vicini a un settore essenziale


Business, internazionalizzazione e posizionamento, le 3 parole chiave di Vinitaly 2023, presentato ieri. Il settore vino è strategico, va valorizzato


Presentata ieri a Roma la 55^ edizione di Vinitaly con grandi ambizioni e ottimismo diffuso.


[si legge (più o meno) in: 4 minuti]


Abbiamo già ampiamente introdotto la manifestazione pochi giorni fa, non ci torneremo troppo sopra. Ci focalizzeremo piuttosto sugli obiettivi che Vinitaly 2023 si pone sulla base dei dati che sono emersi anche nella conferenza di ieri in cui sono intervenuti: Federico Bricolo e Maurizio Danese (Presidente e A.D. Veronafiere SpA), Francesco Lollobrigida (Ministro MASAF), Matteo Zoppas (Presidente ICE-Agenzia), Giuseppe Schirone (economista e manager Prometeia) e Carlo Flamini (wine observatory manager Unione Italiana Vini).


foto: Ennevi foto © – courtesy: Press office Veronafiere

Già ripetuto anche sulle nostre pagine, la manifestazione ha intrapreso con decisione una strada business-oriented e lo ha confermato anche il Presidente Bricolo: «Sarà un Vinitaly di servizio e sempre più funzionale alle esigenze delle aziende che operano sui mercati. Una evoluzione prevista dal piano industriale con l’obiettivo di potenziare ulteriormente l’identità e la centralità della manifestazione, oggi riconosciuta quale brand in grado di trainare la promozione del vino italiano a livello internazionale.

Il risultato della campagna straordinaria di incoming realizzata quest’anno ci proietta verso il Vinitaly del futuro, leva per la competitività e la crescita di questo settore strategico del made in Italy».



Tre le parole chiave da sviluppare nelle giornate dal 2 al 5 aprile: business, internazionalizzazione e posizionamento con la distinzione tra operatori in fiera e winelover in città.



A questi ultimi è dedicato Vinitaly and the city, il fuori salone tra mostre, eventi, degustazioni e wine talk nei luoghi più rappresentativi della città Patrimonio Unesco in programma dal 31 marzo al 3 aprile.


In fiera tantissime occasioni di approfondimento tecnico con oltre 80 appuntamenti di assaggio guidato già in cartello a oggi, a partire dalla degustazione iniziale di domenica 2 aprile (Tre bicchieri Gambero rosso) e preceduti, come sempre, dal grand tasting Opera Wine, in programma sabato 1° aprile alle ex Gallerie Mercatali, con 130 etichette di eccellenza selezionate da Wine Spectator (faremo prestissimo un post a parte con l’elenco completo).



Abbiamo però ritenuto oggi più interessante sintetizzare del perché Vinitaly abbia ormai rinnovato il suo concetto di fiera, ben distante da com’era a inizio secolo, come in tanti se la ricordano e magari, ancora, la rimpiangono (fra questi non pensiamo ci siano i produttori).




L’industria italiana del vino


Il strictly business-oriented nasce anche dalle statistiche, come quelle presentate dall’Osservatorio UIV-Vinitaly e Prometeia.


L’industry vinicola italiana impegna circa 530.000 aziende con circa 870.000 addetti, vale più o meno 31,3 miliardi di euro ed è in cima alla speciale classifica relativa alla bilancia commerciale del made in Italy “tradizionale” (quello delle 4A: Abbigliamento, Alimentare, Arredamento, Automazione).


fonti: UIV, Prometeia

Il vino, con 7,4 miliardi di euro di esportazioni nette, nel 2022 si colloca al primo posto per livello del saldo commerciale, lasciandosi alle spalle altri campioni del Made in Italy nel mondo, sia del sistema moda che della meccanica strumentale. Una scalata partita dal 4° posto del 2011 sino alla performance di oggi, con il sorpasso su altri comparti icona del lifestyle italiano come la gioielleria/bigiotteria (+6,8 miliardi di euro), la pelletteria (+6,7 miliardi di euro) e l’abbigliamento (+6,4 miliardi di euro).


fonti: UIV, Prometeia

Interessanti le valutazioni dell’A.D. Veronafiere, Maurizio Danese: «Troppo spesso il vino non è considerato dalla comunità economica per la sua reale dimensione. Il settore, con le sue imprese, è cresciuto ed ha affinato la propria managerialità fino a diventare un capitale strategico del prodotto Italia.

Per questo Vinitaly – anche alla luce delle polemiche di alcune lobby che ne vorrebbero ridimensionare la portata economico-sociale – ha voluto quest’anno concentrarsi su un’analisi in grado di definire il reale valore del comparto.


fonti: UIV, Prometeia

Siamo convinti che il vino sia una ricchezza straordinaria per l’Italia e che, come testimoniano i numeri presentati nel rapporto, la strada per l’ulteriore crescita debba necessariamente passare dall’export. È questo anche il traguardo di un Vinitaly che ha destinato gran parte delle proprie risorse in funzione di un allargamento globale della platea business e per il radicamento all’estero sui mercati mergenti e maturi».


E’ un’industria impressionante che coinvolge 2 tipi di filiere: la “core” e l'”indiretta”. La filiera “core” (coltivazione/produzione e vendita/distribuzione) vale 26,2 miliardi di euro (16,4 miliardi di euro la parte produttiva e 9,8 miliardi le vendite al dettaglio/ingrosso), impiega 836.000 addetti con un numero di aziende pari a 526.000.


fonti: UIV, Prometeia

La filiera “indiretta”, o “correlata” (tecnologie e macchinari per vigneto, cantina e controllo qualità/certificazioni) conta circa 1.850 aziende, con 34.000 addetti, per un fatturato di 5,1 miliardi di euro.


L’export rimane quindi la chiave essenziale per proseguire a creare lavoro, ma non sono così pochi i consumatori di vino italiani che, ben equidistribuiti per fasce d’età, necessitano sempre di educazione all’assaggio e all’acquisto.


fonti: UIV, Prometeia

In fiera oppure in città, è bene tenerlo a mente:… no business, no lovers.



torna in alto


fonte: Ufficio stampa Veronafiere
spiritoitaliano.net © 2020-2023


Writing staff di spiritoitaliano.net