“Un insulto” e “guardiamo al Sudamerica”: il mondo della Grappa chiede un’indispensabile reazione ai dazi. Sveglia!
Vorremmo anche evitare di tornare sull’argomento ma sono essenzialmente due i motivi per cui non lo facciamo.
[si legge, più o meno, in: 2 minuti]
I motivi sono questi:
- perché lunedì scorso abbiamo dato voce al “vino” e le parole delle figure autorevoli dei distillati ci interessano quantomeno altrettanto;
- c’è incredibilmente chi ancora la prende sottogamba e con sorrisetti maliziosi ritiene che siano sempre le solite lamentele da italiani.
Prendono posizione ufficiale due personaggi di nostra assoluta stima, entrambi massimi rappresentanti delle associazioni di settore: Cesare Mazzetti e Sebastiano Caffo.
È diretto il presidente del Comitato acquaviti e liquori di AssoDistil Cesare Mazzetti: «Senza giri di parole: l’imposizione dei dazi al 30% da parte del Presidente Trump, se confermata ad agosto, danneggerà irrimediabilmente le esportazioni dei distillati e dei liquori italiani. Una decisione che interviene proprio nel momento in cui alcuni prodotti stavano guadagnando significative quote di mercato oltre che il gusto dei consumatori USA.
Non può lasciare indifferente l’inazione della società civile del nostro Continente contro una linea politica delle istituzioni comunitarie che ha concesso agli USA non solo miliardi di euro per l’acquisto di armi, ma ha anche ridotto al 5% le tasse alle realtà miliardarie americane attive nel settore high tech. Di contro quale il risultato ottenuto? Dazi che suonano come un insulto».
Anche Sebastiano Caffo, presidente del Consorzio Nazionale Grappa, si è mostrato fortemente contrariato: «Avere a che fare con la volubilità del Presidente Statunitense rende impossibile per le aziende italiane la programmazione del proprio futuro; queste incertezze impattano sui budget di vendita e gli investimenti in termine di promozione dei prodotti sul mercato USA. Auspichiamo che si giunga a un accordo ma esso deve essere pluriennale e capace di andare oltre agli umori personali del Capo della Casa Bianca.
Ma dobbiamo anche guardare al futuro: occorre trovare valide alternative di mercato export per la Grappa. Dobbiamo guardare – e investire di conseguenza – al Sud America. Quei Paesi vedono la presenza di fortissime comunità italiane e vi è una cultura di produzione di distillati simili al nostro prodotto di bandiera. Dobbiamo investire per combattere “l’italian sounding” e eliminare l’uso improprio del termine “Grappa”.
Dobbiamo aprire trattative con le autorità locali consapevoli che attualmente sono attivi dazi pesanti per i prodotti provenienti dall’Europa. Ma è molto probabile che in questo momento è più facile avviare e instradare una trattativa con i governi dei paesi del Sud America rispetto agli USA. Le popolazioni di origine italiana che abitano il Sud America conoscono, per tradizione familiare e non solo, che cos’è la grappa. Facciamo loro riscoprire la passione per la vera Grappa italiana!».
Chiudiamo con le nostre considerazioni: negoziare con gli USA fino all’ultimo secondo è doveroso, dopodiché: o si prendono serie contromisure per l’export – non per forza punitive verso “Donaldo” – oppure prepariamoci a vedere aziende rimanere in bilico sul filo del rasoio.
L’Italia avrà la forte responsabilità di difendere quei settori – come l’agroalimentare – strategici per la sua esportazione e per il suo PIL. Si potrà perdere la battaglia, ma non avrà scuse chi si tirerà indietro dalla lotta.
fonti: Assodistil, CNGrappa
© spiritoitaliano.net ® 2020-2025