Oggi stenta ma il suo futuro potrebbe essere radioso e il suo passato emoziona: l’aperitivo analcolico (di altri tempi).
MODERNO VINTAGE
Collage di emozioni
Quanti anni hai? Generazione Z, Y, X o (baby) boomer? Conosci quel lieve sapore che sa riaccendere le sensazioni di un tempo andato ma non proprio scomparso?
[si legge, più o meno, in: 5 minuti]
In un’epoca di continui cambiamenti, di trasformazioni e generazioni che si accavallano nell’arco di un lustro, l’ispirazione degli artisti arriva spesso ripescando dal recente passato. Questo accade per l’arte figurativa ma anche per quella letteraria, quella musicale o anche, banalmente, per quella del vestire.
La modernità, oggi più che mai, impone la conoscenza e la consapevolezza di un passato che, per quanto superato, rimane affascinante e non solo per chi lo ha vissuto in prima persona.
Ecco perché la nostra nuova rubrica Moderno Vintage vi stuzzicherà, ne siamo certi, indipendentemente dalla vostra età. Sarà un collage di esperienze vissute e di sensazioni narrate che trasporranno e contestualizzeranno lo ieri all’oggi e viceversa in chiave beverage.
Vi seguirà Cristina Laziosi – benvenuta Cristina! – donna, artista creativa e di esperienza che con i suoi flashback and return saprà regalare piccoli scampoli di emozioni sia per chi quegli anni se li è goduti e bevuti, sia per chi li ha sentiti solo raccontare e, con un sorriso, li ritiene ormai compassati ma facenti comunque parte del costume italiano e dell’ispirazione attuale.
Sapete cosa ci piace… la bevanda sicuramente ma, soprattutto, tutto ciò che sa stare oltre il calice.
No spot, keep calm and stay soft!
Prima di iniziare, una nostra breve ma essenziale precisazione:
in questi articoli troverete numerosi riferimenti a prodotti esistiti e, magari, ancora presenti sul mercato. Lo diciamo subito e fermamente che non si tratta in alcun modo di pubblicità (né manifesta, né occulta) ma, banalmente, di inevitabili citazioni per quei marchi o prodotti che hanno saputo fare la storia della società italiana e che meritano per questo una chiara menzione.
Chiunque si senta in dovere di muoverci osservazioni (anche da parte degli stessi brand interessati) è pregato di segnalarlo tempestivamente a: redazione@spiritoitaliano.net.
Siamo una testata online, di interesse pubblico e ci affidiamo al diritto di cronaca. La nostra missione rimane però quella principale di divulgare, informare e divertire i nostri lettori. Se accadesse il contrario, saremmo i primi a esserne rammaricati e a cercare la giusta soluzione per essere sempre… quelli che siamo.
Quindi niente spot ma… partiamo “soft” con un aperitivo analcolico e il nostro “moderno vintage”. Buona lettura.
[la redazione]
L’aperitivo analcolico di altri tempi
Com’è l’aperitivo al gusto di una bevanda vintage? Ebbene, sappilo, stai bevendo un pezzo di storia!
L’aperitivo, quel piacevole momento che stimola l’appetito e unisce in compagnia, ha oltre duemila anni e la sua interpretazione è cambiata più volte nel corso dei tempi. Il primo cenno pare provenga da Ippocrate che prescriveva ai suoi pazienti una bevanda alcolica con vino ed erbe contro l’inappetenza. Anche nell’antica Roma, i più ricchi aprivano i fastosi banchetti a suon di coppe traboccanti di vino.
L’aperitivo come noi lo conosciamo (e come molti di voi immagino sapranno), prende il via dalla seconda metà del 1700 con la nascita del memorabile Vermouth, che si affermerà simbolo italiano indiscusso dell’aperitivo. Nel XX secolo l’aperitivo in Italia diventa un vero e proprio “fenomeno sociale” e, per gli intellettuali e gli artisti, caffè e bar con l’aperitivo si trasformeranno in sosta d’incontro e di chiacchiera confidenziale.
Un mondo semplice, prima che…
Prima che nascessero i celebri marchi internazionali e le varie holding si impossessassero dei mercati, in Italia si commercializzavano bevande nazionali, alcoliche e analcoliche, dalle ricette semplici e dal gusto genuino. L’Italia fu conquistata da quelli che oggi rappresentano i nomi storici, resi famosi dalle campagne pubblicitarie, soprattutto da Carosello. Ho bellissimi ricordi di quei tempi e vorrei condividerne subito uno a tema con voi…
Erano gli anni ‘70. Mi trovavo in una sala di registrazione per il doppiaggio di un cartoon che avevo creato per la casa editrice De Agostini. Era quasi ora di cena, accusavamo la stanchezza, ma l’umore era alle stelle per la soddisfazione dei risultati! Qualcuno lanciò l’idea di un aperitivo. Via, tutti al bar! Il bar era rimasto ufficialmente il luogo più comune per l’aperitivo, che richiamava clientela. Al bar, ordinammo tutti delle bevande analcoliche e… la scelta cadeva sempre su quelle in voga!
Ecco arrivare il pimpante barista con le bibite – per me il chinotto, che ancora adoro! – e tanti golosi stuzzichini come le saporite pizzette, le tartine, le verdure crude e cotte e le bruschette, che imbandirono il nostro tavolo in accompagnamento alle bibite.
Un aperitivo magnifico, basato sulle bevande analcoliche italiane più vendute negli anni ‘60, ‘70 e poi, ancora negli ‘80. Quelle bevande, che hanno fatto storia e che appartengono alla tradizione italiana più vicina a noi, oggi in tanti le chiamano “bevande vintage”.
Ma quali erano le più famose? Non c’era che l’imbarazzo della scelta! Emozioniamoci a ricordarle in una carrellata!
Il mood italiano dello stare insieme sorseggiando un aperitivo analcolico era il Sanbitter. Il suo nome alla nascita, nel 1961, era Bitter San Pellegrino, ribattezzato poi, nel 1975, Sanbitter e con lui, come recitava lo spot dell’epoca, pareva che tutto fosse: “plus facile!”. Come aperitivo anche home made, puro o in mocktail, il Sanbitter è sempre stato (assieme al Crodino) sinonimo di festa e convivialità. Dal rosso intenso, al bianco più delicato, sino ai nuovi gusti, lo ricordo da sempre come un buon momento per (come dicono loro oggi) “vivere a colori” – la citazione promozionale ieri-oggi è senza alcuna malizia, di fatto: siamo o non siamo “Moderno vintage”? -.
Che dire poi dell’aranciata italiana – che precedette l’americana Fanta e simili – prodotta con le succose arance del nostro soleggiato meridione e dal caratteristico gusto con una punta di amaro che la rendeva unica e adatta anche ad un aperitivo con gli affettati?
Spendiamo due parole per il mitico chinotto, nero e amarognolo, che prende il nome dall’omonimo agrume e che, rispetto all’originale degli anni ‘50 e ‘60, aveva un sapore più zuccherato, gradito in qualsiasi occasione e con qualsiasi stuzzichino. C’era poi la limpida e amarognola acqua brillante Recoaro, altra bevanda polivalente e che ebbe un successo strepitoso, mentre della cedrata Tassoni… “Quante cose al mondo puoi fare?” Ricordate il famoso spot cantato da Mina?
Fu uno dei tanti – forse il più epico – che vide come testimonial la “Tigre di Cremona” (ancor oggi cantante di successo ma visibile solo via avatar) e sotto ne riproponiamo uno della serie. La cedrata, fresca e dissetante, dal sapore agrumato e dolce allo stesso tempo, la ricordo buonissima per gli aperitivi estivi abbinata a snack e salatini.
I giorni più caldi invitavano molto anche alla limonata – il top era la Lemonsoda – ma, per tanti, il bere immediato, economico e senza impegno rimaneva quello della “principessa tra le principesse” la spuma (bionda e nera): sorsi elettrici del travolgente mix di acqua, zucchero, caramello e aromi, oggi comunque riproposta con gusti variegati e ancora di discreto successo per un pubblico più agée.
Aveva un suo pubblico di consumatori affezionati anche quella che nel primo dopoguerra fu la bevanda nazional-popolare per eccellenza: l’effervescente gassosa (o, per tanti, gazzosa) la cui ricetta originale, rispetto alle varianti aromatizzate di oggi, aveva ingredienti naturali come acqua, zucchero, limone e l’anidride carbonica.
C’erano poi le bevande “non gassate” (si diceva così, altro che “liscia” o “effervescente”) che ti venivano preparate al bar ma che, facilmente, diventavano una sorta di “fai da te e a “tuo piacimento” anche a casa. Ha resistito fino ad oggi lo sciroppo alla menta Fabbri che in molti all’epoca “miscelavano” semplicemente con acqua (per qualcuno, francamente, anche con le bolle) per un aperitivo dolcemente analcolico, mentre i loro figli impazzivano per la versione con il latte (a merenda o nelle sere d’estate).
Anche l’orzata aveva il suo pubblico affezionato e attraeva con il suo particolare colore lattiginoso sebbene non fosse fra le preferite per il pre-cena. Per assetati più “di nicchia”, anche del tardo pomeriggio, c’era il tamarindo (di Carlo Erba il più noto), apprezzato soprattutto per le proprietà digestive e diuretiche.
Beh, chi ha vissuto quell’epoca come fa a non ricordare quelle bevande analcoliche nel fiore della loro notorietà? Irresistibili, ti catturavano e sembrava ti guardassero dritto negli occhi dicendoti: «Bevimi… bevimi!».
Sono state tutte protagoniste di un’epoca rappresentativa (e forse proprio per questo bellissima) anche per i controsensi. Si passava da roba zeppa di coloranti (sucessivamente banditi perché nocivi) a quella ancora pura, genuina e scevra dalle contaminazioni del “progresso” con cui si preparavano bicchieroni “come Dio comandava” in cucina o in giardino: basi fatte con ingredienti naturali e freschi o con i cremosi sciroppi della drogheria di fiducia. Ricordo che anche i miei nonni le avevano nella madia e le mettevano in tavola per conquistarsi l’amore dei nipoti e rifocillare gli adulti.
Già… i nonni, da sempre custodi fedeli delle tradizioni! Parecchie di quelle bevande sono ormai scomparse, altre sono ancora in commercio, altre ancora possiamo riscoprirle in qualche vecchia bottega tipica, che conserva con dedizione i classici del bere italiano.
Ciò che riusciamo a ritrovare oggi sugli scaffali non ha conservato perfettamente la ricetta originale, è ancora bevuto in purezza ma, soprattutto, viene usato anche dal fascinoso e creativo mondo della mixology per la preparazione di fantasiosi drink che fanno tendenza, rispecchiando i desideri più nascosti e pretenziosi della mente contemporanea.
E se domani…
Dalla nostalgica tradizione ad oggi, l’aperitivo si è evoluto, anche nel modo. Nuovi comportamenti fatti abitudine si sono affacciati nel quotidiano vivere. Passando dall’happy hour all’apericena, vediamo gruppi di amici o coppie affiatate che si svagano e divagano nelle loro serate d’aperitivo, oggi prolungato, in un tempo unicamente dedicato alla condivisione e al divertimento che può addirittura completare la giornata.
Momenti che, nei locali che curano la qualità, vedono protagonisti vini prestigiosi, birre artigianali e ottimi cocktail (anche analcolici) sapientemente miscelati in slanciati bicchieri adorni di frutta fresca e profumata.
A parte gli sfiziosi stuzzichini come tradizione vuole, gli chef dei nostri tempi abbinano le bevande a proposte culinarie ricche di sapori e profumi invitanti per degustazioni coi fiocchi egregiamente organizzate con la sapienza di chi sa ricreare la colorata poliedricità dell’esperienza multisensoriale.
Siamo dunque ben lontani dalla semplicità e brevità dell’aperitivo di moda ai tempi di Carosello che si esauriva giusto il tempo per svagarsi un po’ prima di andare a casa per cenare, spesso davanti alle notizie del TG. Altri tempi signore e signori, altro stile di vita, ma resta il fatto che l’aperitivo, vintage o più contemporaneo secondo i gusti, è da sempre quel febbrile momento bramato dagli italiani che mette mirabilmente d’accordo corpo e mente!
E infine, guardando oltre, aggiungiamoci poi che (vuoi per la salute, vuoi per costume) la tendenza è quella di avvicinarsi al cosiddetto alcohol-free e, pertanto, stiamo assistendo a un rinnovamento nel consumo e a una nuova era, partita dalla birra “zero” per ogni momento e adesso sempre più vicina a conquistarsi l’appuntamento pre-dinner con il miscelato.
E se dovessimo invece citare qualche nome storico fra le bevande alcoliche salite sul podio stellare dell’aperitivo? Ma no… fermiamoci qui: vi lascio in stand by sino al prossimo appuntamento. Per il momento, buon aperitivo a tutti i fan dell’analcolico!
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