Opus One: il mito che resiste

di Marco Gatti

L’esclusività californiana non si scalfisce. Siamo passati da Opus One: nuovo mondo, altro mondo.


Di cantine ne ho visitate tante. Alcune per lavoro, alcune per piacere personale. Ma attraversare il Golden Gate Bridge in una fresca mattina di primavera per visitarne una era la prima volta che mi succedeva.


[si legge (più o meno) in: 2 minuti]

Uscendo da San Francisco verso nord si intravedono le case galleggianti di Sausalito e ci si prepara a percorrere la strada che lambisce tutta la baia di San Pablo e che ci porterà ad attraversare la zona di Los Carneros, tra le parti più meridionali di Sonoma e Napa Valley.

Finalmente entrati nella Napa Valley, “tra due catene non interrotte di monti” di manzoniana memoria, in pochi chilometri si raggiunge Oakville, meta del nostro viaggio e sede di una delle più iconiche cantine del mondo: Opus One.

Spirito Italiano opus one,california
foto: MG ©

Il mito

Nata a metà anni 70 (prima annata 1979) da un sogno di due uomini di grande fama vitivinicola: Robert Mondavi, pioniere del vino californiano e il Barone De Rothschild (Chateaux Mouton Rothschild), Opus One si è subito posta attrice di una ricerca di qualità senza compromessi, unendo nuovo e vecchio mondo per creare un vino senza precedenti in California.

La tenuta ha 68 ettari vitati, divisi tra quattro grandi appezzamenti localizzati principalmente tra la parte occidentale di Oakville e la prestigiosissima zona di To Kalon. I vitigni coltivati sono prevalentemente Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Malbec, Petit Verdot e Merlot. Altre parcelle aggiuntive sono posizionate intorno all’azienda, rafforzando la romantica idea di uno chateaux del nuovo mondo.

Le uve vengono, al momento della vendemmia, trasportate in cantina, pressate e suddivise in circa 60 diversi tini di acciaio. A fermentazione finita vengono messe a maturare in barrique (tutti gli anni vengono acquistate 1000 barrique nuove di rovere francese, dismesse all’imbottigliamento e rimpiazzate con altrettante per l’annata successiva) e dopo sei mesi i vini vengono degustati alla cieca.

Spirito Italiano opus one,california
foto: MG ©

Le migliori daranno origine a Opus One, le altre a Ouverture, il second vin dell’azienda. Non ci sono particolari divisioni di uve prima della vendemmia in base al vino di destinazione. Le uve che solitamente danno vita alle uve per Ouverture sono in maggioranza quelle maturate su suolo argilloso, ma non è un punto fisso.

Dopo un calice di champagne “di casa” (Blanc de Blancs di Baron de Rothschild), iniziamo il tour della cantina guidati da Jorge, responsabile hospitality, che ci guida in un mondo che d’impatto pare trasudare modernità, lusso, attenzione maniacale al prodotto e una pulizia che, sinceramente, va oltre all’immaginabile.

Le vasche di acciaio sono al piano interrato ed il pavimento della zona sovrastante sfiora le portelle di accesso superiore mostrandole con un inserto rotondo di cristallo. La barricaia è mozzafiato: lungo un raggio di decine di metri le 1000 barrique di primo passaggio contengono il prezioso vino in maturazione. Dai luoghi della produzione si arriva a quelli dell’assaggio.

Spirito Italiano opus one,california
foto: MG ©

La degustazione

Un trittico in verticale di Opus One con l’ultima versione di Overture, sicuramente rappresentativi dello stile aziendale dell’ultimo decennio modulato sull’andamento stagionale e sulla resa qualitativa di ogni parcella (riportiamo le percentuali dei vari blend proprio per rendere l’idea).

Opus One 2015

[Cabernet Sauv 81%, Cabernet Franc 7%, Merlot 6%, Petit Verdot 4%, Malbec 2%]

Annata tra le più calde degli anni 2000, molto siccitosa tranne per un singolo episodio tempestoso in febbraio che fondamentalmente ha donato acqua per quasi tutta la stagione. Durante la fioritura un brusco calo delle temperature ha causato fenomeni di acinellatura, riducendo il numero di bacche nei grappoli in formazione. La vendemmia è iniziata molto presto rispetto la media, il 1 di settembre. Il contatto sulle bucce è stato di 21 giorni e la maturazione di 18 mesi in barriques francesi di primo passaggio.

Al naso si presenta elegante, intenso ma giocato su note sempre cangianti di viola, frutta scura e spezia dolce ma molto tenuta nella sua espressione. Sbuffi di the nero e di erbe aromatiche come salvia e ginepro aumentano uno spettro olfattivo già di suo ammaliante e complesso. Il sorso è spiazzante, arioso, con tannini sottili ed avvolgenti che si depositano sulle mucose avvolgendole come un manto drappeggiante. La vena di freschezza dona grande bevibilità e annuncia l’inizio di una disponibilità alla beva di un prodotto sempre da dover apprezzare con la giusta pazienza. Vogliamo divertirci a valutare? 95/100.


Opus One 2019

[Cabernet Sauv 78%, Merlot 8%, Cabernet Franc 6%, Petit Verdot 6%, Malbec 2%]

L’annata sin dall’inizio si è rivelata molto piovosa con circa il doppio delle precipitazioni della media annuale passata. Il ritardo di 15 giorni accumulato nel processo vegetativo si normalizzerà grazie ad un’estate leggermente più calda del normale. La vendemmia è iniziata il 10 di settembre. Il contatto sulle bucce è stato di 22 giorni e la maturazione di 19 mesi in barriques francesi di primo passaggio.

Alla prima olfazione si nota immediatamente un deciso cambio di registro rispetto all’annata 2015. Il naso è avvolgente, rassicurante nelle sue note di spezia dolce e legno pregiato. La sensazione fruttata di more, susine e mirtilli si intreccia con decisi richiami al cioccolato e al tabacco da pipa, impreziositi da una sensazione gessosa quasi tattile che si confermerà successivamente nel sorso. La texture è cremosa, sorretta da tannini sottili ma ben presenti che grazie anche alla succosa freschezza permettono un equilibrio di beva notevole. Annata sicuramente disponibile in minor tempo, anche se un periodo ancora in vetro potrebbe smorzare gli eccessi olfattivi derivanti dalla maturazione. Quantifichiamo? 91/100.

Spirito Italiano opus one,california
foto: MG ©
Opus One 2021

[Cabernet Sauv 93%, Cabernet Franc 4%, Merlot e Malbec]

Annata molto particolare, di eccezionale scarsità di precipitazioni. La primavera fresca e le piogge di fine marzo hanno ritardato leggermente il germogliamento. Il riscaldamento delle condizioni durante i mesi di aprile e maggio ha permesso un naturale proseguimento della fase vegetativa mentre l’eccezionale calore dei mesi estivi ha portato una riduzione delle rese, una sublime concentrazione del frutto ed una vendemmia anticipata che si è svolta a partire dal 31 agosto. Il contatto sulle bucce è stato di 19 giorni e la maturazione di 19 mesi e mezzo in barriques francesi di primo passaggio.

La grande concentrazione del frutto porta ad una intensità aromatica di grande impatto. La cosa veramente disarmante è l’eccezionale finezza dei profumi, giocati sui toni della violetta, dei piccoli frutti rossi e delle spezie orientali. L’azione del legno è ben presente ma celata dalla straordinaria struttura della massa. Il sorso si dimostra di grande eleganza, la concentrazione risulta quasi compressa, pronta ad esplodere. Il tannino ti avvolge, assertivo ma sempre dalla finissima grana. C’è il caos di nietzschiana memoria: attendiamo la stella danzante che senza dubbio arriverà. Grandissima longevità. Dovessimo giudicare con i punti? 98/100.


Overture 2021

[Cabernet Sauv 89%, Cabernet Franc 4%, Petit Verdot 4%, Merlot 3%]

Second vin di razza, dalla notevole struttura ma dotato di grande eleganza. Rispetto al fratello maggiore ha sicuramente più robustezza aromatica ma dimostra minore complessità. Al naso si sviluppa tra note di ciliegia ferrovia e mora di gelso, intrecciate ad un nobile pot-pourri di fiori secchi e terrosi sentori di sottobosco. Il sorso è deciso, goloso e corroborante. L’acidità ben gestita ed il tannino presente ma non sovrastante dona al liquido un equilibrio veramente cesellato ed una lunghezza di grande impatto gourmand. Un “second” che per me varrebbe comunque 90/100.

Spirito Italiano opus one,california
foto: MG ©

Epilogo: in molti si chiederanno…

Opus One è davvero un’eccellenza? Assolutamente si. Non siamo certamente noi i primi a spiegarne i motivi ma, toccando con mano, concordiamo con quanto spesso viene riportato agli appassionati. Prima di tutto c’è il prodotto: un vino splendido che racchiude le due anime di chi l’ha concepito e poi generato. Un’unione che viene da lontano, da due visionari che hanno voluto fondere le proprie esperienze e i propri sogni, spingendoli ulteriormente verso il futuro – senza che ne avessero realmente bisogno – dal Judgement of Paris del 1976. Lì si stabilì che lo status quo contava meno della qualità ma servì una degustazione alla cieca per convincere tutti.

Dopo quasi 50 anni, il progresso nella produzione enologica di pregio del “nuovo mondo” è sotto gli occhi di tutti, anche di chi non vuol vedere. Se poi aggiungiamo una location di grandissimo impatto gestita da professionisti nella zona del mondo che ha probabilmente cambiato il modo di concepire l’enoturismo, ecco che abbiamo il quadro completo.

I vini, come dicevo, sono pressochè perfetti. Le annate segnano indelebilmente i diversi caratteri nel bicchiere ma il lavoro in vigna ed in cantina rende l’incidenza delle stagioni ben gestita e ne mette in evidenza sicuramente più i pregi che i difetti.


La longevità? Alquanto infinita. Qualche mese fa ho avuto la fortuna di accompagnare un pranzo con un Opus One 1994 assolutamente nel pieno della sua forma e con ancora svariati decenni di vita davanti. Molto spesso nei racconti “da bar” che ascoltiamo negli ambienti degli appassionati pare che aprire bottiglie nei primi 10 anni dalla vendemmia sia una sorta di sacrilegio.

Io da diverso tempo mi sono dato delle risposte ben precise, ovviamente personali e calibrate sui miei gusti personali, date le quali cerco di bere i vini all’inizio della curva di affinamento, cercandone più il carattere “giovanile” che la terziarizzazione. Per pochi vini – e Opus One, essendo praticamente un Bordeaux fatto e finito, rientra tra questi – l’affinamento in vetro si pone in tutta la sua fondamentale importanza. L’annata più vecchia degustata (la 2015) risulta quasi pronta all’inizio della sua curva di degustazione.

Come per i “cugini” bordolesi, il rischio sarebbe magari quello relativo all’acquisto/cessione con annate più recenti che vedrebbero salire il proprio valore sul mercato. Facciamo quindi posto in cantina per un affinamento domestico!

Spirito Italiano opus one,california
foto: MG ©

L’esperienza vale la pena? Anche in questo caso assolutamente sì. Certo, non partirei da Milano appositamente, ma se ci si trovasse in un raggio di distanza accettabile per raggiungere l’azienda non andarci sarebbe un peccato. Da non sottovalutare però il costo della visita: si parte da $125 a persona.


da Oakville

Marco Gatti
“…Credo fermamente che l’arcobaleno finisca in un vigneto di pinot nero”
Spirito Italiano opus one,california

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foto: Marco Gatti ©
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