Salvate il vino: NON parlate di vino

Un’ode al vino e alla sua valenza atavica, simbolica e culturale vittima del moderno conformismo e del marketing


Ora, per favore, fate attenzione. Questo testo non arriva a caso adesso, in tempo di vacanze. Se siete rilassati… bene, se invece il vostro dito sente la solita frenesia “bottom-up” ed è pronto a scorrere senza freno inibitorio, allora meglio lasciar perdere e tornare, prossimamente ma… tornare!


[si legge, più o meno, in: 6 minuti]

Bernardo Coresi fa una riflessione profonda che riguarda tutti noi appassionati e va a sviscerare, con linguaggio semplice, la mutazione della bevanda vino: da atavico simbolo di cultura ancestrale a mero oggetto di marketing e – spesso opprimente – comunicazione massiva. Nell’era della globalizzazione, quando l’uniformazione prevale sulla diversità, il vino pare aver perduto la sua anima.

Questo saggio, in 3 intendimenti, valuta come la sovraesposizione mediatica e il marketing aggressivo lo abbiano depauperato del suo valore autentico, impoverendo l’esperienza sensoriale del consumatore stesso.

Esaminate quindi con attenzione il primo intendimento di oggi: è un testo che potrebbe mutare la vostra attitudine sulla base della vostra esperienza. Parola dopo parola capirete di entrare in una dimensione che sfiora l’onirico, fra l’enigmatico e l’ammaliante generando dipendenza emotiva. Per farlo, dovrete essere rilassati, darvi il tempo giusto, quello che solitamente ci manca durante l’anno e che, magari, in queste settimane possiamo trovare.

Se lo affronterete con la giusta lucidità non vedrete l’ora di scoprire a settembre la seconda parte di un testo che offre una moderna riflessione critica sulla necessità di riscoprire il vino come espressione di storia, cultura e artigianalità.

Sarete più o meno d’accordo, ma questo non conta. Leggete con calma e fate buone vacanze.

[La redazione]

vino fiume
credits: F. Heiser

Primo intendimento

Prefazione

Prendete dalla cantina quella bottiglia di vino che lasciavate lì per le occasioni speciali e fate in modo che questo tempo che dedicherete alla lettura diventi esso stesso la grande occasione. Non per la qualità dello scritto, ben inteso, bensì per la necessità di creare un momento dedicato alla riflessione di pensieri ed emozioni che l’apertura stessa della bottiglia che avete scelto vi invita con silente gentilezza a fare.

Trovate il tempo di fermarvi, di riflettere e di lasciarvi trasportare in un viaggio che solo l’apertura di una bottiglia a cui siete legati vi può far vivere. Versatene adesso un calice con moderazione e ossequio e, dopo aver dato modo e tempo ai vostri sensi di prepararsi alla bevuta, se ne avrete voglia proseguite la lettura.

Fatelo in maniera intima, gelosa, fatelo per voi stessi e per le mani che con fatica, sudore e terra hanno permesso a quel calice di arrivare alla vostra anima.

Spirito Italiano vino,simbolo,salvate
credits: F. Nordseher
Introduzione

In un’epoca dominata dalla globalizzazione e dalla comunicazione incessante, il vino – un tempo simbolo di tradizione, identità culturale e arte enologica – si è progressivamente trasformato in un oggetto di consumo, imbrigliato in logiche commerciali e modaiole che ne hanno impoverito la dimensione intima e storica.

Il presente saggio si propone di esplorare e criticare questo processo di smaterializzazione del valore autentico del vino, che viene banalizzato da una sovradimensionata esposizione mediatica e da una commercializzazione che mira esclusivamente a soddisfare mode passeggere e tendenze di mercato.

La tesi centrale che si intende esporre è la seguente: l’eccessiva promozione e la massificazione del prodotto enologico hanno indotto una saturazione dell’interesse nei consumatori i quali, sommersi da un’offerta mediata e standardizzata, perdono la capacità di apprezzare la complessità e la profondità che una bottiglia di vino ben prodotta – frutto di tradizione, conoscenza del territorio e passione artigianale – può offrire.

In altre parole, quando il vino diventa solo un prodotto di moda, il suo fascino autentico viene compromesso e la sua ricchezza culturale e storica viene relegata a un ruolo secondario.

Questo saggio intende pertanto invitare a una riflessione critica e articolata sul valore del vino, non soltanto come bene economico o simbolo di status, ma come espressione di un patrimonio culturale e di una tradizione millenaria. Si parte dalla constatazione che il vino, da sempre, ha rappresentato un ponte tra l’uomo e la natura, un mezzo attraverso cui si esprime il legame intimo con il territorio e la memoria storica di intere comunità.

La crescente commercializzazione e l’adozione di strategie di marketing aggressive hanno, tuttavia, modificato radicalmente questa prospettiva, trasformando il vino in un oggetto decontestualizzato, il cui valore è misurato esclusivamente in termini di appeal visivo e capacità di aderire alle mode del momento.

Nella parte che segue, verranno analizzati con rigore tecnico e linguaggio semplice i molteplici aspetti che concorrono a definire il valore intrinseco del vino, nonché le conseguenze negative derivanti dalla sua eccessiva esposizione nei meccanismi della società moderna.

Spirito Italiano vino,simbolo,salvate
credits: NGSoft

Capitolo 1:
Il valore intrinseco del vino

1.1 Un patrimonio culturale e storico

Il vino, nella sua essenza più autentica, si configura come un prodotto di straordinaria complessità, la cui importanza trascende il mero aspetto organolettico. Fin dall’antichità, esso ha rivestito un ruolo fondamentale non solo nel soddisfare i bisogni alimentari, ma anche nel plasmare le relazioni sociali, rituali e persino spirituali di intere civiltà. Dalle celebrazioni rituali degli antichi Greci e Romani alle tavole imbandite delle corti medievali, il vino ha sempre rappresentato un veicolo privilegiato per l’espressione dell’identità culturale e della storia di un popolo.

Il concetto di terroir – termine francese che racchiude in sé l’idea che ogni vino porti con sé l’impronta del territorio da cui proviene, del clima a cui quel territorio è sottoposto, dell’annata in cui quel vino viene raccolto e della mano dell’uomo che compie quel gesto – è emblematico di questa visione. Il terroir non è soltanto una questione di clima, suolo ed esposizione solare, bensì un insieme complesso di fattori naturali e antropici che, interagendo tra loro, conferiscono ad ogni vigneto e ad ogni bottiglia una firma inconfondibile. È attraverso questa lente che il vino diviene un documento vivente del paesaggio, delle tradizioni e della storia di una regione, capace di raccontare, ad ogni sorso, una storia fatta di radici profonde e di continuità generazionale.

1.2 Le tecniche tradizionali: arte e scienza della vinificazione

Il processo di vinificazione tradizionale rappresenta un perfetto connubio tra arte e scienza, dove la manualità artigianale si sposa con la conoscenza empirica del territorio. Ogni fase, dalla coltivazione delle uve alla fermentazione, dalla macerazione all’invecchiamento, è permeata da una serie di tecniche tramandate di generazione in generazione, che hanno l’obiettivo di preservare l’integrità e la complessità del prodotto.

La scelta delle uve, ad esempio, è il primo atto in una lunga catena di operazioni che determinano la qualità finale del vino. Varietà autoctone e antiche tradizioni agronomiche giocano un ruolo fondamentale nel definire il carattere del prodotto: ogni vigneto, curato con attenzione e rispetto per le peculiarità del territorio, contribuisce a creare una sinfonia di aromi e sapori unici, difficilmente replicabili mediante processi industriali standardizzati. Le tecniche di potatura, irrigazione e raccolta, che si fondano su conoscenze approfondite e su un’intima interazione con l’ambiente, sono elementi imprescindibili per garantire che il vino possa esprimere in piena misura la sua identità territoriale.

Allo stesso modo, il processo di fermentazione e di invecchiamento riveste un’importanza cruciale. La fermentazione, intesa non solo come una reazione chimico-biologica, ma come un atto creativo, è la fase in cui l’uva si trasforma, rivelando la sua potenzialità organolettica. In questo contesto, la capacità dell’enologo di interpretare le variabili ambientali e di guidare il processo con perizia tecnica è determinante per la nascita di un vino d’eccellenza. L’invecchiamento, infine, rappresenta il culmine di un percorso che esalta la complessità del prodotto, permettendo agli aromi di evolversi e di armonizzarsi in un equilibrio che testimonia la pazienza e la maestria artigianale.

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1.3 Il vino come espressione di identità e tradizione

Non si può parlare del valore intrinseco del vino senza considerare la sua valenza simbolica e culturale. Il legame tra uomo e vino è stato, sin dall’antichità, motivo di innumerevoli celebrazioni e riti; il vino ha accompagnato i momenti più significativi della vita, fungendo da catalizzatore per l’incontro tra il sacro e il profano. Le opere letterarie, artistiche e filosofiche, infatti, sono costellate di riferimenti che esaltano il potere evocativo del vino: da Omero a Dante, da Petrarca a Leopardi, il vino è sempre stato motivo di ispirazione, simbolo di una realtà che trascende il banale atto del bere.

“E perché meno ammiri la parola, guarda il calor che si fa vino, giunto a l’omor che de la vite cola”


Dante Alighieri, Purgatorio; XXV; 76-78

Questa dimensione simbolica si intreccia strettamente con l’aspetto territoriale, facendo del vino un autentico ambasciatore del territorio di origine. Le tradizioni enogastronomiche, che variano da regione a regione, sono il risultato di una lunga evoluzione storica, nella quale il vino ha assunto ruoli differenti, pur mantenendo sempre intatto il suo potere evocativo. È in questo senso che il vino deve essere considerato un patrimonio culturale, un bene che va tutelato non solo per il suo valore economico, ma soprattutto per la sua capacità di raccontare storie, di trasmettere conoscenze e di unire le persone in un’esperienza condivisa e profondamente umana.

1.4 Il contrasto con la produzione industriale e la standardizzazione

Nel corso degli ultimi decenni, il settore vitivinicolo ha assistito a una radicale trasformazione, favorita dall’avvento della globalizzazione e dall’adozione di tecniche di produzione industriali. Se da un lato tali innovazioni hanno consentito una maggiore diffusione del prodotto a livello globale, dall’altro hanno imposto una logica di standardizzazione che rischia di annullare le peculiarità che da sempre caratterizzano il vino artigianale.

La produzione industriale, basata su processi automatizzati e su un’ottimizzazione dei costi, tende a ridurre il vino a un mero prodotto commerciale, dove l’uniformità prevale sulla diversità. Questa tendenza, oltre a impoverire l’esperienza sensoriale del consumatore, ha effetti deleteri sulla percezione del vino in quanto opera d’arte: ciò che un tempo era il risultato di un’attenta ricerca del perfetto equilibrio tra natura e cultura, oggi diventa solo un bene di consumo tra gli innumerevoli prodotti offerti dal mercato globale.

L’esperienza della degustazione – un tempo un rituale che invitava alla riflessione, alla lentezza e alla contemplazione – si trasforma, in questo contesto, in un atto rapido e superficiale, dominato dalla fretta e dalla ricerca dell’immediato riconoscimento visivo. La ricchezza di sfumature, quella complessa sinfonia di aromi e sapori che caratterizza il vino autentico, rischia così di perdersi in un mare di offerte omologate, dove la qualità viene sacrificata sull’altare della quantità e del profitto.

1.5 Riflessioni finali del Capitolo 1

Alla luce di queste considerazioni, risulta imprescindibile ribadire l’importanza di salvaguardare il valore intrinseco del vino, inteso non solo come prodotto da gustare, ma come un tesoro culturale e storico. La vinificazione tradizionale, con le sue radici profondamente ancorate nel territorio e nella memoria delle comunità, rappresenta una forma d’arte che merita di essere preservata e valorizzata, soprattutto in un’epoca in cui la superficialità del marketing rischia di cancellare quel legame indissolubile tra l’uomo e la natura.

Il vino autentico, prodotto con passione, competenza e un’intima connessione con il territorio, è il risultato di una tradizione che ha saputo resistere alle intemperie del tempo. Preservare questa tradizione significa, in ultima analisi, preservare un pezzo di storia e di cultura che appartiene non solo a chi lo produce, ma a tutta l’umanità.

È in questo spirito che si configura l’appello lanciato dal presente saggio: “Salvate il vino, non parlate di vino” diventa così un invito a non ridurre questo bene a un semplice oggetto di consumo, ma a riscoprirne la profondità, la complessità e il valore autentico.

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credits: JackMac34

Capitolo 2:
L’esposizione modaiola e la sua influenza sul consumo

2.1 Il fenomeno della sovraesposizione e la trasformazione del prodotto

Passando ora all’analisi della dimensione commerciale e modaiola, si osserva come la crescente esposizione mediatica del vino abbia profondamente modificato il rapporto tra prodotto e consumatore. L’intensificarsi delle campagne pubblicitarie, la presenza pervasiva del vino nei media e la costante ricerca di un’immagine “alla moda” hanno contribuito a trasformare il vino in un oggetto di consumo standardizzato, privato della sua unicità e della sua ricchezza culturale.

La logica del marketing moderno si fonda sulla capacità di creare tendenze e di manipolare le percezioni dei consumatori, spesso riducendo il valore di un prodotto a un’etichetta lucida e a un’immagine patinata. In questo contesto, il vino diventa il simbolo di un lusso effimero, dove l’aspetto estetico e la notorietà del marchio prevalgono sulla qualità organolettica e sulla storia che il prodotto porta con sé. Il risultato è una saturazione del mercato in cui il consumatore, bombardato da messaggi pubblicitari e dall’omologazione delle offerte, fatica a distinguere l’eccellenza dalla mediocrità.

2.2 La “saturazione del gusto” e le conseguenze per il consumatore

L’eccessiva esposizione del vino nel panorama mediatico genera, inevitabilmente, un fenomeno che potremmo definire “saturazione del gusto”. Questa condizione si manifesta quando l’abbondanza di stimoli, informazioni e immagini contribuisce a una perdita di capacità critica nel riconoscere e apprezzare le qualità intrinseche del prodotto. Il consumatore, sommerso da una marea di dati e da un’eccessiva spettacolarizzazione, tende a ridurre l’esperienza della degustazione a un atto meccanico, privo della dimensione contemplativa e rituale che, un tempo, caratterizzava il piacere del bere.

Le conseguenze di tale saturazione non sono da sottovalutare: si assiste a un progressivo devalorizzarsi dell’arte enologica, dove lo studio delle tecniche di produzione della tradizione viene oscurato dalla necessità di rispondere a modelli di consumo dettati da tendenze effimere e dal marketing aggressivo. La capacità del vino di trasmettere emozioni e di evocare ricordi legati a un territorio e a una storia, diviene così un bene sempre più difficile da percepire, poiché la sua essenza viene travisata da una rappresentazione superficiale e standardizzata.

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credits: E. Valato

Conclusione del primo intendimento

Questa prima parte del saggio ha tracciato un quadro complesso e articolato del valore intrinseco del vino, esaminando sia la sua dimensione storica e culturale sia il rischio derivante dalla standardizzazione e dalla commercializzazione intensiva. Abbiamo visto come la tradizione vinicola – radicata nel terroir e nelle tecniche artigianali – costituisca il vero patrimonio di questo prodotto, un patrimonio che oggi rischia di essere oscurato da un’immagine mediatica troppo spesso distante dalla realtà autentica.

Il passaggio al secondo capitolo, già avviato in questo segmento, permette di delineare in maniera più approfondita le dinamiche della sovraesposizione mediatica e di come essa incida sulla percezione del vino da parte dei consumatori. La riflessione si sposterà, infatti, sull’analisi critica dei meccanismi di marketing e sulle conseguenze socio-economiche di una logica che riduce il vino a mero oggetto di consumo, sacrificandone la dimensione intima e simbolica.

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