Be spirits: le tendenze di Parigi

Non solo vino, Vinexpo Paris ha saputo valorizzare anche quest’anno il mondo di gusti e tradizioni nel settore spirits


E’ stato tanto vino, da ogni parte del globo, ma non solo. Wine Paris – Vinexpo Paris cresce di anno in anno in adesioni e pubblico, ponendosi sempre più come evento irrinunciabile per i brand, per gli operatori e per gli appassionati.


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Nel Paris Expo Porte de Versailles, all’Italia si sono riservati davvero degli ampi spazi ma, chiaramente, la produzione vitivinicola francese ha avuto il ruolo principale ed è stata presente sia con le grandi maison dai territori più esclusivi che con i vigneron più periferici. Una copertura totale di tutte le denominazioni.

Impossibile quindi raccontare su queste pagine il mondo enoico della fiera parigina senza essere riduttivi o perfino banali. A Wine Paris, però, le alternative di vero interesse non sono mancate.


vinexpo paris giulia marini
foto: GM ©

E quindi – per la serie: “Non solo vino” – dal 12 al 14 febbraio mi sono lasciata qualche ora da dedicare al padiglione “Be Spirits” che ha ospitato una ricca serie di eventi mirati a decifrare le tendenze di mercato, presentare i prodotti più innovativi e rispondere alle sfide imprenditoriali di domani.

Questa area, focalizzata prevalentemente sui superalcolici (c’erano comunque anche birre, sidri e no&low), ha riunito acquirenti e mixologist da tutto il mondo. Grande novità di quest’anno è stato il “Craft Pavilion”, un’area riservata ai giovani produttori, suddivisa in tre zone: spiriti, analcolici, a basso contenuto alcolico, birre e sidri.


Spirito Italiano spirits,vinexpo
foto: Phillippe Labeguerie – courtesy Wine Paris

Il mio posto preferito, invece, si è rivelato “L’Infinite Bar” che offriva la possibilità di vedere in azione i migliori mixologist per creare dei drink di alta qualità (da menzionare sicuramente lo staff de l’Old Fashioned a Barcellona, La Drogheria a Torino e The Umbrella Project a Londra).

“Be Spirits” ha visto la partecipazione di 26 paesi produttori, con un aumento del 47% della superficie espositiva rispetto all’edizione del 2023 e quasi 200 espositori, di cui il 54% nuovi! Accanto ai numerosi partecipanti francesi, sono aumentati anche gli stand internazionali (con un aumento totale del 92% degli espositori di quest’anno).


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foto: Jean Bernard Nadeau – courtesy Wine Paris

Ben 35 tipologie di bevande erano rappresentate in fiera: pisco peruviano, cachaça, tequila, umeshu, vermut, vodka, whisky, malto, mezcal, pastis, prosecco, rum, rum aromatizzato, saké, bevande all’anice, aperitivi, Armagnac, birra, brandy, Calvados, Calvados aromatizzato, sidro, Cognac, creme, grappe, gin, liquori… e chi più ne ha, più ne metta! Un’offerta capace di soddisfare qualsiasi palato, con una fusione di innovazioni e tradizioni.

Come specchio delle tendenze del settore, “Be Spirits” ha registrato anche un aumento del numero di espositori analcolici/a basso contenuto alcolico, con un incremento del 50% per i vini no alcohol che si affiancheranno a spiriti analcolici e tonici.


Spirito Italiano spirits,vinexpo
foto: Phillippe Labeguerie – courtesy Wine Paris

Tra i produttori più sofisticati e interessanti, da sottolineare la Distilleria Alfred Schladerer, produttrice di distillati tedeschi premium, un’azienda a conduzione familiare di sesta generazione che pratica la distillazione dal 1844. Fra gli espositori di ricercata raffinatezza e gusto c’erano Lafferty & Sons dal Regno Unito e poi, dall’oriente, la Japan Sake and Shochu Makers Association e la cinese Yanghe Distillery con il suo Dream blue M6+.

Procedendo con il tripudio sensoriale, mi sono soffermata da alcuni produttori di whisky europei e americani presenti, cito i migliori a titolo personale: Midnight Lab. Spirits & Co dall’Italia, Gortinore Distillery dall’Irlanda e Tennessee Distilling dagli Stati Uniti.


Spirito Italiano spirits,vinexpo
foto: Phillippe Labeguerie – courtesy Wine Paris

Evocativa la “Battle des mixologistes” e bellissime le masterclass nella zona “Speakeasy” che hanno visto Melita Kiely riepilogare il mondo degli spiriti nel 2023, così come: “No-low: può la sobrietà diventare divertente?” degli ironici e al contempo seri Antoine Besse e Caroline Noirbuisson. Da menzionare anche i super focus della Japan Sake and Shochu Association e quello sul baijiu aromatizzato Moutai condotto da Marie Cheong-Thong e Ulric Nijs.

Visto il tema che prevalentemente tratto su spiritoitaliano.net, mi permetto di aggiungere una nota a parte proprio sul baijiu cinese che sempre più si impone nella scena della mixology mondiale. Baijiu (白酒) in cinese significa “spirito bianco” e indica un distillato di acquavite trasparente. Principalmente viene utilizzato il sorgo ma si trovano varie versioni con il riso glutinoso, frumento, orzo, ecc. Il suo grado alcolico varia da 40 a 60% e presenta caratteristiche peculiari sia al naso che al palato (simile alla grappa o alla vodka in generale). In Cina si beve normalmente a temperatura ambiente in piccoli bicchieri di terracotta, soprattutto durante eventi celebrativi o legati al business. Si può trovare come ingrediente principale in molti cocktail di taglio internazionale e rivisitazioni curiose.

In conclusione, Vinexpo Paris 2024 riflette l’attuale vitalità del settore degli spiriti: un mercato in fermento, indipendentemente dall’origine! Di questa mentalità aperta sta beneficiando il pisco, il mezcal e il tequila fra tutti, mentre il whisky è apprezzato sempre più dagli indiani, il rum dai britannici, il Cognac dai giapponesi e il sakè sempre più dai paesi occidentali.


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foto: Jean Bernard Nadeau – courtesy Wine Paris

Stay thirsty per la prossima puntata.



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