Un vitigno espressivo della costa: dalla Sicilia alla Toscana, identitaria e versatile, l’Ansonica è la bianca giunzione fra sole e mar Tirreno
Amiamo narrare luoghi e persone, natura e lavoro, spirito e materia. Gli spirits sono l’evoluzione di un’alchimia, il vino è il risultato di una magia.
[si legge, più o meno, in: 5 minuti]
La mano dell’uomo è essenziale ma niente sarebbe senza il frutto. L’uva è spesso caratterizzante di uno o più territori, la coltivazione della sua pianta è spesso declinata su ciò che offre l’ambiente circostante e dalla terra stessa ottiene nutrimento e peculiarità.
Raccontare un vitigno e delle sue prerogative è un’opera che non facciamo certamente noi per primi ma che troviamo consono per la nostra linea editoriale, quando ci capita, quando ne sentiamo la necessità, quando troviamo le mani di un esperto che ci garantisce qualità descrittiva.
Leggete quanto è pregnante e poetico il racconto in due puntate di Emiliano Leuti su un’uva davvero caratterizzante e speciale: l’Ansonica. Leuti è un appassionato e fervido conoscitore della materia. Un amore sbocciato a pelle e proseguito con eventi nella bassa Toscana che in questi anni hanno saputo valorizzare materia e lavoro dei vignaioli.
Buona lettura.
[la redazione]
Uva del mare e vino da amare…
In questa prima puntata racconteremo sinteticamente un po’ di storia, di quel viaggio (più o meno sconosciuto) che ha portato l’uva Ansonica a diventare protagonista nei vigneti delle zone costiere del centro-sud.
Il viaggio
L’Ansonica è un vitigno autoctono della bassa costa toscana e dell’Arcipelago Toscano, è un vitigno antico e come tale intriso di storia ma – ahinoi! – questa storia non è proprio ancora ben nota. L’unica certezza che abbiamo è la sua corrispondenza genetica con l’Inzolia siciliana. È proprio questo dato, l’unicità della presenza stabile del vitigno in due areali così lontani e distinti che ci lascia intendere, con pochi dubbi, quanti dettagli abbia da raccontarci del suo viaggio così lungo e straordinario.
Mancando dati certi, molte storie vengono raccontate dai produttori, dai narratori di settore, dagli appassionati e dagli studiosi dell’enografia del nostro territorio, riguardo il percorso che questo tenace vitigno possa aver fatto per arrivare in questi luoghi ed ai nostri tempi. Tutte queste storie contengono una dose di leggenda, una di verità, una di fantasia e come sempre accade nei racconti tramandati a voce, una dose di interpretazione!
- Uno dei racconti che più spesso ho ascoltato, soprattutto sul territorio della Costa d’Argento, è quello che narra del viaggio che l’Inzolia (nome siciliano dell’Ansonica) ha fatto nel tempo e nello spazio grazie agli antichi Romani. Il vitigno, che in Maremma prende il nome di Ansonica, sarebbe giunto via mare grazie al commercio che i Romani effettuavano verso il nord Europa. Albinia era un modesto crocevia di scambi commerciali che si sviluppò enormemente a seguito della romanizzazione avvenuta in tutta l’area dopo l’insediamento di Cosa del 273 a.C. Si presume, nello scorrere di questo racconto, che i Romani, commercianti principalmente di vini da uve rosse, fossero invece, per i propri usi personali, amanti dell’Inzolia siciliana e quindi solevano consumarla durante il viaggio e le loro soste in loco. Fu così che, si presume, iniziarono a coltivarla proprio su questi territori, dai quali non è più migrata.
- Cito Attilio Scienza dal suo “Vitigni d’Italia”:
“è stata ipotizzata un’origine francese, per il termine “ansoria” (dal termine francese sorie, fulvo, color oro) legato alla presenza normanna in Sicilia e nel Mediterraneo orientale. Certo è invece il suo approdo in Sicilia, già in epoca antica e la sua successiva diffusione in Italia meridionale, in Sardegna e nell’Isola d’Elba. Questo vitigno è ancora sporadicamente coltivato nell’isola del Giglio ed in alcune zone litoranee della Toscana. Recentemente è stata accertata con metodi genetico-molecolari, un’affinità genetica con i vitigni greci Rhoditis e Sideritis”
- Un racconto dalla matrice più elbana attribuisce ai navigatori greci, che solevano far scalo all’isola d’Elba per finalità commerciali, il ruolo di coloro che trasmisero la cultura dell’Ansonica al popolo Etrusco, per poi diffondere il vitigno nella allora Etruria ed attuale Maremma.
- Leggendo le pubblicazioni delle Università di Bologna (Prof. Vitali), Siena (prof. Manacorda) e della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (Prof. Ciampoltrini), che hanno condotto gli studi sul sito archeologico delle Fornaci di Albinia (attive dal III al I secolo avanti Cristo), osserviamo la testimonianza della grande attività commerciale di vino locale verso la Gallia, che giustificò addirittura la produzione massiva di anfore. Associare il vino locale, menzionato nei testi scientifici, all’Ansonica è un passo naturale, diciamo istintivo per l’indigeno ed appassionato produttore di vino!
Tutte queste storie, come anticipato, sono solo alcune di quelle esistenti e generano con le loro differenze un velo di mistero sulle origini del vitigno. Sanno intersecarsi in sovrapposizioni narrative che riconducono a volte a dettagli simili: spesso riportano agli stessi siti con chiavi e in tempi diversi ma hanno in comune il tempo lontano dal quale arrivano, trascorso nel cuore del Mediterraneo da popoli straordinari che hanno lasciato ai posteri questa preziosa gemma enologica.
C’è poi un recentissimo studio del CNR che ha interessato una piccola zona del centro/sud Italia (Solopaca, BN) all’ombra del Monte Taburno. La ricerca ha portato al ritrovamento degli “antenati” del nostro caro vitigno in luoghi fino ad ora pensati fuori dalla sua rotta. Una scoperta che induce a ipotizzare un’origine da matrice italica della quale, probabilmente, in un futuro non troppo lontano avremo notizie più precise.
Un giallo, come il colore dell’Ansonica, non ancora risolto che per ora lasciamo decantare e del quale seguiremo le evoluzioni a cui porterà la ricerca scientifica.
Oggi
Scrive Giacomo Tachis nel suo “Sapere di Vino”:
«L’Ansonica è un grande vitigno capace di produrre un vino di qualità eccellentissima, con notevole struttura e gusto a seconda di come viene vinificato».
Badate bene: è proprio questo “… a seconda di come viene vinificato” a rendere speciale questo vitigno. Sono infatti le diverse tecniche di vinificazione a farlo diverso, unico, singolare.
Frequentando le amene coste di Maremma e l’Arcipelago Toscano, avrete di frequente la possibilità di assaggiare un vino da Ansonica. Ci sono circa 50 produttori che allevano, vinificano e commercializzano questa varietà. Delle versioni, le variazioni al tema, l’esaltazione del suo varietale con alcune tipologie di vinificazione ne parleremo, a brevissimo e sempre qui. A presto!
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