e mo’ che famo? ‘a buttamo?


Rischio cestino per milioni di etichette dopo le ultime precisazioni UE a pochi giorni dall’entrata in vigore del Regolamento. Pare di sognare…


C’è sempre qualcosa di straordinariamente confuso nell’interpretazione della legge, qualcosa che spesso pensiamo sia esclusività nazionale e fiore (appassito) all’occhiello del made in Italy ma che poi, se guardiamo a Bruxelles o Strasburgo, comprendiamo non essere così originale.


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E’ così che, a pochissimi giorni dall’entrata in vigore (8 dicembre 2023) del nuovo Regolamento UE 2021/2117 sull’etichettatura (argomento che abbiamo seguito con interesse), è arrivata la pubblicazione (stile Q&A) dei nuovi orientamenti della Commissione Europea.

Il problema è che gli ultimi orientamenti sembrano contrastare con quanto preventivato in 2 anni e danno una nuova interpretazione della normativa. Secondo le linee guida, anche la parola “ingredienti” deve essere presente sull’etichetta e tutte le informazioni devono essere tradotte in più lingue.


Spirito Italiano regolamento etichette vino qrcode
foto: Davie Bicker

«Considerando il lungo tempo necessario per preparare le informazioni, modificare il design delle etichette e stamparle, le cantine dell’UE hanno iniziato a prepararsi a rispettare la scadenza molti mesi fa. Stimiamo che oggi sono già state stampate diverse centinaia di milioni di etichette, molte delle quali sono già sugli scaffali», queste le parole di Mauricio González Gordon presidente di CEEV (Comité Européen des Entreprises Vins).

E per Unione Italiana Vini: «Sono oltre 50 milioni le etichette di vini italiani già stampate secondo il
modello inizialmente condiviso e poi sconfessato dalle linee guida della Commissione Ue: un danno imprevisto e importante per il settore». Nel comunicato di ieri, UIV ha fatto poi sapere che le precisazioni riparatorie fatte dal Portavoce Agricoltura della Commissione Olof Gill: «non soddisfano le imprese del vino e non risolvono il caos determinato dall’ultimo cavillo voluto dall’esecutivo europeo (la parola “ingredients” anziché l’acronimo “i” a fianco al QR code sulla lista degli ingredienti)».


Insomma, un pasticcetto che, al momento, non interessa chi ha deciso solo la strada dell’e-label rendendo disponibile elettronicamente la dichiarazione nutrizionale completa e l’elenco degli ingredienti.

Per tali motivi CEEV e UIV hanno chiesto di rivedere immediatamente il documento e garantire certezza giuridica alle imprese consentendo l’uso, fino a esaurimento scorte, di tutte quelle etichette stampate in buona fede prima delle ultime linee guida.


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“Sennò… che famo? ‘E buttamo?” Anche no…



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fonte: UE, CEEV, UIV
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