Gli USA confermano di non voler ricorrere a nuovi dazi nonostante la prossima applicazione della Digital Service Tax in Italia.
Il timore, si sa, è sempre dietro l’angolo. Adesso però sembra, oggettivamente e fortunatamente, essersi dileguato lasciando spazio a nuova luce sul mercato.
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In settimana avevamo scritto della motivata apprensione espressa dal Segretario generale di UIV Paolo Castelletti sul rischio nuovi dazi USA verso l’Italia.
Paure suscitate comunque dopo la pubblicazione del documento ufficiale USA che ha comunque salvato ancora il nostro Paese dai quei dazi legati alla controversia con l’Europa per il caso Airbus-Boeing.
Il rischio di ritorsioni americane per l’entrata in vigore della DST (Digital Tax) italiana aveva spinto Paolo Castelletti a chiedere la sospensione temporanea degli effetti dell’imposta DST sfruttando magari il decreto milleproroghe.
Adesso (al netto dell’isterica confusione creatasi nella politica italiana, dei nodi da sciogliere per il proseguimento dell’attuale legislatura, delle questioni “post-trumpiane”, impeachment o non impeachment), pare si sia rasserenato l’ambiente e sia spuntato un promettente arcobaleno.
Riporta sul suo sito Federvini l’intenzione statunitense di non applicare dazi aggiuntivi agli Stati che hanno approvato la tassa sui servizi digitali.
Il rappresentante commerciale degli Stati Uniti ha anche sospeso l’imposizione di dazi del 25% sulle importazioni di merci francesi (valutate circa 1,3 miliardi di dollari all’anno), che sarebbero dovute entrare in vigore il 06 gennaio 2021 dopo l’annuncio di luglio 2020 seguito alla DST francese ai danni anche delle holding a “stelle e strisce” come Amazon, Apple, Facebook e Google.
Il 6 gennaio 2021, l’USTR ha pubblicato i risultati, nelle sue indagini della Sezione 301, sulle tasse sui servizi digitali adottate da India, Italia e Turchia, concludendo che sebbene ciascuna delle tasse discrimina le società statunitensi, gli Stati Uniti non intraprenderanno alcuna specifica azione in questo momento.
Scampato pericolo.
fonte: Federvini
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