industriale vs artigianale: quale birra?


Birra industriale vs birra artigianale: da quale parte stare? Calma… ragioniamoci sopra

SPIRITO LEGGERO


L’assassino torna sempre nel luogo del delitto! D’altronde, quando il luogo del delitto è tutta casa tua è difficile sfuggire al proprio destino.


si legge (più o meno) in: 9 minuti


Ogni volta che scendo la scale il quadretto mi appare davanti agli occhi. Quando sono di fretta non ci faccio neanche caso, è ormai parte dell’arredamento in pianta stabile.


Stavolta però è giorno di festa: cammino tranquillo e rilassato, ho tutto il santo tempo di guardarmi intorno, di vedere e rivedere il mio mondo.


Prologo: mi ci cade sempre l’occhio…


Tanto è così per ogni grande passione: sai quante volte mi ci sono messo davanti… ma non mi stanca, guardandoli ripenso alle esperienze, mi ci incanto davanti…

I nomi sui sottobicchieri allora mi sembrano scritti a caratteri cubitali, quasi fossero un Arial 60 in grassetto, e per giunta sottolineato.


Spirito Italiano Birra industriale birra artigianale: da quale parte stare?

E che nomi sono! Sono parte della storia: storia mia e, certamente, anche storia della birra.


Ripenso pure al mio articolo della volta scorsa. Mi pare quasi di aver lanciato un sasso per poi nascondere la mano.


Ho lanciato un sasso… artigianale o industriale?


Il “sasso” lanciato la scorsa volta sull’annosa lotta tra il bene e il male (pardon tra la birra industriale e la birra artigianale) non mi lascia più tranquillo e mi riempie di sensi di colpa.

Forse allora è il caso di fornire qualche coordinata, qualche specifica in più, in modo tale da poter capire bene la questione e avere le basi per schierarsi.


Ma è davvero giusto schierarsi?


Ma ci sarà veramente da schierarsi? Come in ogni buon giallo che si rispetti lo scopriremo solo alla fine!

Mi siedo comodo sul divano, un’ultima occhiata alle birre sulle mensole e via… lanciamo subito la playlist di oggi: questa volta si tratta di spararsi a tutto volume: BIRRA (Ja-Ga Brothers, 1983) e se volete ascoltatela anche voi in sottofondo di lettura…


Birra – Ja-Ga Brothers, 1983

38 gradi e mezzo all’ombra. Non piove più da venti giorni
E non c’è un alito di vento. Caldo, quanto caldo, quanta sete, ya ya ya
Portaci da bere uno shot di birra, ma presto
Portaci da bere uno shot di birra, ma fredda
Con o senza schiuma. Scura o chiara, ma che sia una birra!
Una birra, please… Oh yes, sir!
Il sole picchia sulle strade. Non c’è più verde nei giardini
Ed il termometro è impazzito. Caldo, quanto caldo, quanta sete, ya ya ya


C’era una volta…


Allora, c’era una volta la Birra industriale… no, partiamo già con il piede sbagliato. La Birra industriale NON ESISTE, nel senso che non è catalogata ufficialmente da nessuna parte.

Esiste solo la birra, esiste da svariate migliaia di anni, è cresciuta, si è evoluta, diffusa nel mondo e anche in Italia. Come tutti i prodotti alcolici ha le sue leggi ma da nessuna parte c’è scritto “la birra industriale è questa qui…”


Proviamo a ricominciare: c’era una volta la Birra artigianale… una volta? Ma quando???

Stavolta ci va un po’ meglio. Limitiamoci all’Italia e diciamo che dal 2016 effettivamente esiste la Birra artigianale, in quanto esiste una legge che la definisce (legge 28 luglio 2016, n. 154 – capo V)


Spirito Italiano Birra industriale birra artigianale: da quale parte stare?

Trattasi di 4 anni fa, altro che “c’era una volta”…! Ovvero, in sintesi, stiamo discutendo dei massimi sistemi confrontando qualcosa che non esiste con qualcos’altro che esiste quasi, che è appena nato.

Forse è il caso di lasciar perdere o forse, dico io, è il caso di andare oltre, al di là di quelli che sono i semplici nomi. Le differenze ci sono, inutile negarlo, e non perché stabilite da qualche legislatore.


Torniamo allora alla nostra colonna sonora.

Caldo, quanto caldo, quanta sete, ya ya ya
Portaci da bere uno shot di birra, ma fredda
Con o senza schiuma

Scura o chiara, ma che sia una birra!


Cosa si può volere da una birra? Una bevanda dissetante, fresca, senza troppe particolarità. Piacevole, da bere quando è caldo, tutta d’un fiato, senza porsi problemi.

Cosa altro serve? Cosa altro vogliamo dalla vita? Chi può contestare queste affermazioni?

Nessuno. Vivi e lascia vivere. Momenti di puro piacere.


Ecco allora che il contenuto del nostro bicchiere (in questo caso, meglio, del nostro boccale) ha poca importanza. Deve essere l’esperienza di un momento. Non ha nessuna importanza come sia fatto.

Basta che sappia di birra! E sappiamo da migliaia di anni di cosa deve sapere una birra (anche se poi si può scoprire che quella che si chiamava birra 1000 anni fa era molto diversa da quella di oggi o di qualche anno fa, ma di questo si potrebbe parlarne in futuro…).


Spirito Italiano Birra industriale birra artigianale: da quale parte stare?
Photo by Paloma A. on Unsplash

E in questo, quella che giustamente chiamiamo INDUSTRIA, ci viene incontro. Gli ingredienti sono quelli, anzi eventualmente ci aggiungiamo qualcosina di extra, moderno, sintetico, per farla più dolce, più scorrevole, più piacevole (o piaciona) per tutti.

Già che ci siamo facciamo anche in modo che non cambi mai, che resti sempre uguale, sempre la stessa.


Ecco che i moderni strumenti ci vengono incontro, esiste un qualcosa che si chiama PASTORIZZAZIONE (non solo nel mondo della birra): la scaldiamo a 70 gradi così blocchiamo il gusto per sempre, uccidiamo tutto quanto di ancora vivente ci sta dentro, così il gusto non può più cambiare e possiamo spedirla in giro per il mondo

Può essere trasportata sotto il sole, la pioggia o la neve senza pericolo di avere alterazioni. E oltretutto potremo berla anche dopo tanto tempo senza paura che sia andata a male.


E già che siamo cerchiamo di fare in modo che faccia anche bella figura, che sia perfetta da vedere, bella limpida, trasparente, cristallina.

Anche in questo caso ormai la tecnica moderna ci aiuta, esiste un qualcosa che si chiama FILTRAZIONE, e che come dice il nome stesso fa si che qualunque eventuale organismo che ancora ci fosse stato in circolazione resti impigliato nella rete, non filtri oltre, non inquini il mio bel liquido che devo bere con soddisfazione.


Perfetto. Ho ottenuto la mia birra.

Non posso (e non voglio) chiamarla “industriale”, ma la venderò sicuramente a ettolitri, soddisfacendo folte platee di persone che non aspettano altro, e che poi magari cercheranno anche di berla più fredda possibile, perché tanto dentro non è rimasto niente e il sapore non cambia.

Non deve cambiare. E’ stato fatto di tutto perché sia sempre uguale. Oggi come domani. In qualunque luogo la si beva.


Più che perfetto! Quando sono in compagnia dei miei amici, chiacchierando amabilmente, ho ben altro a cui pensare che al colore e al gusto di quello che bevo.

E’ solo il mio sottofondo, il mio accompagnamento, i pensieri e le preoccupazioni sono rivolte ad altro. Abbiamo fatto Bingo. Non c’è competizione che tenga. La vittoria della “mia birra” è garantita.


Spirito Italiano Birra industriale birra artigianale: da quale parte stare?
Photo by kazuend on Unsplash

Ecco ma…


Ma vittoria contro chi?

Sono solo io, o meglio “siamo solo noi“, quei pochi che possiamo permetterci di fare birra perché abbiamo la nostra grande struttura e le forze per farlo.

E mancando concorrenza possiamo fare quello che vogliamo, tanto più che anche la legge ci viene incontro, perché non esiste assolutamente la possibilità che uno, in piccolo o anche solo a casa propria, così, tanto per provare, possa cercare di riprodurre il procedimento e provare a farsi qualche litrozzo di birra, per puro utilizzo e piacere personale.

La concorrenza non può esistere. O sono una industria o niente.


Uh-oh… the land of the free…


Ed è a questo punto che, in questa storiella, entrano in gioco gli americani. L’America, terra dei sogni, della libertà, delle mille possibilità.

E a proposito di possibilità ecco che a metà degli anni 80, dopo varie lotte, in America fu resa libera la possibilità di fare birra in piccole produzioni, in casa.

Da casa a cantina e poi a piccole produzioni vendute fuori dalla porta: il passo fu breve. Nacque quella che viene definita (ma il nome all’epoca non era ancora legalizzato) birra artigianale.


Spirito Italiano Birra industriale birra artigianale: da quale parte stare?
Photo by Jon Parry on Unsplash

L’artigianale


Ma in cosa si caratterizza? Perché si distingue dall’altra birra, quella soprannominata industriale?

Succede che facendo qualcosa per se stessi, quel qualcosa deve innanzitutto essere fatto bene. Si cercano gli ingredienti migliori, più adatti. Si rispettano le tempistiche naturali della produzione e senza fretta.

E poi si sperimentano nuove strade non volendo fare la replica identica di qualcosa che c’è già.


Spirito Italiano Birra industriale birra artigianale: da quale parte stare?
Photo by Tim Gouw on Unsplash

Non è più una semplice bevanda il cui obiettivo principale è quello di essere trangugiato in fretta.

L’artigiano sperimentatore non va a tarpare le ali alla sua produzione bloccandola e cristallizzandola (NON pastorizza).

Vuole un qualcosa che sia perfetto nelle sue imperfezioni (NON filtra), che abbia la possibilità di crescere ed evolversi seguendo i suoi ritmi naturali.

Cambia l’approccio: si vuole poter assaporare e capire, non bere e basta.


L’artigian-pensiero diventa sempre più quello per cui: “…un giorno annuso meglio, con calma, la mia birra e sento profumi intensi, diversi e sempre nuovi, che prima non avevo.

E quando la metto in bocca anche lì, si apre un nuovo mondo. E i miei amici che assaggiano, approvano il mio lavoro. E così via, il giorno dopo cerco di migliorarmi ancora in un cerchio senza fine.

E guarda caso anche sono piccolino comincio ad avere la fila fuori, pronta a comprare tutto quanto faccio. Ho creato un nuovo mondo“.


Spirito Italiano Birra industriale birra artigianale: da quale parte stare?
Photo by Josh Olalde on Unsplash


Qualcuno (non gli Ja-Ga Brothers) cantava: “… l’America è lontana, dall’altra parte della luna…” ma forse non è vero, forse l’America, in questo caso, è stata più vicina di quanto si sia immaginato.


Anna e Marco (live) – Lucio Dalla

Si solca l’Atlantico


America che fa sempre testo quando si parla di novità e che, 10 anni dopo, arrivarono anche nella nostra piccola Italia.

Fu così che, grazie alle nuove norme finalmente introdotte, lo Stato (quello con la S maiuscola) riconobbe che con le grandi fabbriche potevano coesistere anche le piccole produzioni di birra con strumenti e leggi su misura di piccole imprese.

Anno Domini 1996: nascono ufficialmente anche in Italia i primi piccoli birrifici, pochi e in ordine sparso.


Piccoli birrifici caratterizzati da cosa? Perché diversi? Cosa volevano e vogliono tuttora dimostrare?

Ormai lo abbiamo capito. Vogliono anche far comprendere che la birra può essere non solo BEVUTA ma anche DEGUSTATA.

In un certo senso è come il vino: un anno ti viene in una certa maniera e l’anno dopo diversa. Se lo bevo giovane dona sensazioni che magari cambiano dopo un po’ di tempo.

Qualcuno addirittura la chiama “Birra cruda” o “Birra viva“, in contrapposizione alla “Birra cotta“, o meglio “pastorizzata”, dell’industria, ferma ed immutabile.


Il riconoscimento in Italia


Il resto non è più storia ma solo cronaca, a partire dal riconoscimento ufficiale, luglio 2016, che definisce per legge cosa può definirsi (stavolta anche in etichetta) come Birrificio artigianale.

birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e di microfiltrazione.

Ai fini del presente comma si intende per piccolo birrificio indipendente un birrificio che sia legalmente ed economicamente indipendente da qualsiasi altro birrificio, che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio, che non operi sotto licenza di utilizzo dei diritti di proprietà immateriale altrui e la cui produzione annua non superi 200.000 ettolitri, includendo in questo quantitativo le quantità di birra prodotte per conto di terzi.


Spirito Italiano Birra industriale birra artigianale: da quale parte stare?
Photo by Frank Luca on Unsplash

happy (and politically correct) ending…


Ecco basta. Ora possiamo fermarci e lasciare il verdetto alla giuria. Gli imputati in causa si sono espressi.

E anche noi possiamo decidere da che parte stare, fermo restando che come sempre, “in medio stat virtus” (o quasi). Qui non ci sono né vincitori né vinti. Bisogna sempre diffidare dagli integralismi. La ragione non sta mai tutta da una parte.


Spirito Italiano Birra industriale birra artigianale: da quale parte stare?

Infatti devo prima capire cosa voglio io. E per capire devo conoscere, devo studiare.

Per apprezzare la qualità devo avere il tempo di fermarmi, di verificare, di confrontare, anche di valutare.


Se devo ingollare un boccale tutto d’un fiato ha poca importanza il suo contenuto (e forse in quel caso è meglio che sia pieno di acqua, quella sì bella fresca).

Il mondo va sempre più di fretta, ma bisogna trovare tempo per fermarsi e godere il piacere delle piccole cose.


Spirito Italiano Birra industriale birra artigianale: da quale parte stare?
Photo by Helena Lopes on Unsplash

Con calma, ma senza esagerare. Ed ecco che allora, forse, l’ago della bilancia pende di più verso uno dei due piatti.

Non dico quale, però io ho evidentemente scelto da che parte stare…


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