La tradizione enologica dei monasteri

I vini storici dei monasteri: un tuffo nella cultura e nell’antica tradizione del vino al Merano Wine Festival 2024


Un incontro straordinario ha ulteriormente illuminato il Merano Wine Festival 2024 (leggi il nostro MWF), celebrando il legame indissolubile tra vino, cultura e spiritualità.  


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Vini storici dei monasteri” è stata una masterclass di alto livello che si è tenuta lunedì 11 novembre all’Hotel Terme Merano ed è stata guidata da Raoul Ragazzi, affiancato da Romina Marovelli, Angela Palombo e Aldo Clementi.

Spirito Italiano monasteri,vino
foto: MC ©

Cultura e tradizione monastica

Un viaggio nel legame storico tra Merano e la Toscana

Romina Marovelli ha introdotto la masterclass raccontando il legame storico che c’è tra Merano e la Toscana attraverso la figura del duca-frate Giambattista d’Este. Un personaggio che ha lasciato un segno indelebile, costruendo un legame invisibile che ancora oggi si riflette nella cura artigianale della terra e nella dedizione alla vinificazione, tanto in Toscana quanto a Merano

Questo “filo del tempo” ha portato Romina Marovelli a ideare delle “Passeggiate olfattive“, racconti di sommelier e degustazioni di vini autoctoni in luoghi in cui i monasteri hanno lasciato un’impronta indelebile.

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foto: MC ©
“Donne e Vino nell’Antichità”

Durante la masterclass, Angela Palombo, coordinatrice nazionale di “Fisar in Rosa”, ha tenuto un intervento appassionante sul tema “Donne e Vino nell’Antichità“.  Ha raccontato come le donne abbiano avuto un ruolo centrale nella produzione, nella cura e nella diffusione del vino nel corso dei secoli. Il suo intervento ha evidenziato un aspetto spesso dimenticato: il legame profondo tra le donne e la tradizione vinicola fin dai tempi più antichi.

Un esempio attuale è quello delle “Suore del vino“, una comunità religiosa composta da una dozzina di suore che vivono a Putzu Idu, frazione di San Vero Milis (OR) che oltre ad assistere disabili, minori disagiati e famiglie in difficoltà, gestiscono un’attività di viticoltura e coltivazione biologica di ortaggi.

Oggi la comunità coltiva 13 ettari di vigneti con vitigni autoctoni come Nasco, Malvasia di Cagliari, Vermentino, Cannonau, Monica e Bovale Sardo. Produce sei etichette sotto il marchio Evaristiano: tre DOP (Aristo, Flora e Is Araus) e tre IGT (Evaristiano Tharros Rosso, Tharros Bianco e Saturnino Novello). Alcuni vini hanno ricevuto premi prestigiosi come il Cannonau Aristo al Vinitaly 2003. Angela Palombo ha sottolineato che oggi le donne sono protagoniste come produttrici, manager e sommelier.

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Abbazia di Cluny – photo: Falco
Custodi della Tradizione Vinicola

Aldo Clementi ha parlato del ruolo fondamentale nella tradizione vinicola giocato dai monasteri e ancora di più dalle abbazie che godevano di una certa autonomia territoriale e giuridica. Fin dal VI secolo, le abbazie divennero centri di cultura, economia e produzione vinicola, specialmente in aree scarsamente popolate.

Le abbazie hanno di fatto contribuito a preservare la viticoltura europea dalle invasioni barbariche, e dalla diffusione dell’Islam che si diffuse dall’ottavo secolo in poi. Ancora oggi, molte cantine come quelle di Pellegrino e Martinez a Marsala, producono il Vino Santo utilizzato durante le celebrazioni religiose.

In Francia sorgevano oltre 1500 abbazie tra cui quella di Cluny che ebbe un ruolo fondamentale nella conservazione e nell’espansione della viticoltura in Borgogna. Come poi non citare Dom Pérignon, monaco benedettino nato nel 1638 che si è dedicato alla ricerca e al perfezionamento di tecniche enologiche svolta presso l’Abbazia di Hautvillers?

Ogni anno nel borgo di Fossanova in provincia di Latina si tiene una rassegna dei vini d’abbazia. All’evento partecipano anche alcune importanti abbazie francesi dell’Associazione Les Vins D’Abbayes, che svolge un’analoga manifestazione a Parigi.

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La degustazione

Alto Adige Valle Isarco Sylvaner DOC Praepositus 2022 Abbazia di Novacella

Storia: Beato Artmanno fonda nel 1142 l’Abbazia dei canonici agostiniani a Novacella (BZ) e da allora è un centro religioso, culturale ed economico. Ancora oggi i un i canonici vivono e lavorano nell’Abbazia di Novacella. Nel 1961 viene fondato il consorzio vinicolo WPG e dal 1962 circa 60 soci consegnano le loro uve alla cantina dell’Abbazia.

Vino: Il mosto viene vinificato per il 60% in acciaio inox e il 30% in botti di acacia da 30 hl e il restante 10% fermenta e matura in barrique francesi. Vino di colore giallo oro con riflessi verdolini, presenta aromi di pera, albicocca e fiori di sambuco, al palato è minerale con un finale lungo ed elegante.


Curtefranca bianco DOC Convento SS Annunciata 2020 Bellavista

Storia: il Convento della SS. Annunciata situato sul Monte Orfano (BS), fu fondato nel 1449 dove i frati ancor’oggi producono vino. Circa 5,45 ettari sono gestiti dall’Azienda Bellavista.

Vino: Il mosto di Chardonnay in purezza fermenta in piccole botti di rovere di 3-4 anni nelle quali sosta per 12 mesi e almeno altri 2 anni in bottiglia. Vino di colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, al naso note di frutta matura, rosa e albicocca.  Al palato è presente una nota di vaniglia con una lunga persistenza e sapidità.

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foto: MC ©

Bergamasca merlot IGT Tessére 2020 Abbazia di Sant’Egidio

Storia: l’Abbazia di Sant’Egidio situata a Fontanella al Monte (BG), fu fondata nel 1080 quando Alberto da Prezzate donò queste terre al Monastero di Cluny. 

Vino: 100% Merlot, 3 giorni di macerazione a freddo a 5°C, fermentazione per 20/25 giorni a temperatura controllata; affinamento in botti di legno di rovere da 225 e 300 lt per 12 mesi, riassemblaggio in acciaio per almeno 6 mesi. Dopo l’imbottigliamento viene affinato in bottiglia per almeno 6 mesi. Presenta un colore rosso rubino con note di frutti rossi e violetta, al palato ha un tannino morbido con una buona acidità.


IGT Vigneti delle Dolomiti rosso 2019 San Leonardo

Storia: San Leonardo è un ex monastero (TN) che ospitava una piccola comunità di frati Crociferi. Le prime testimonianze scritte di vendita del vino a san Leonardo risalgono al 1724. Da tre secoli è la residenza dei Marchesi Guerrieri Gonzaga. Prima il Marchese Carlo, primo enologo della famiglia e successivamente suo figlio Anselmo si sono dedicati alla cura di questa azienda rinnovandola nel tempo pur mantenendo le tradizioni.

Vino: composto da Cabernet Sauvignon, Carmenère e Merlot, prodotto con vinificazione spontanea in vasche di cemento.  L’affinamento è di 27 mesi, il 70% della massa viene messo in barrique ed il restante in tonneaux di rovere francese. Prima della commercializzazione resta in bottiglia per 24 mesi. Ha un colore rosso rubino con riflessi granati, note di frutti rossi, note balsamiche e tabacco.  Al palato ha tannini eleganti con finale balsamico e persistente.

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foto: MC ©

Fra walkaround tasting, talk culturali e area gourmet, Merano Wine Festival 2024 ha saputo completare anche così la sua offerta per chi vive il vino non solo da semplice consumatore ma da vero cultore della bevanda e dei suoi valori.

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foto: Matilde Cappelli ©
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