il piatto che piange per la guerra


La guerra ha messo in ginocchio il 30% delle aziende italiane di filiera agroalimentare. Così l’indagine Coldiretti presentata oggi a Cibus


Parte oggi a Parma Cibus, la più importante fiera dedicata all’agroalimentare italiano con circa tremila aziende del food & beverage partecipanti.


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Esposizione ma anche dibattito. Interessantissimo quello di stamani in apertura manifestazione proposto nel suo stand da Coldiretti con l’indagine “La guerra nel piatto“.


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foto: Ray Piedra

Sappiamo bene quanto l’ultimo semestre abbia fatto salire il prezzo anche dei generi alimentari, direttamente o indirettamente.


Coldiretti si è concentrata particolarmente sull’influenza della guerra in Ucraina e di quanto abbia condizionato i costi di produzione a carico delle aziende della filiera e provocato inflazione, carenza di reperibilità e aumento della poverta’ alimentare, con un conseguente effetto negativo sia sulle imprese che sui consumatori.


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L’indagine di Coldiretti parla chiaro: L’11% delle aziende è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma circa il 30% del totale nazionale si trova comunque costretto in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione.


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Fa sapere Coldiretti che sulle aziende agricole si è abbattuto un vero e proprio tsunami «con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci. Nelle campagne si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea. L’impatto dell’impennata dei costi per l’insieme delle aziende agricole supera i 9 miliardi di euro».





Altri dati estremamente allarmanti riguardano l’intera filiera: il vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, il tetrapack è aumentato del 15% e poi ci sono il +35% per le etichette, il +45% per il cartone fino ad arrivare al 70% per la plastica con prezzi degli ordini che cambiano ormai di settimana in settimana, rendendo impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali.


Secondo l’indagine: «E’ rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%. In generale, secondo il global index Freightos, importante indice nel mercato delle spedizioni, l’attuale quotazione di un container è pari a 9.700 dollari contro 1.400 dollari di un anno fa.


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foto: Oliver Graumnitz

Sono gli effetti diretti ed indiretti del caro energia con la produzione agricola e quella alimentare che in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno.


Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha sottolineato che: «Serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore anche combattendo le pratiche sleali nel rispetto della legge che vieta di acquistare il cibo sotto i costi di produzione […] stiamo vivendo un momento in cui si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare».


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foto: Alexandra_Koch

In sintesi, il “costo della guerra nel piatto” secondo Coldiretti


materiaaumento
Tetrapack15%
Bottiglie e vasetti di vetro30%
Cartoni di imballaggio45%
Etichette35%
Tappi in metallo40%
Tappi in sughero20%
Barattoli di banda stagnata60%
Contenitori in plastica70%
Cassette in legno75%
Fertilizzanti170%



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fonte: Coldiretti

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