Aprile è vicinissimo e le associazioni di settore USA e UE implorano il negoziato. Ma a chi servono questi dazi?
Colpa mia, colpa tua… chiamo io, chiami tu… un condizionamento inesorabile quello della politica sull’economia che in questi mesi si prende spesso le prime pagine dei media e – per forza – anche la nostra.
[si legge, più o meno, in: 4 minuti]
Wine & spirits, vino e spiriti, comunque lo voglia definire è uno dei settori più a rischio in questa fase di instabilità e di commercio influenzato. La paura per dazi e accise transatlantiche è tanta ed è questo il momento per mettere in guardia le istituzioni e i governi da una possibile recessione dei mercati e conseguente perdita di fatturato e occupazione.
Canada vs USA vs Europa… ne abbiamo trattato a sufficienza in questi giorni ma, oltre le nostre considerazioni, è bene riportare le dichiarazioni degli organismi che si occupano principalmente del tema e della tutela del lavoro.
Oltre alla divisione fra Stati Uniti e UE, – last but not least… – stiamo anche osservando un sottile “spintonamento” (neppure troppo celato) fra i nostri viticoltori e distillatori, fra chi fa bevande con alcol “più moderato” e chi invece ce l’ha “più puro”. Abbiamo assistito personalmente a prese di posizione e di distanza gli uni dagli altri ( e non è una bella cosa).
In una tale incertezza è anche comprensibile il clima da “si salvi chi può o chi riesce” e nell’attesa di capire se le contromisure europee previste per il 1° aprile partiranno o saranno un “pesce”, riportiamo le dichiarazioni ufficiali delle più influenti associazioni di settore partendo dal vino (sicuramente meno a rischio del distillato).
Europa del vino
Sotto, la sintesi (tradotta) di quanto espresso dal Comité Européen des Entreprises Vins nel suo documento. Il CEEV rappresenta a livello continentale l’industria e il commercio vitivinicolo. Fa capo a 25 associazioni nazionali con 4 “leading companies“, una potenza se pensiamo che copre circa il 90% dell’export europeo.
Le aziende vinicole sono preoccupate per l’inclusione del vino americano nella lista dei prodotti che potrebbero essere soggetti a future ritorsioni. Questo potrebbe danneggiare il commercio di vino tra UE e USA, che è cruciale per la sostenibilità del settore vinicolo su entrambi i lati dell’Atlantico. Le tariffe di ritorsione creano incertezze economiche, portando a licenziamenti, investimenti rinviati e aumenti dei prezzi lungo tutta la filiera. Le aziende e i consumatori di entrambi i paesi ne sarebbero danneggiati.
Le imprese vinicole dell’UE chiedono quindi alla Commissione Europea e agli Stati membri di proteggere il settore vinicolo, escludendo il vino dalle misure di ritorsione e impedendo che venga utilizzato come leva in dispute commerciali non correlate.
Virgolettato chiave: «We urge the European Commission and member States to protect the economic vitality and diversity of the wine sector by removing wine from the final list of retaliation. Wine should not be used as leverage in unrelated trade disputes».
Superalcolica UE
L’Europa del settore ha risposto anche con l’alto grado e la “paritetica” spiritsEUROPE, l’associazione che dal 1998 rappresenta l’industria spirits in Europa.
Così si è più o meno espressa spiritsEUROPE che oggi coordina 30 associazioni nazionali, rappresenta e difende gli interessi del settore con l’appoggio di 11 “spirits companies” e promuove quelle politiche favorevoli alla crescita del commercio internazionale:
Se le tariffe previste entreranno in vigore il 1° aprile, avranno un impatto devastante sulle aziende dell’UE che producono alcolici americani, sulle aziende USA con forti investimenti in Europa e su tutta la filiera, mettendo a rischio numerosi posti di lavoro, anche nelle zone rurali.
Le bevande alcoliche sono nuovamente vittime collaterali di una disputa commerciale non correlata e non risulta chiaro di come questa misura possa aiutare a risolvere la disputa più ampia su acciaio e alluminio. I settori degli alcolici di UE e USA sono uniti nel loro impegno per mantenere il commercio transatlantico di alcolici senza tariffe.
L’accordo del 1997 di eliminazione dazi sugli alcolici portò a una crescita straordinaria del 450% nel commercio transatlantico fino al 2018, prima che venissero introdotti i dazi di ritorsione. Il ritorno di questi dazi avrebbe conseguenze devastanti e metterebbe a rischio i forti flussi commerciali e gli investimenti transatlantici.
L’appello è per mantenere gli alcolici fuori dalle dispute non correlate, mentre UE e USA lavorano per risolvere le loro divergenze e proteggere questa relazione commerciale vitale.
Virgolettato chiave: «The clock is ticking. We urge the EU & the US to keep spirits out of unrelated disputes».
Andiamo negli USA…
In America sono più propensi a puntare l’indice contro di noi ma il succo non cambia. Sotto l’opinione (questa la dichiarazione integrale) di Distilled Spirits Council (DISCUS), l’associazione commerciale che dal 1920 rappresenta e difende gli interessi dei produttori e dei distributori dell’alto grado statunitense.
Il settore degli alcolici USA-UE era un esempio di commercio equo e reciproco, con tariffe zero per zero dal 1997 fino al 2018, quando l’UE ha imposto un dazio del 25% sul whiskey americano. A causa di questo dazio, le esportazioni di whiskey americano nell’UE, il principale mercato di esportazione, sono calate del 20% dal 2018 al 2021. Tuttavia, negli ultimi tre anni, durante la sospensione dei dazi, le esportazioni sono aumentate del 60%, salendo a 699 milioni nel 2024.
Il settore degli alcolici USA muove oltre 200 miliardi e interessa 1,7 milioni di posti di lavoro. Serve negoziare un accordo con l’UE per tornare alle tariffe zero per zero, a beneficio dell’industria dell’ospitalità e dei produttori di distillati artigianali americani. Vogliamo brindisi e non dazi.
Il virgolettato chiave: “We want toasts not tariffs” che di fatto non è solo la trduzione dell’ultima frase ma anche il nome dell’associazione Toasts Not Tariffs Coalition che a sua volta coordina l’attività di 54 associazioni periferiche che rappresentano l’intera filiera dell’industria alcolica degli Stati Uniti, inclusi produttori, distributori, rivenditori e indotto.
Una sinergia formatasi proprio nel 2019 in risposta alle crescenti preoccupazioni legate ai dazi imposti nel periodo di frizione USA-UE dell’epoca. La Toasts Not Tariffs Coalition ha ufficialmente:
espresso soddisfazione per i colloqui previsti tra il Commissario europeo per il Commercio Maroš Šefčovič e il Segretario al Commercio degli Stati Uniti Howard Lutnick che discuteranno le proposte di dazi sulle bevande alcoliche e il vino. Questo dialogo è visto come un passo positivo per risolvere le tensioni commerciali e trovare soluzioni vantaggiose per entrambe le parti.
I dazi proposti rappresentano una minaccia significativa per le aziende e i lavoratori di entrambi i lati dell’Atlantico, danneggiando agricoltori, personale di ristoranti e bar, autisti e lavoratori al dettaglio, privando i consumatori dei prodotti che amano. Si chiede a USA e UE di astenersi dall’imporre questi dazi e di avviare negoziati per risolvere le questioni commerciali legate a acciaio e alluminio.
Il virgolettato chiave: «engage in negotiations».
E mentre l’orologio scandisce i secondi di avvicinamento al 1° aprile, nella speranza che Stati Uniti e Unione Europea si ravvedano, noi ci chiediamo… ma a chi servono questi dazi?
fonte: SpiritsEurope, CEEV Distilled Spirits Council
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