Dalla Collection 2023, il Gallo nero esce consapevole della sua forza. Oltre il film e la leggenda, c’è del contenuto significativo. La nostra selezione “Super #33”
Non nascondiamocelo, rappresenta la “vetta” della settimana toscana del vino e non ce ne vogliano le altre denominazioni. La presentazione dei nuovi Chianti Classico in bottiglia ha un appeal irresistibile per tutti.
[si legge (più o meno) in: 6 minuti]
La Collection 2023 è arrivata con grandi aspettative ma soprattutto circondata da un luminoso alone denso di valori e dati significativi.
Il Gallo nero si è abituato ormai a girare per tournée internazionali ma, quando spalanca il portone dell’antica Stazione Leopolda di Firenze, gli operatori del settore e i giornalisti internazionali non esitano a ritrovarlo nel calice e a viverlo in tutti i suoi oltre 300 anni di storia.
Contatti, affari, recensioni, critiche, apprezzamenti, dibattiti, cultura, curiosità e potremmo proseguire ben oltre: il Chianti Classico fa tendenza, fa discutere, fa incontrare ma soprattutto, oggi più che mai, fa molto mercato.
E’ una denominazione di riferimento – e poi mi fermo: quello del “lacchè” è un titolo che proprio non mi si addice -, un modello da emulare e difficilmente da raggiungere anche perché, al di là delle indiscutibili capacità, riuscirebbe comunque difficile eguagliare una realtà così radicata, nel tempo e nel territorio, facente forza su 482 soci, 70.000 ettari, oltre 35 milioni di bottiglie prodotte e – last but first of all – una qualità generale sempre al di sopra del livello “alta”.
La 2 giorni di Collection 2023
Numeri pesanti, espressivi, così come quelli della partecipazione alla 2 giorni fiorentina di Chianti Classico Collection 2023 che secondo il Consorzio ha sfiorato le 3000 unità (di cui 2000 nel solo settore trade e 400 per i media).
Dall’estero numerose adesioni (un definitivo ritorno senza se e senza ma) e davvero tanti volti e tanti pass di gente venuta da lontano che poi, c’è poco da fare…, a Firenze viene sempre molto volentieri perché si sta bene e a degustare il Chianti Classico si sta ancora meglio.
Quel luminoso alone che accompagnava lo schieramento di bottiglie e i banchi dei produttori abbiamo premesso che fosse fatto di valori ma anche di dati.
Il Consorzio ha tirato le somme su un 2022 altamente positivo con il +6% di bottiglie vendute sulla media del triennio precedente e un +17% di fatturato totale rispetto all’anno precedente.
Possiamo quindi anche noi affermare con certezza che prosegue la crescita del valore globale di questa Denominazione che parte dall’intera filiera pre-vino per arrivare all’export sui nuovi mercati.
Se pensiamo all’uva e allo sfuso, lo scorso anno la quotazione media ad ettolitro di vino nel 2022 ha segnato il +10% rispetto al 2021.
Se guardiamo invece a dove riesce ad arrivare la bottiglia: il numero di vendite sul mercato USA è salito del +12% e il vino Chianti Classico oggi è capace di attraversare i confini di 160 nazioni.
Gli Stati Uniti restano la piazza più importante (37% delle vendite) seguiti dall’Italia (19%), il Canada (10%), il regno Unito (7%) e via fino ad arrivare al 3% del Giappone, il 2% della Corea del Sud e all’1% della Francia (che però ne ha acquistato il 60% in più dell’anno precedente).
Il presidente del Consorzio Giovanni Manetti lo precisa: «Siamo molto soddisfatti dell’affermazione del Chianti Classico sui mercati internazionali e, in particolare, del trend positivo degli Stati Uniti, del Canada e della tenuta di tutti gli altri mercati storici. Da alcuni anni il Consorzio sta investendo sul potenziamento dei suoi mercati storici, anche con alcune attività innovative che ci permetteranno di avere una presenza sempre più costante e capillare nei vari paesi di riferimento».
Insomma, aggiungiamo noi… una “corrazzata” che anno dopo anno prosegue a concentrarsi e sacrificarsi nell’intento di non tradire le aspettative, la qualità produttiva e quella comunicativa.
Lo capirete sotto anche dalla nostra Super 33 di etichette assaggiate: di buono c’è tanto e un po’ ovunque nelle 11 aree di produzione (presto ufficializzate anche dal CNV e dal Ministero come Unità Geografiche Aggiuntive) ma anche trasversalmente nelle 3 tipologie di Chianti Classico attraverso le quali si riesce ad accontentare ogni palato e risolvere buona parte degli abbinamenti in tavola.
Va precisato che, da quando 9 anni fa è stata introdotta ufficialmente nel disciplinare, soprattutto la Gran Selezione abbia riscosso, dopo qualche titubanza iniziale, una fama progressiva che oggi la porta indiscutibilmente a essere il baluardo di questo territorio.
Il +30% di vendite registrate nel 2022 rispetto al 2021 per la tipologia GS è frutto del grande lavoro e del riscontro ottenuto sui più influenti media internazionali per questi “cru” che all’esordio erano soltanto 33 e che oggi sono diventati oltre 200 da 164 aziende.
Ancora Manetti: «Il successo della Gran Selezione non deve stupire: questa tipologia, che era una novità assoluta nel panorama normativo italiano nel 2014, si traduce come massima espressione di territorialità nel bicchiere. È questo il vero valore aggiunto che il consumatore riconosce e chiede oggi. La risposta entusiasta del mercato in questo 2022 pieno di soddisfazioni è solo un passo verso una sempre maggiore sintonia tra chi è appassionato di vino e chi lo produce: l’amore e l’interesse per il territorio in cui esso viene prodotto. E la Gran Selezione sempre più rappresenta questo legame».
Con l’arrivo delle UGA, per questa tipologia passerà anche da 80% a 90% la presenza obbligatoria di sangiovese eventualmente acompagnato solo ed esclusivamente dai vitigni autoctoni come complementari.
Sapete da tempo come la pensiamo noi (anche contro il parere di molti): bene da 80% a 90% (male sarebbe stato il 100% sangiovese paventato) e massima apertura a qualsiasi uva nera complementare (il Consorzio l’ha vista diversamente). Detto questo, ci sembra comunque un valido compromesso per tutti (e ci riferiamo ai produttori, non agli assaggiatori…).
Sulle Unità Geografiche Aggiuntive ci si è concentrati anche quest’anno con 11 seminari a cura di Alessandro Masnaghetti, l’autore del volume: “Chianti Classico. L’Atlante dei Vigneti e delle UGA”
La suggestione del mito
Ma quest’anno si è puntato anche… allo scenico, al colpo d’effetto, possiamo dire proprio… alla leggenda.
Ne parleremo anche in un prossimo articolo: vicino alla Leopolda è da pochi anni edificato il nuovo Teatro dell’Opera di Firenze (o, per quasi tutti i cittadini, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino).
Proprio in questo complesso polifunzionale si è tenuta la prima di un cortometraggio con cui il Gallo Nero – che come un po’ tutti noi toscani pecca di (in?)sano egocentrismo… – ha voluto autocelebrarsi sul grande schermo.
“La Leggenda del Gallo Nero” è stato prodotto dal Consorzio con la regia di Daniele Palmi e Matteo De Nicolò (Swolly Studio) e narra di quel mito che spesso sentiamo raccontare, quell’epica (diciamo pure leggendaria) origine del marchio apposto su tutte le bottiglie di vino Chianti Classico.
L’accordo fra Firenze e Siena dopo anni di guerra sanguinosa, il gallo bianco satollato dai senesi e il gallo nero tenuto a digiuno dai fiorentini che cantò in anticipo e consentì al cavaliere gigliato di arrivare quasi alle porte della città rivale e porre lì i nuovi confini… tutto raccontato in 15 minuti e ambientato fra le colline del Chianti Classico, il Castello di Brolio e il Castello di Gabbiano.
Piacevole, divertente e sicuramente volto a valorizzare sia la storia secolare del marchio che la gente chiantigiana visto che le maestranze sono state ingaggiate praticamente a “chilomentro zero”.
La proiezione è stato il preludio alla cena in cui tutti i produttori hanno incontrato i giornalisti (ma di questo, come detto, ne parlemo in un altro contributo).
Nelle due giornate, i produttori hanno potuto comunque ampiamente confrontarsi con gli operatori e i buyers all’interno della Leopolda, cosa che sicuramente hanno gradito più di ogni altra.
Gli assaggi
Basta con le leggende e le chiacchiere, veniamo alla sostanza: 511 etichette di Chianti Classico in anteprima di cui 136 Gran Selezione, 166 Riserva e 209 annata. Questo è stato messo a nostra disposizione per verificare la qualità del gallo nero nel calice.
Chianti Classico annata distribuito fra la 2021 e la 2017 (Fattoria di Lamole/Paolo Socci è stata l’unica a presentato un 2016), poi la Riserva a ritroso dalla 2020 alla 2016 (con Fattoria di Lamole e Fattoria di Montemaggio che hanno presentato la 2015 mentre Fietri ha proposto il riserva 2012) e il Gran Selezione dalla 2020 alla 2015 (Casa di Monte e Villa Trasqua proponevano la 2013).
Non ci sono state condizioni o andamenti stagionali tali da dover battezzare per forza l’annata come “eccezionale” o “da dimenticare”. Fa sempre più caldo, si sa, ma il brutto deve ancora venire (l’annata 2022 sarà presentata il prossimo anno sugli stessi schermi e allora vedremo…).
Complessivamente ben gestite da quasi tutti alcune difficoltà create dal clima durante il susseguirsi dei mesi. Una buonissima freschezza di beva ha caratterizzato numerosi campioni annata 2021 e 2020 (mica semplice…).
Ancora una volta si è dimostrata interessantissima la tipologia Riserva che, se ben interpretata, sa riservare soddisfazioni di non poco conto. E’ stato un vero piacere assaggiarseli e constatarne il valore.
Per la Gran Selezione, alla maestosità di alcune etichette ha fatto da contraltare una lieve pesantezza di alcuni campioni. La concentrazione del succo può mettere in difficoltà e, quando si ha a che fare con la massima espressione della denominazione, un errore costa sicuramente più caro.
Trait d’union la pulizia e piacevolezza dei tannini riscontrata in buonissima parte dei vini. Al di là della tipologia, pare chiara la massima attenzione allo sviluppo adeguato delle componenti più dure del vino, quelle che alleggeriscono il sorso o quelle che ti consentono di mantenerlo in equilibrio e stabile per più tempo.
Grande lavoro per i sommelier in servizio, particolarmente apprezzati per professionalità e – “ancor più” mi verrebbe da dire – nel supporto psicologico a una stampa indispettita se non, a tratti, furiosa per l’ennesimo crash della app utilizzata (giusto per le prime due ore del primo giorno e poi “kaputt“) per la richiesta dei vini da assaggiare.
Sarà stato il ritorno al completo dei giornalisti in numero da pre-covid o la banda wi-fi con poco throughput… poco importa. E’ lampante che qualcosa dovrà adesso forzatamente cambiare, o tornando al vecchio foglietto-comanda (“piano b” utilizzato “al volo” dalla terza ora in poi) oppure garantendo in qualche modo la serenità e l’incolumità di chi è pazientemente al servizio – maggior numero di sommelier? Più linee wi-fi in sala? Più banda per i server? -. Dalla leggenda alla quasi tregenda… peccato.
Nella Super-33 vedrete campioni delle 3 tipologie arrivare da ogni dove, con Unità maggiormente rappresentate non solo per mera qualità ma anche per oggettivo numero di produttori.
Come sempre non abbiamo la pretesa di segnalare i migliori, sicuramente abbiamo la certezza che siano vini super di cui vi consigliamo l’assaggio e che meriterebbero una recensione ben più valorizzante rispetto alla sintesi che, per esigenze di immediatezza informativa, abbiamo proposto.
E come sempre c’è un solo rappresentante per azienda, in molti casi abbiamo dovuto fare una scelta fra le eccellenze dello stesso produttore così come è stato realmente durissimo rimanere dentro il numero di 33 referenze (ormai l’abbiamo presa così da tempo: multipli di 11).
Aggiungiamo che: visto l’altissimo livello qualitativo raggiunto da tante aziende e considerato che fra valutare un vino con 94 o 96 punti spesso ci corre un “colpo di tosse”, o una dissimile sequenza vini in batteria, oppure ancora una minima assuefazione, o ancora un diverso orario di assaggio… cerchiamo di non replicare mai il “podio a 3” dell’anno passato.
Noi siamo liberi e scevri da qualsiasi forma di condizionamento con un unico obbligo: rispettare il lavoro di tutti. Ce lo chiede la nostra deontologia, ce lo impone il nostro stile di vita.
Volendo così “giocare” immaginando un ipotetico podio (e vado sulla prima persona singolare) mi sono permesso di inserire un vino per ogni tipologia per i 3 Chianti Classico ritenuti strepitosi (preciso che sono tutti e 3 alla pari per valutazione).
Colonia 2019 di Felsina mi è parso davvero strabiliante e, considerato tutto, forse come mai (sempre assaggiato dalla sua prima uscita). Un Gran Selezione di spessore supremo che esalta il sangiovese nei suoi aspetti più caratteristici e sublimi e innalza al vertice la bandiera di Castelnuovo Berardenga, un’area che non sempre vive di primissimo piano. Colonia 2019 ha tutto: estratto bilanciato, succo straordinario, energia per il futuro senza stressare.
A dire Monteraponi ci si azzecca sempre e forse, proprio per questo, si rischia di cadere nel banale. Io non ho dubbi e non temo critiche se penso che Il Campitello 2020 sia il CC Riserva che merita si stare in vetta quest’anno. L’ho premesso anche sopra: quanti Riserva buonissimi! Però il tannino di questo Campitello da Radda è magnifico, quasi emozionante. Entrata freschissima ed estensione estremamente saporita (di tanto, di più) nel medio palato con scia finale lunghissima fin da adesso nonostante la percettibile gioventù.
Splendido risultato anche per il Chianti Classico grevigiano 2021 di Podere Poggio Scalette. Jurij Fiore ha messo in bottiglia un vino divertentissimo! Non si mostra guardingo e subito ti abbraccia avvolgente in avvio ma poi (mentre inizi a temere di essere stretto troppo) allontana la morsa per accarezzarti e rilasciare fresche e rigeneranti note saporite di frutta con ritorni floreali. La chiusura è nuovamente energica e identitaria, per questo ti fa innamorare: perché è sincero, empatico, lungo, generoso, diretto ma cerca comunque di essere posato e ci riesce.
Il personale premio della critica va a Vagliagli e precisamente a Dievole per il suo Gran Selezione 2019 Vigna Sessina: un vino di spettacolare bilanciamento e gustosi sapori perfettamente inseriti in una struttura di pregio, che al tempo stesso è promettente e fruibile con godimento immediato. L’ennesima dimostrazione che Dievole è un’azienda che oggi sa fare eccellenza e che, come per il suo vino, si dimostra consapevole del giusto mezzo: una grande impresa di respiro internazionale che preserva quella scrupolosità solitamente tipica della piccole realtà.
Vogliamo poi premiare Ricasoli per la strepitosa combo: Chianti Classico 2021 + CC Riserva Brolio 2020 + CC Gran Selezione Castello di Brolio 2019. Giusto il primo ha un 5% colorino poi è un trio tutto incentrato su sangiovese dal risultato spettacolare. E’ ormai qualche anno che l’azienda di Gaiole (a.D. 1141) è tornata su livelli che possono consentirle davvero di vantarsi come la più rappresentativa del Chianti.
Bene, ci siamo…
descrizioni forzatamente sintetiche (se volete contattatemi che ne parliamo a parte con comodo) ecco la nostra Super-33 #CCC23 che, ricordate, non è la Bibbia del vino (come del resto non lo sono anche le altre guide e recensioni che trovate in giro, indipendentemente da come “ve la vendono”). ‘Njoy
Anteprima CCC23
Super-33 Chianti Classico DOCG
Chianti Classico GS ‘Colonia’ 2019 Felsina (Castelnuovo Berardenga) Un giovane esemplare coraggioso e generoso. Apre fresco, succoso di agrume e frutta rossa, giaggiolo e rosa che sprizzano lungo un corridoio di tannini esemplari a reggere la struttura. Nell’Olimpo |
Chianti Classico ris ‘Il campitello’ 2020 Monteraponi (Radda) Vino infinito di attacco fresco che ricorda l’arancia e l’amarena in maturazione; si amplia poi su polpa scura, pepe bianco, gianduja ed erbe. Tannino supremo, di prospettiva e scia infinita floreale |
Chianti Classico 2021 Poggio Scalette (Greve) Avvio avvolgente di frutta poi esce in acidità e chiude caldo, ottovolante di altissima qualità davvero avvincente, impossibile non restarne innamorati. |
Chianti Classico GS ‘Vigna del Sorbo’ 2020 Fontodi (Panzano) Iconico e rappresentativo, in versione che ci è parsa più fresca del solito e meno impattante. Gustosa scia sapida con rimandi di frutti di bosco e nocciola tostata. Tannini eccelsi |
Chianti Classico GS ‘Strada al Sasso’ 2020 Tenuta di Arceno (Castelnuovo Berardenga) Erbe, ciliegia freschissima con eleganza da vendere. Giusto un po’ caldo in chiusura ma la sua sapidità appaga a pieno |
Chianti Classico GS ‘San Lorenzo’ 2019
Castello di Ama (Gaiole) Bilanciamento espressivo, sinuoso in bocca di spinta fresco-alcolica delicatamente avvolgente con sapori di frutta rossa, speziati magistralmente |
Chianti Classico GS ‘Vigna Sessina’ 2019 Dievole (Vagliagli) Ha forza, carattere e anima. Piccante e fruttato si distende nei secondi con pregio e struttura convincente. Finale di fiori e noce moscata. Lunghissimo |
Chianti Classico GS 2019 Le Fonti – Panzano (Panzano) Un GS educato, pronto e succoso alla beva. Mandarino e rosmarino, tocchi di cannella e gianduja. Ottima lunghezza |
Chianti Classico GS ‘Castello di Brolio’ 2019
Ricasoli (Gaiole) Veste regale rubino con decori evolutivi. In bocca è signorile, a tratti severo, di grande espressività fruttata, erbe e sottobosco. Ottima persistenza, grande vino |
Chianti Classico GS ‘Vigna Il Poggio’ 2018 Castello di Monsanto (San Donato in P.) Stuzzichi balsamici, su ribes in confettura e mandarino che si svolgono sulla lingua con giusto peso e succo infinito. Tannini supremi, puliti e sostanziosi |
Chianti Classico ris 2020 Brancaia (Radda) Ciliegia, erbe officinali, petali scuri e carne. Colpiscono i suoi tannini perfetti e il congedo succoso: una suprema certezza |
Chianti Classico ris 2020 Buondonno (Castellina) Avvio floreale d’impatto poi cresce di frutto e in bocca i pizzichi di cannella ravvivano un percorso aromatico di grande piacevolezza |
Chianti Classico ris 2020 Castello di Albola (Radda) Espressivo, caldo ma di buona acidità. I tannini sono austeri ma di pregio e reggono un corpo polposo, saporito e persistente di agrume e chinotto |
Chianti Classico ris ‘Le Baroncole’ 2020
Fattoria San Giusto a Rentennano (Gaiole) Ricco con tanto succo e ricordi di arancia amara, mirtillo, tabacco e noce moscata. Finale asciugante ma di grandissime promesse e vincente alla distanza |
Chianti Classico ris 2020 Riecine (Gaiole) Unghia purpurea e, superate le durezze di impatto, sa schiudersi in percezioni floreali, fruttate davvvero prolungate. Chiude con tocco di spezia e finale di arancia amara. Buonissimo |
Chianti Classico ris 2019 Castellare di Castellina (Castellina) Lineare, elegante, fresco e succoso. Finale lievemente amaricante ma serve solamente un po’ di tempo. Il finale di frutta piccante farà sognare |
Chianti Classico 2021 Erta di radda (Radda) Si espande sulla linea temporale, entra sottile poi esce con lampone e sapida nota di caramella. Galoppa… galoppa nei secondi e non tradisce |
Chianti Classico ‘Retromarcia’ 2021 Monte Bernardi (Panzano) Rubino intenso che mette al centro mirtillo, ribes e giaggiolo. Si fa sentire in bocca con pienezza e ottimi tannini. Persistente, estremamente convincente, a un niente dal podio |
Chianti Classico 2020 Caparsa (Radda) Accesa trama rubino, naso diretto di petali rosa freschi, arancia rossa, con arrivo di pepe bianco e tocco balsamico. Pieno al sorso, ha tannino gustoso e ottima lunghezza. |
Chianti Classico 2020 Colle Bereto (Radda) Bel luminoso rubino tipicamente tenue ma al naso arriva diretto con piccoli frutti rossi, spezia dolce, soffio balsamico con leggera tostatura di caffe. Vibrante, con durezze di pregio |
Chianti Classico 2020 Isole e Olena (San Donato in Poggio) Nobile e forte approccio che ricorda un Riserva. Superata la sorpresa è estremamente delizioso. Prolungato finale di amarena piccante e di erbe |
Chianti Classico 2020 Querciabella (Greve) Beva lineare con durezze di sostegno perfette, ci fosse più frutto sarebbe strepitoso. Ma è eccellente e senza ombra alcuna |
Chianti Classico GS ‘Vicoregio 36’ 2020
Castello di Fonterutoli (Castellina) Ribes, fragola e liquirizia in stecco. Ben bilanciato, aggiunge nei secondi frutta scura e tratto balsamico. Ha buona freschezza e tannino sciolto |
Chianti Classico GS ‘Castello di Gabbiano’ 2019
Castello di Gabbiano (San Casciano) Carnoso, con corredo di erbe, amarena e tabacco. Tannini promettenti e finale con ritorni floreal-speziati gustosissimi |
Chianti Classico GS ‘Vigna Contessa Luisa’ 2019
Conti Capponi – Villa Calcinaia (Montefioralle) Pieno bilanciamento, mora fresca e ginger, finale sapido con caldi ritorni floreali e sprizzi balsamici. Tannini integrati |
Chianti Classico ris ‘Drugo’ 2019
Fattoria Santo Stefano (Greve) Diretto, sostanzioso e di alta prospettiva, deve ammansirsi ma ha stoffa. Finale di zest e frutta scura |
Chianti Classico ris 2019 I Fabbri (Lamole) Delicato ma non esile, di azione acido-tannica eccitante e frutto che rimane saldo al centro bocca con finale giustamente caldo |
Chianti Classico ris ‘Borro del Diavolo’ 2019
Ormanni (San Donato in P.) Deciso, quasi rabbioso in avvio. Tannini scalpitanti che lasciano intravedere un futuro. Adesso amareggia, domani darà soddisfazioni grandi. Mirtillo, terra e caffè: elegante da maturare |
Chianti Classico ris 2019 Vallepicciola (Vagliagli) Riserva snello, regala frutta delicata con corredo di fiori e arancia. Per chi ama meno spigolosità |
Chianti Classico 2021 Istine (Radda) Veste rubino luminoso, si schiude dopo qualche attimo poi regala complessità di rosa, viola e macedonia di frutti rossi maturi. In bocca come sempre vibra con giusta lunghezza |
Chianti Classico 2021 Rocca di Montegrossi (Gaiole) Generoso ma non opprimente, sorso fresco e corpo pregevole. Si fa assaporare fino in fondo con scia di erbe officianali |
Chianti Classico ‘La sala’ 2020
La Sala del Torriano (San Casciano) Sapido, carnoso, floreale, gia pronto e fruibile all’istante. Sul finale riscalda un minimo ma è fra i top |
Chianti Classico 2019 Le Cinciole (Panzano) Tenue rubino luminoso, bella complessità al naso con viola fresca, speziatura intrigante leggermente vanigliata, poi arancia e chiusura balsamica. Fresco al sorso eppur masticabile con giusto tannino e persistenza. |
Premio qualità globale vini: Ricasoli
Premio della critica personale: Dievole
Lo storico dei riconoscimenti di SI.net negli ultimi 3 anni di CCC
Premio qualità globale
- 2023: Ricasoli
- 2022: Castello di Monsanto
- 2021: Monteraponi
Premio critica
- 2023: Dievole
- 2022: Podere Poggio Scalette
- 2021: Isole e Olena
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fonte: Ufficio Stampa Consorzio Vino Chianti Classico
foto: Paolo Bini ©
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