Oltre 20 anni di eccellenza illuminata. L’evoluzione dello stile identitario dell’Amarone di Allegrini al MWF
L’onda lunga di un Merano Wine Festival davvero ricco di opportunità continua a trovare spazio meritatamente sulle nostre pagine.
[si legge, più o meno, in: 4 minuti]
Abbiamo raccontato le nostre impressioni sulla manifestazione, puntato poi uno speciale obiettivo sulla masterclass dedicata a Luca d’Attoma, andiamo oggi a chiudere il ciclo con il focus su un approfondimento altrettanto interessante e rappresentativo dedicato ad Allegrini e il suo noto Amarone della Valpolicella sempre a firma di Marco Mancini. Buona lettura [ndr].
Oltre 20 Anni di Amarone Allegrini al MWF: evoluzione di uno stile identitario
Davvero emozionante la masterclass dedicata all’Amarone della Valpolicella a firma Allegrini durante l’ultimo Merano Wine Festival.
L’annuncio del passaggio del controllo della tenuta alla settima generazione della famiglia ha aggiunto di recente una nuova prospettiva all’esperienza. Durante la degustazione, guidata da Silvia e Francesco Allegrini (figli rispettivamente di Walter e Franco) coadiuvati dai preziosi commenti di Nicola Frasson (esperto di Valpolicella e curatore della Guida Vini d’Italia), si è potuta infatti approfondire la visione della nuova direzione aziendale davanti a calici che, nel raccontare il passato, hanno saputo inevitabilmente proiettare nel futuro.
Questo excursus temporale nelle sale dell’Hotel Terme di Merano, abbracciando oltre 20 anni, ha messo in evidenza un’evoluzione di stile sia nella denominazione che nell’approccio stesso di Allegrini. Per l’azienda, considerata da sempre illuminata e modernista, è stato un percorso avviato da Franco e avvalorato dalla fondamentale consulenza scientifica del Prof. Roberto Ferrarini, i cui studi hanno contribuito significativamente all’innovazione dell’appassimento delle uve nella Valpolicella e non solo.
La decisione di specializzare le vigne (privilegiando progressivamente gli appezzamenti collinari a guyot in sostituzione di pergole di fondovalle), l’uso mirato dei legni e un appassimento controllato e ridotto nei tempi, sono stati elementi cruciali in questo processo. Queste scelte pionieristiche sono state in seguito adottate da numerose altre realtà, riconoscendone il merito di emancipare l’Amarone da molte di quelle sovrastrutture che ne offuscavano la purezza e la territorialità.
Come vedrete il vino nei calici risulta ancora più eloquente.
Amarone della Valpolicella Classico D.O.C. 2000
Corvina Veronese 75%, Rondinella 20%, Oseleta 5%
Alcol 15,40% – Residuo zuccherino 4,2 g/l
L’annata è stata caratterizzata da temperature elevate e scarse precipitazioni con una vendemmia anticipata di 8-10 giorni. In questo millesimo si introduce per la prima volta l’oseleta, in sostituzione della molinara, che non piaceva a Franco in quanto, nonostante il prezioso apporto di acidità, a suo giudizio diluiva troppo la personalità del vino. Nel blend sono ancora presenti tracce di altri vitigni quali sangiovese e rossignola, in seguito espiantati. I legni utilizzati sin qui hanno una tostatura più intensa rispetto a quelli delle annate successive.
Granato intenso e lucente. Naso integro e intrigante di boero, fico secco, vaniglia e caffè con arricchimenti di pasta di olive. Caldo, robusto e suadente, il centro bocca dominato dal tannino vellutato cede il passo a una emersione fresco-sapida che attarda il sorso su una chiusura balsamica.
Amarone della Valpolicella Classico D.O.C. 2004
Corvina Veronese 80%, Rondinella 15%, Oseleta 5%
Alcol 15,40% – Residuo zuccherino 4,5 g/l
L’annata è stata fresca e produttiva con una maturazione da luce e non da calore, quindi più calibrata. Nonostante un tenore alcolico di 15,40%, il vino risulta particolarmente snello e agile. La vendemmia è iniziata il 1° ottobre.
Veste il calice di un colore granato splendente. Emergono decisi profumi di gelée al ribes rosso, cedro, arancia candita, cacao e mentuccia. La beva risulta slanciata pur mantenendo un’evidente struttura muscolare, l’acidità ne è protagonista assoluta, arricchendosi di ritorni sapidi dopo la deglutizione.
Amarone della Valpolicella Classico D.O.C.G. 2012
Corvina Veronese 90%, Rondinella 5%, Oseleta 5%
Alcol 15,82% – Residuo zuccherino 2,5 g/l
Un’estate anomala e particolarmente torrida ha portato a una riduzione della produzione, con vini caratterizzati da tannini che necessitano di lunghe soste in bottiglia. Le uve sono state vendemmiate dall’11 settembre al 17 ottobre.
Carminio al centro, con nuance granato sul bordo. Aleggiano accattivanti fragranze di marasca sotto spirito, tabacco, china, caffè robusta, cenni vegetali di radice di liquirizia e torba, con sbuffi di cioccolato. Il tannino fitto e ancora a tratti abrasivo, inaspettato per un Amarone, sostiene provvidenzialmente un sorso dove l’acidità fa fatica a controbilanciare un estratto secco monumentale. Chiude su riverberi di erbe officinali.
Amarone della Valpolicella Classico D.O.C.G. 2013
Corvina Veronese 45%, Corvinone 45%, Rondinella 5%, Oseleta 5%
Alcol 15,82% – Residuo zuccherino 2,5 g/l
L’annata è stata favorevole con una maturazione graduale a promettere profonda eleganza nel calice. Le operazioni di vendemmia si sono svolte tra il 17 settembre e il 18 ottobre.
Da lampi carminio si fanno strada avvolgenti e regali note fruttate che spaziano dalla moretta di Vignola appena raccolta a una fragrante arancia sanguinella, arricchendosi di cenni di garriga, erbe officinali e tabacco da sigaro. Verticale, freschissimo e cremoso, riempie il palato della sua bilanciata maturità, chiosando saporito.
Amarone della Valpolicella Classico D.O.C.G. 2016
Corvina Veronese 45%, Corvinone 45%, Rondinella 5%, Oseleta 5%
Alcol 15,84% – Residuo zuccherino 2,6 g/l
Nonostante una primavera piovosa, il millesimo è risultato ottimale, donando vini freschi e minerali. La vendemmia si è svolta dal 5 al 18 ottobre. L’acquisizione del cru di Villa Cavarena, posto a 510 metri sul livello del mare, ha innalzato ulteriormente l’altitudine media dei vigneti utilizzati nel blend.
Rubino dai riflessi carminio. Naso dominato da note di tamarindo e minerali ferrosi, con eucalipto, zenzero e pepe bianco a completare un sofisticato bouquet olfattivo. L’appassimento delle uve quasi non si avverte. Vibrante al palato, ha bisogno ancora di molto tempo per esprimersi a pieno. Notevole persistenza con finale decisamente minerale.
Le nostre annate preferite sono la 2013, vettore di straordinario equilibrio e armonia, e la promettente 2016, ancora in divenire e parzialmente chiusa, ma che già lascia trasparire la stoffa del fuoriclasse con una bocca tesa ed estremamente gustosa.
È evidente come questa categoria di vini, le cui uve un tempo venivano vendemmiate tardi anche in annate calde, prediliga attualmente andamenti stagionali freschi per una lenta maturazione fenolica senza eccessiva concentrazione di zuccheri, i quali vengono poi recuperati a dovere grazie all’appassimento.
Se vi abbiamo incuriosito e volete scoprire le promesse di questo territorio nell’annata 2019, vi diamo appuntamento a breve per l’anteprima Amarone Opera Prima.
foto: Marco Mancini – riproduzione riservata
spiritoitaliano.net © 2020-2024