolari note di frutta esotica matura) ne ha creato una vasta gamma che commercializza con il nome di marca Nabeshima.

La figlia, Hinako Iimori, che dal 2021 ha preso le redini dell’azienda accanto al padre, ci ha raccontato che ci sono voluti quattro anni di intense ricerche per creare il sake giusto. Da quando è stato fondato nel 1998, il marchio Nabeshima è stato costantemente perfezionato nel corso degli anni, culminando con il premio “Champion Sake” al International Wine Challenge (IWC) del 2011, una delle competizioni vinicola più prestigiose al mondo.

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foto: GM ©

Siamo stati piacevolmente trasportati proprio dalla loro bandiera aziendale: il Sake Nabeshima Ginjo. All’olfatto caratterizzato da frutta tropicale e lievi accenni agrumati, al palato si riesce a percepire una grande morbidezza ben bilanciata da sapidità e freschezza, in un equilibrio che conferisce grande piacevolezza di beva e che si contraddistingue per il gusto che più si avvicina all’umami.

Interessante da bere a temperatura ambiente, per esaltare l’alcolicità e la morbidezza, servito fresco è perfetto per sushi, sushimi o come aperitivo. Fresco, fruttato e fragrante, questo Sake rappresenta il candidato ideale per tutti quelli che desiderano avvicinarsi al mondo di questo fermentato dall’antichissima storia. 

Come uno dei migliori produttori di sake del Giappone, la birreria Fukuchiyo utilizza solo tecniche antiche e altamente artigianali, con lavoratori esperti e meticolosi. Un’attenzione particolare è dedicata agli ingredienti, come l’acqua di sorgente utilizzata per la produzione e la varietà di riso per sake selezionato per la fermentazione. Il sake Nabeshima prende il nome dal coraggio e dalla tenacia dei samurai Nabeshima del clan Saga, che governarono il Giappone per 300 anni.


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credits: Phillippe Labeguerie – courtesy Wine Paris

In conclusione, con la partecipazione di oltre 5.300 espositori e 50.000 visitatori da più di 140 paesi, Wine Paris 2025 conferma la sua importanza come vetrina globale per il settore delle bevande alcoliche e analcoliche, rappresentando un punto di riferimento per la crescita e l’innovazione nel mercato! Non vediamo l’ora di scoprire che cosa ci riserverà questa splendida fiera nei prossimi anni.


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