San Gimignano e lo stile Cesani





Sce Gemiane… Sigericus, nel suo viaggio da Roma a Canterbury poco prima dell’anno mille, riposò fra queste colline ammirando un paesaggio che nei secoli sarebbe profondamente mutato ma che ancor oggi è meta obbligatoria lungo le strade della via Francigena fra storia, arte e natura.

Spirito Italiano

San Gimignano svetta con le sue odierne 13 torri e le altre scamozzate a ricordo delle oltre 70 erette nell’epoca più fiorente prima della sottomissione a Firenze del 1353. Nei manoscritti si riferiva l’importanza del vino e non ci sorprende ritrovare negli Ordinamenti delle Gabelle comunali del 1276 l’imposizione di una tassa di tre soldi per ogni soma di Vernaccia esportata. Letizia Cesani è la presidente del Consorzio del vino Vernaccia di San Gimignano; parliamo e da subito mi trasmette lo spirito di una donna capace, manager dalla vigna alla “tasting room”, conscia del suo ruolo e profondamente legata al territorio.

Il padre Vincenzo avviò l’attività negli anni ‘50 per poi trasferire la sua grande passione alle figlie con le quali ancor oggi condivide l’armonia di una azienda a conduzione familiare.

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Circa 26 ettari di vigneto a pochi chilometri nord-ovest da San Gimignano, un’area leggermente meno piovosa e più arida rispetto alle circostanti che, dopo un’attentissima gestione agronomica e enologica, regala vini morbidi, strutturati e di stile peculiare.

“Solo chi conosce le proprie uve può decidere come vinificarle…” le parole di Vincenzo Cesani mi fanno riflettere con Letizia di quanto sia fondamentale il terreno argilloso su cui crescono le viti del loro pregiatissimo Sangiovese e quanto sia determinante il tufo ricco di conchiglie fossili che costituisce invece gli strati di appoggio dei vigneti di Vernaccia, un’uva unica che però necessita delle condizioni più idonee per diventare irresistibile e degna della fama che le compete. Il vino Vernaccia di San Gimignano, pensate, è stato il primo in Italia ad essere riconosciuto a Denominazione d’Origine Controllata nel 1966; un significativo record a cui riferirsi per spingere sempre più alto lo standard qualitativo.

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In questo senso l’azienda lavora preservando al massimo la materia prima con tecniche all’avanguardia ma imprescindibilmente rispettose del frutto e del sapere antico; la certificazione biologica, l’utilizzo esclusivo di prodotti naturali e la scelta di limitare la produzione non cedendo ai richiami del mero profitto sono tutti valori inconfutabili che fanno di Cesani una realtà importantissima a livello nazionale e oltre confine.

Principalmente vino ma non solo: olio EVO, miele e zafferano sono altri fiori all’occhiello che rimandano alla grande tradizione sangimignanese. E’ possibile prenotare delle visite guidate ai locali oppure approfittare per soggiornare nel confortevole agriturismo che da oltre 15 anni offre ospitalità e pieno contatto con le bellezze naturali circostanti. 

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La nostra degustazione selezionata parte dal Rosso Toscano IGT Luenzo 2012 così luminoso e profumato di rosa e viola; il Sangiovese che quasi interamente lo compone offre tipiche fragranze di amarena, frutti di bosco e in bocca pervade i sensi con assoluta eleganza corporea e un interminabile finale dai ritorni di tabacco, lavanda e balsamici. Vino pregiatissimo da lungo invecchiamento ma già fruibile sin dall’acquisto e abbinabile con un filetto arrosto ai mirtilli o anatra alla cacciatora.

La Vernaccia di San Gimignano riserva DOCG Sanice 2016 è un capolavoro dorato brillante dagli aromi di ginestra, pesca bianca e mela con soffi di timo, nocciola e pietra focaia; rotondo e appagante al palato ha pienezza e raffinata persistenza gustativa con lunga scia sapida che lo rendono perfetto per un piatto di rana pescatrice al forno ma al tempo stesso versatile e delizioso con pennette al granchio e finanche la mozzarella di bufala.


Dante nel canto XXIV del Purgatorio scrisse: «… ebbe la Santa Chiesa in le sue braccia: dal Torso fu, e purga per digiuno l’anguille di Bolsena e la vernaccia», come non perdonare oggi il duecentesco goloso Papa Martino IV di Tours?