L’Accademia apre il 76° su AI e PIWI

Inizia il 76° Anno per l’Accademia Italiana della Vite e del Vino con Angelo Gaja e i temi della vitivinicoltura moderna


L’ Accademia italiana della Vite e del Vino ha inaugurato il suo 76° Anno Accademico scegliendo un luogo altamente rappresentativo: il Centro di Ricerca Interdipartimentale “Viticoltura e vino” dell’Università di Torino ad Alba.


[si legge, più o meno, in: 2 minuti]

Due giorni in Piemonte per questo importante sodalizio italiano che conta al suo attivo circa 600 accademici tra studiosi, imprenditori e divulgatori del settore. Oltre alla consegna dei diplomi per i nuovi 48 membri, Il programma prevedeva un confronto sul tema dell’intelligenza artificiale applicata al settore vitivinicolo e un’inedita prolusione di Angelo Gaja sul prossimo futuro.

accademia vite vino gaja alba
courtesy Uff stampa AIVV

Un intervento, quest’ultimo, altamente apprezzato anche dal presidente dell’accademia Rosario Di Lorenzo: «Siamo orgogliosi di inaugurare l’anno accademico in una sede universitaria e in uno dei territori del vino simbolo nel mondo. Voglio dire grazie a Angelo Gaja. Dalla sua prolusione sono emersi diversi spunti e linee su cui riflettere che rappresenteranno stimoli e argomenti che l’Accademia affronterà nelle prossime tornate».

Cambiamento climatico, PIWI, dealcolato e AI: sono stati essenzialmente questi i temi su cui si è snodato l’apprezzato contributo di Gaja. Gli estratti, in sintesi, del suo pernsiero.

  • Cambiamento climatico
    «Con il cambiamento climatico c’è da imparare a conviverci. I patogeni, sempre più aggressivi, non li puoi far fuori tutti e allora diventa importante la capacità di adattamento (nel vigneto, in cantina, sul mercato), di introdurre nuove scelte e non pensare che quella sia la scelta definitiva».
    Tra le scelte possibili, quella di «piazzare i vigneti in altitudine ma senza estirpare o spostare altrove i boschi che vanno lasciati dove si trovano».
  • Cloni e PIWI
    «Per i nuovi cloni c’è troppo da aspettare ancora e non c’è tempo. Quindi occorre proteggere i vecchi vigneti, quelli che danno la qualità».
    Categorico sui PIWI: «I vitigni resistenti è bene che siano piantati, ma non devono entrare nelle DOC. Abbiamo lavorato per valorizzare le denominazioni con le loro diversità, tipicità e caratteristiche, con i resistenti che vengono prodotti ovunque, sarebbe una gravissima omologazione, un inquinamento delle denominazioni».
  • Dealcolato e comunicazione
    Gaja ha anche evidenziato come il mondo del vino debba cambiare approccio nel comunicare: «L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha detto che l’alcol è veleno in qualsiasi quantità, non solo se ne abusa. E noi siamo fermi, non abbiamo introdotto novità. Dobbiamo renderci conto che combattere contro la ricerca è una battaglia persa e allora dobbiamo rimodulare il nostro messaggio: bere con misura, se sai bere superi i rischi che comporta, consapevoli che tutti gli abusi fanno male e che l’alcol crea dipendenza». In quest’ottica di alcol e salute, Gaja ha aperto ai vini dealcolati. «Ero partito contro, mi sembravano un errore. Adesso non sono contrario, la ricerca metterà meglio a punto il modo di produrli».
  • AI
    Sull’intelligenza artificiale, Gaja ha sostenuto che: «Stimolerà la creatività e abbiamo bisogno di creatività. Ci sarà il naso artificiale per la misura dell’acidità, del tannino, della concentrazione. Ma non dell’eleganza. Per quella ci vorrà sempre l’uomo».
accademia vite vino gaja alba
courtesy Uff stampa AIVV

A proposito di intelligenza artificiale, il tema è stato ripreso più volte nelle due giornate facendo soprattutto focus sull’ausilio dell’AI nell’innovazione tecnologica per la produzione ttivaanche durante la seconda giornata. L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la società e i modelli produttivi. E anche il mondo del vino è coinvolto da questa innovazione.

All’orizzonte nuovi modelli basati sul machine learning troveranno presumibilmente spazio in aiuto degli enologi per le misure o analisi specifiche con la finalità di controllare lo stato chimico-fisico del vino, ad esempio per quantificare la presenza di off-flavour, il livello dei solfiti (SO2) o la filtrabilità.

La capacità di poter analizzare una gigantesca quantità di dati in brevissimo tempo, consentirà grazie all’AI di costruire modelli sempre più robusti aumentando quindi la capacità di predire l’evoluzione di fenomeni chimici o biochimici anche in una matrice complessa quale il vino. Per questo sarà verosimilmente applicata per predire la qualità, salubrità o per l’autenticazione.

Spirito Italiano accademia,vite
foto: Giorgio Giorgi

Sappiamo che molti di voi – noi compresi – non provano perfetta sintonia in quanto detto da Angelo Gaja e vivono reali perplessità su quello che ci aspetta. Comunque la si possa pensare, noi troviamo che il lavoro dell’Accademia sia un’essenziale oasi di cultura e autorevole informazione di cui non possiamo fare minimamente a meno in questi tempi di eno-latrati social.

torna in alto

fonte: Uff stampa AIVV
spiritoitaliano.net © 2020-2025