I dati ufficiali sulla quantità e qualità delle uve rende la 2020 un’annata dalle interessanti aspettative
Beh, iniziare definendo “interessante” un’annata come la 2020 può suscitare le più diverse reazioni: può far sorridere, inorridire, imbarazzare, sperare, incazzare, lasciare indifferenti.
Si perché, i vignaioli lo sanno meglio degli opinionisti, tutto può cambiare da un momento all’altro e il ferro non va solo battuto finché è caldo, va anche toccato scaramanticamente finché l’uva è sulla pianta…
Le autorevoli parole di Riccardo Cotarella sono però il doveroso punto di partenza e titolo del nostro articolo: informativo, deontologico finanche provocatorio per voi lettori pur se smorzato da un sommario che acquieta ogni trasalimento.
“L’annata 2020 si presenta con delle uve di ottima qualità, sostenute da un andamento climatico sostanzialmente positivo, che non possono che darci interessanti aspettative per i vini provenienti da questa vendemmia”. Ipse dixit.
Lo so, lo so, so cosa pensate… le interessanti aspettative per il futuro suonano ai dissacratori e ai menagramo come le interessanti prospettive per il futuro di un sempliciotto ragazzo di campagna che Renato Pozzetto ci ha reso indimenticabile.
Riccardo Cotarella sta recentemente incassando qualche critica (più o meno velata, più o meno ironica) anche da colleghi (comprensibile) e winelovers (meno comprensibile) vuoi per la posizione che riveste, vuoi per la carriera di lungo corso, vuoi per vini che non incontrano l’approvazione di alcuni chic-tasters alla ricerca di etichette più innovative e certamente più glamour.
Questo per il momento non ci interessa, per noi ora contano i numeri e le analisi degli uomini ma resta forte la tentazione di trasformare in editoriale quello che sarebbe, più o meno, un banale rilancio di un comunicato stampa.
Dopo le anticipazioni sull’andamento stagionale da gennaio a luglio 2020, la conferenza del 3 settembre con la ministra Bellanova ideata da Assoenologi, UIV e Ismea ha avuto il chiaro e comprensibile compito di salvaguardare l’attività dei vignaioli e in questo senso (almeno a parole) le garanzie sono state ampiamente promesse. Il Mipaaf consentirà al settore vino di mantenere le risorse stanziate (ma in buona parte non ancora utilizzate) con i decreti di giugno e luglio.
Veniamo ai numeri e alle indicazioni fornite dal gruppo di lavoro congiunto che, dopo le prime vendemmie, ha evidenziato come, sulle raccolto, si avrebbe una quantità in linea con quella dello scorso anno (-1%, 47,2 milioni di ettolitri) nonostante le agevolazioni per la riduzione volontaria delle rese.
Al netto di eventuali ulteriori eventi climatici avversi, è una quantità che dovrebbe consentire all’Italia di rimanere il principale produttore mondiale di vino, seguita dalla Francia con 45 milioni di ettolitri e dalla Spagna (42 milioni).
Considerato che al 3 settembre è stato raccolto circa il 20% dell’uva, l’annata produttiva vede in leggero incremento il Nord (+3% sul 2019) mentre al Centro e al Sud le quantità si dovrebbero ridurre rispettivamente del 2 e del 7%. Il Veneto (+1%) rimarrà la prima regione con 11 milioni di ettolitri, seguita da Puglia (8,5) Emilia-Romagna e Abruzzo. Spiccano su tutti l’incremento sardo del 18% e il calo sia toscano che siciliano del 15%
Su questi dati il direttore generale Ismea Raffaele Borriello ha notato di come il settore vitivinicolo italiano abbia dato prova di una straordinaria capacità di ripresa e resilienza, non dimenticando che: “Un sospiro di sollievo proviene sia dal cessato allarme dazi verso gli Usa che sta invece penalizzando i nostri concorrenti francesi e spagnoli” e concludendo precisando che “il sistema vitivinicolo italiano appare solido e in grado di tornare sui livelli a cui ci aveva abituato”.
Alle osservazioni più sopra riportate del presidente Assoenologi Riccardo Cotarella (che aggiunge “L’alta qualità sarà elemento determinante per affrontare e superare il difficile momento che il mondo del vino e in generale il sistema produttivo mondiale”) fa eco il presidente UIV Ernesto Abbona: “Il bilancio previsionale della vendemmia si annuncia positivo sia per la diffusa qualità delle uve, con diverse punte di eccellenza, sia per una quantità leggermente inferiore allo scorso anno che ci aiuterà a gestire il mercato in maniera equilibrata. Premesse importanti per valorizzare i listini di un’annata produttiva che ci attendiamo molto interessante.”
Capite adesso come l’aggettivo “interessante” sia stato il leitmotiv delle dichiarazioni e, forzatamente, il nostro punto di partenza per vostra informazione.
Resta adesso l’attesa della raccolta, stanno arrivando a perfetta maturazione quelle uve che fanno la differenza nei territori italiani più esclusivi, quelle che, se ben vendemmiate e vinificate, si trasformano nel calice in un vino eccellente altro che interessante…
fonte: Unione Italiana Vini
foto: Caio, pexels.com