il valore dell’accademia


Un ruolo essenziale quello dell’Accademia della Vite e del Vino ma servono rinnovamento e sostegno. Intervento magistrale di Moio all’apertura dell’Anno Accademico


Rimaniamo sull’Accademia della Vite e del Vino e sull’odierna apertura del suo Anno Accademico perché c’è bisogno di cultura e non vediamo in giro una così grande spinta a promuoverla.


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Clima, sostenibilità, formazione, rinnovamento: sono quattro fra le parole più significative che hanno legato gli interventi di oggi durante l’inaugurazione del 74° Anno Accademico dell’AIVV e che rappresentano le strategie per l’immediato futuro.


Spirito Italiano accademia vite vino moio

«Portare gli appassionati sui luoghi di produzione è fondamentale perché il vino non lo si comunica se non si ci si guarda negli occhi», con queste parole ha chiuso poco fa il suo intervento il Presidente OIV prof. Luigi Moio in cui ha spaziato dall’enoturismo agli aspetti ambientali.

Di altissimo interesse alcune sue considerazioni nella prolusione “Il futuro del vino nell’era della sostenibilità”: «L’attuale viticoltura italiana – ha detto – è destinata a perdere qualità e mercati se non mette a punto nuove strategie per un futuro di una nuova crescita ed affermazione a livello internazionale».


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courtesy Uff stampa AIVV


Per il professore le potenzialità del comparto vitivinicolo nazionale sono straordinarie ma sono innanzitutto tre gli aspetti da considerare per mantenere questa posizione di riferimento in un’epoca di rapidi mutamenti:

  • clima:
    «Per il cambiamento climatico abbiamo fortunatamente un vantaggio naturale. I nostri vitigni storici sono quasi tutti tardivi, per cui non soffrono molto per un eventuale aumento della temperatura media annuale. Anzi.
    Alcuni di loro potrebbero addirittura avere dei vantaggi con un miglioramento notevole del potenziale enologico. E di conseguenza con l’ottenimento di vini maggiormente espressivi dei luoghi di origine.
    I nostri vini ottenuti dai vitigni italici hanno un vantaggio competitivo enorme»
  • ambiente
    «Vi è un’enorme crescita della sensibilità ambientale nella società. Problematiche come agricoltura verde, ossia un’agricoltura “pulita” e “pura” nei confronti dell’ambiente pedoclimatico, della pianta, degli addetti ai lavori e di conseguenza dei consumatori non sono più rinviabili. Con scelte lungo tutta la filiera vitivinicola, dall’uva alla bottiglia.
    Lo stesso discorso vale in cantina dove tematiche come “ecowinery” ed una enologia che è possibile definire “leggera” ossia una sorta di “milde-enology” sono concetti non più procrastinabili»
  • accoglienza
    «soprattutto in questa fase particolare che ci ha completamente sconvolti e confusi, è necessario dare ancora più forza all’enoturismo. Le cantine, sono dei potenziali porti attrattori, bisogna per questo continuare a metterle in rete in modo ordinato e organizzato allo scopo di creare tutte le condizioni per poter fare una buona accoglienza»


In questa sintesi di Moio, ritroviamo dei cardini di vitale importanza per un settore che rimane in crescita ma che deve saper vincere le costanti sfide quotidiane. Alcuni di voi saranno maggiormente attratti dalla recensione di una bevanda – e va comunque benissimo così – ma sappiamo altrettanto di avere un pubblico nutrito di lettori che amano poter riflettere sugli aspetti essenziali che consentono di interpretare molto più profondamente e professionalmente il resto.


Le considerazioni uscite dalla giornata odierna di Firenze sono per questo altamente pregnanti e ci auguriamo che l’Accademia della Vite e del Vino sappia rilanciarsi con modernità e la giusta energia così come si auspica il neo-presidente Rosario Di Lorenzo: «Troppe volte si è lamentato che in Italia manchi un centro che costituisca, per così dire, il cervello della viticoltura e dell’enologia italiana… Tale centro vuole essere appunto l’Accademia della Vite e del Vino».


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foto: Marco Mazzucotelli

Le idee pare ci siano sebbene la strada sia lunga da percorrere con numerose e basilari tappe. Lo dimostrano i primi obiettivi che dichiara Di Lorenzo per l’Accademia: «dotarsi di una sede identitaria […] garantire per l’Accademia un’adeguata, e certa nel tempo, disponibilità finanziaria a sostegno delle attività poste in essere e che si intendono programmare […] assicurare piena e ampia operatività ai diversi gruppi di lavoro costituiti in seno all’AIVV […] dotarsi di un efficace e moderno sistema di comunicazione […] incentivare il coinvolgimento e la partecipazione di giovani alla vita accademica […] promuovere e sostenere attività di alta formazione».

Praticamente, aggiungiamo noi, un “abc” improrogabile verso il domani. Istituzioni come l’Accademia della Vite e del Vino (con i suoi circa 570 accademici tra studiosi, imprenditori, divulgatori del settore) rivestono un ruolo determinante e devono essere incentivate nella loro attività.


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foto:Tom

Su questo pare aver aperto uno spiraglio anche la Regione Toscana, probabilmente interessata a riportare l’AIVV nei suoi confini. Così la Vicepresidente Stefania Saccardi: «Siamo felici che l’Accademia sia in Toscana e che la storia e le competenze di cui è custode sono oggi particolarmente preziose per la Regione e per il Paese nel momento dei cambiamenti climatici. Come Regione siamo felici di collaborare con l’Accademia che riteniamo una eccellenza e un valore nel settore più importante per la nostra agricoltura».




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fonte: Uff stampa UIVV
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