La cerimonia di Alambicco d’Oro ANAG ha valorizzato il grande distillato italiano. La tradizione può guardare al futuro.
Lo diciamo subito: la giornata all’Hotel Villa Tacchi di Gazzo Padovano è stata molto più di una semplice premiazione. È stata un’occasione di confronto dinamica e stimolante, che ha saputo celebrare l’eccellenza della distillazione italiana guardando con coraggio e speranza alle nuove frontiere.
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Invece di limitarsi a una cerimonia formale, ANAG ha saputo creare un ponte tra il passato e il futuro, dimostrando che la grappa non è solo un distillato di tradizione, ma un protagonista versatile e contemporaneo.
Il cuore della giornata è stata senza dubbio la premiazione dei vincitori del 42° Alambicco d’Oro, i 102 riconoscimenti che hanno messo in luce la qualità e la passione non solo di chi ha vinto la Best Gold o i premi speciali, ma di tutto un movimento capace di dare un senso vero alla nostra produzione spirits. Un importante piccolo mondo veicolato da 41 vincitori dell’eccellenza comunque rappresentanti di un settore che lavora sodo e, spesso, poco agevolato dallo Stato.
C’eravamo anche noi a Gazzo Padovano, ci siamo confrontati con loro, e possiamo dire tutto il bene di questi protagonisti e di un evento ANAG davvero ben organizzato, il cui unico neo – ci spiace, ma cerchiamo sempre di essere onesti – è stata proprio l’assenza di circa metà dei premiati. Sappiamo anche come solitamente funziona: farsi ore di strada per ritirare un premio in giorno di lavoro costa tempo e denaro. Pensiamo che qualcuno, magari a posteriori, se ne sia comunque un minimo dispiaciuto.
Il vero valore aggiunto alla giornata – nessuno ce ne voglia – è stato però il contributo culturale del pomeriggio, a partire dalla tavola rotonda che ha accomunato i mondi della distillazione, della cucina e del bartending. Qui riprendiamo le parole del comunicato di ANAG inviato ai media, che ci trova praticamente concordi.
Il mondo della distillazione ha incontrato quello della cucina e della mixology nella tavola rotonda moderata dal giornalista enogastronomico – molto bravo [ndr] – Stefano Cosma. Il primo contributo è stato quello dello Chef Francesco Aquila, vincitore di Masterchef 10, che ha raccontato come grappa e distillati possono diventare ingredienti protagonisti in cucina e dialogare con sapori e ingredienti diversi per creare nuovi piatti e forme di creatività gastronomica.
La grappa nella mixology contemporanea e la sua evoluzione in risposta alle nuove tendenze sono stati, invece, i temi al centro dell’intervento del bartender Agostino Galli, che ha evidenziato la necessità di incuriosire le persone con nuove proposte nate dalla miscelazione, anche ‘sporcando’ la grappa e la sua eccellenza per valorizzarne la versatilità e la qualità. Il tema della mixology e dei nuovi trend è stato ripreso anche dal mixologist e bar developer Samuele Ambrosi, che ha analizzato la crescita del gin negli ultimi anni e l’importanza della cultura del bere consapevole e responsabile, dove giocano un ruolo fondamentale la comunicazione, il marketing e la creatività degli stessi bartender.
Insieme al distillatore Bruno Pilzer i partecipanti hanno, poi, compiuto un viaggio virtuale nel mondo della produzione, scoprendo il valore delle diverse metodologie, l’importanza delle tradizioni e delle differenze territoriali, ma anche la necessità di guardare al cambiamento dei mercati e delle richieste dei consumatori aprendosi alle nuove tendenze della mixology senza perdere l’eccellenza che contraddistingue la grappa. Nel suo intervento Pilzer ha evidenziato come sia fondamentale fare squadra fra tutti i soggetti coinvolti, a partire dai distillatori.
“Nell’esperienza sensoriale di una buona degustazione, gioca un ruolo determinante il calice e il suo design per esaltare al meglio il prodotto”. Lo ha sottolineato Mara Ferri, di Rastal Italia, ricordando la collaborazione avviata con ANAG da oltre 30 anni. Nel 1991, infatti, Rastal Italia studiò, su richiesta di ANAG, un calice che potesse valorizzare le percezioni olfattive e gustative della grappa.
Aggiungiamo noi che: soprattutto le parole di un particolarmente ispirato Bruno Pilzer hanno fatto comprendere, fra le righe, del momento delicato ma altrettanto stimolante che il distillato italiano sta vivendo.Attraversiamo una fase in cui tutti (se guardiamo al vino ancor di più) stanno cercando di salvare principalmente se stessi dalle “burrasche” socio-economiche. Il mondo spirits nazionale, data la sua dimensione non eccessivamente dispersiva, può ancora controvertire la tendenza se cercherà di essere coeso, facendo un po’ di sana autocritica, ma proseguendo sulla già intrapresa giusta strada della valorizzazione in un contesto che si evolve.
Una masterclass dedicata ai distillati di pera Williams guidata dal mastro distillatore Helmut Oberhofer di Roner Distillerie, ha chiuso la giornata accompagnando i presenti in un viaggio sensoriale alla scoperta di prodotti, profumi e aromi.
Un raggiante presidente ANAG, Marcello Vecchio ha così commentato la giornata: «Senza rinunciare al legame con Asti, proseguiremo anche su questa strada per valorizzare ed essere vicini ai diversi territori che, in tutta Italia, esprimono prodotti di altissima qualità nel piccolo calice. La grappa, infatti, è un’eccellenza del nostro Paese ed è un veicolo di cultura importante per promuovere i diversi territori e le loro peculiarità. A questo si unisce la versatilità di questo distillato, pronto a un utilizzo crescente sia in cucina che nella mixology come hanno confermato gli interessanti e qualificati interventi che hanno animato la tavola rotonda. ANAG è pronta a fare la sua parte».
In definitiva, il successo di questa edizione della consegna dei premi di Alambicco d’Oro, seppur lontano dalla “casa” di Asti ha confermato che ANAG sta percorrendo la strada giusta. L’obiettivo non è solo premiare, ma promuovere la grappa come un veicolo di cultura e bevanda duttile.
Le distillerie stanno facendo davvero tanto e senza troppo lamentarsi, ma deve essere chiaro che senza una visione logica e di prospettiva da parte dello Stato, gli sforzi potrebbero non essere ripagati.
fonte: ANAG
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