Lamberto Frescobaldi confermato presidente UIV. Preoccupa la sovrapproduzione, serve revisionare il Testo unico del vino
Confronto, proposte, aspettative e rinnovo della leadership: l’Assemblea Generale di Unione Italiana Vini è un periodico grande tavolo a cui partecipano oltre 800 aziende associate che rappresentano un fatturato complessivo di circa 10,6 miliardi di euro, nonché l’85% dell’export nazionale.
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Partiamo dalle cariche: Lamberto Frescobaldi è stato confermato all’unanimità presidente di Unione Italiana Vini (UIV) anche per il prossimo triennio. La nomina è stata ratificata dal Consiglio elettivo a margine dell’Assemblea nazionale. Queste le sue prime dichiarazioni: «Ringrazio la famiglia di Unione Italiana Vini per la fiducia e per quanto fatto insieme sino a ora nella consapevolezza che il prossimo mandato sarà ancor più impegnativo in termini di sfide da affrontare.

L’obiettivo prioritario è senz’altro quello di innovare in chiave competitiva l’ecosistema vino: un gigante dalle spalle larghe chiamato oggi a modificare il proprio assetto per continuare a essere leader. Sono convinto – ha concluso il presidente – che con una presa di coscienza da parte di tutto il settore si possa raggiungere l’obiettivo».
Un mandato che anche noi riteniamo indiscutibilmente impegnativo e, probabilmente, davvero più insidioso del precedente per i fattori socio-politico-economici che ben conosciamo.
Proposte
Già in fase assembleare, Frescobaldi si era spinto verso una proposta di reinquadramento degli obiettivi del settore sulla base dei dati sia recenti che recentissimi: «In uno scenario complesso, il settore è chiamato a una presa di coscienza. Unione Italiana Vini chiama a raccolta il settore per riunirsi e lanciare un piano di revisione del Testo unico del vino, in coerenza con l’attuale situazione di mercato. L’obiettivo è attualizzare la legge e i suoi decreti attuativi entro il 2026, a 10 anni dalla sua entrata in vigore. Visto il calo dei consumi a livello globale non possiamo più permetterci di inondare la Cantina Italia con vendemmie da 50 milioni di ettolitri, che rappresentano la media produttiva degli ultimi 25 anni».
I dati sono quelli presentati dall’Osservatorio UIV che hanno evidenziato un calo significativo dei volumi di vino consumato nei primi 5 mesi dell’anno nei 4 principali mercati (Italia, USA, UK, Germania) che rappresentano il 73% del fatturato italiano. Il saldo delle vendite al dettaglio segna una contrazione del 3,4% (-5,3% per fermi/frizzanti, +4,9% per spumanti).
Nonostante ciò, l’Italia è l’unico Paese produttore a vedere aumentare il proprio vigneto e potenziale. Si stima che una vendemmia di 50 milioni di ettolitri, con domanda in calo, porterebbe a circa 90 milioni di ettolitri in cantina entro ottobre, equivalenti a quasi due raccolti.
Questa condizione diventerebbe a breve insostenibile e porterebbe a una vera e propria decurtazione dei valori del potenziale stimata attorno al 5,3%, ovvero oltre mezzo miliardo di saldo negativo tra 2025 e 2024 e un prezzo medio del valore della produzione in ribasso in doppia cifra.
Secondo Frescobaldi: «I problemi c’erano anche prima ma siamo stati “salvati” da 2 vendemmie eccezionalmente contenute rispetto alle medie; ora serve un bagno di umiltà, produrre 7-8 milioni di ettolitri in meno per mantenere il timone di uno degli asset italiani più remunerativi della nostra bilancia commerciale».

Ipotesi sul tavolo
Secondo UIV, i correttivi da mettere in campo con urgenza afferiscono a tutta la sfera della gestione domanda offerta della filiera. A partire dall’abbassamento rese delle uve per ettaro anche con la fine delle deroghe per i vini generici, l’allineamento delle rese dei disciplinari con quelle reali sulla media degli ultimi 5 anni, con una contestuale revisione del meccanismo che consente gli esuberi per le DOP (riduzione o eliminazione del 20%), la revisione dei meccanismi di riclassificazione, l’aggiornamento delle tempistiche di adozione degli strumenti di gestione delle produzioni, lo stop alle nuove autorizzazioni all’impianto per un anno.
Per UIV sarebbe anche necessario riorganizzare il sistema delle denominazioni: le prime 20 DOP rappresentano l’80% del volume del vino italiano, significa che un numero sproporzionato di vini a DOC/IGT esiste solo sulla carta.
Per il segretario generale UIV, Paolo Castelletti: «Occorre risolvere l’anomalia mediante un sistema di accorpamento e riorganizzazione territoriale per singola regione. È un processo che dovrebbe certamente essere sviluppato dai singoli territori, ma che a nostro avviso potrebbe essere incoraggiato e coordinato a livello nazionale dal Comitato nazionale vini le cui competenze, fissate per legge, andrebbero attualizzate nel Testo Unico».

La strada riteniamo sia tracciata, attendiamo adesso i numeri della prossima vendemmia e dei mercati per capire meglio quanto l’esigenza diventerà emergenza.
fonte: Unione Italiana Vini
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