vinitaly 2023: tiriamo noi le somme


Vinitaly ha rialzato la testa con la 55^ edizione. Veronafiere canta giustamente vittoria ma l’ingranaggio rimane delicatissimo


E allora… è andata! Buonissima la prima di Vinitaly per il nuovo CDA Veronafiere del quale immaginiamo la tensione accumulata da quasi un anno per la fiera conclusa pochi giorni fa.


[si legge (più o meno) in: 5 minuti]


Sì perché noi solitamente parliamo di bevande, ci piace visitare, confrontarci, degustare, recensire ma – siamo seri – manifestazioni come Vinitaly sono qualcosa che va ben oltre e sono come una partita a scacchi… se sbagli l’apertura puoi già perdere in partenza il match nonostante tu cerchi di recuperare mossa dopo mossa, ora dopo ora.


foto: P Bini ©

E’ così che il 55° Salone, il primo dell’era Bricolo, sì è chiuso non solo con circa 93.000 presenze (dati organizzazione) ma soprattutto con la consapevolezza (nostra) di una kermesse realmente riuscita e, più o meno, appagante per quasi tutti (impossibile togliere quel “quasi”).


Occorre essere onesti: nutrivamo forti dubbi dopo l’edizione dello scorso anno, le abitudini cambiate dopo il covid e la continua ascesa dei competitors europei – Dusseldorf über alles – che minacciavano una possibile lenta emorragia in presenze e, soprattutto, calo di peso specifico a livello globale.

Se pensiamo che Vinitaly possa surrogare Prowein, o viceversa, ci sbagliamo. Resta per noi fondamentale saper contestualizzare Verona come centro esclusivo di tutto il vino italiano (con qualche realtà rappresentativa dell’estero) e trasmettere agli espositori la sensazione che non sia solo vetrina ma anche reale luogo di affari.


foto: P Bini ©

de verticibus


La figura di Maurizio Danese che da Presidente è passato a essere Amministratore Delegato, rimane comunque un importante anello di giunzione con il passato ed essenziale punto di contatto con il pregresso e con il mondo del commercio, del settore horeca e delle imprese sul territorio.



Il veronese Federico Bricolo, come Presidente da maggio ’22 – tra l’altro dopo la modifica statuto Veronafiere feb22, mmmh… [nda] – ma soprattutto come politico ex-deputato ed ex-capogruppo al Senato per la Lega nord, ha evidentemente giovato ai rapporti con le Istituzioni centrali che quest’anno – almeno così ci è parso – ci sono sembrate particolarmente dinamiche nel supportare iniziative di pregio.


foto: Ennevi foto © – courtesy: Press office Veronafiere

Le sue dichiarazioni conclusive date alla stampa a fine evento sono poco più che scontate ma non pretendevamo molto altro: «Siamo particolarmente soddisfatti per il riscontro che stiamo riscuotendo dalle aziende e dai territori, che rappresentano la vera forza di questa manifestazione. L’obiettivo è quello di costruire con i partner istituzionali una piattaforma promozionale permanente e coordinata in grado di attrarre da un lato gli investimenti dell’incoming sull’Italia, dall’altro sul prodotto italiano all’estero con un radicamento di Veronafiere – dopo Brasile e Cina – negli Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud e Far East».



A dire il vero, qualcosina fra le righe si può leggere. Per quanto anche da noi dedotto poco sopra, si profila un tentativo di sfruttare la comunanza di colori politici per incastonare il marchio Vinitaly nelle numerose iniziative di marketing e commerciali che il nostro Paese propone al mondo attraverso il supporto di agenzie attive ad-hoc (ITA ICE ne è l’esempio più rappresentativo).

La strada è, palesemente, quella maestra ma molto dipenderà dalle risorse che saranno stanziate per la promozione internazionale e dalla capacità di Veronafiere a imporsi come riferimento assoluto – parrebbe scontato ma così potrebbe proprio non essere viste anche le ultime dichiarazioni di Zaia, vedi articolo precedente – .


foto: P Bini ©

Sull’attrattiva verso il mondo ha puntato con le sue dichiarazioni anche l’AD Maurizio Danese: «Gli investimenti fatti in favore dell’incoming estero hanno dato un primo concreto risultato a un Vinitaly che vogliamo sempre più decisivo per il business degli espositori che per la manifestazione riservano risorse importanti.

Un matching domanda-offerta che ha funzionato, come dimostrato anche dagli oltre 11mila appuntamenti pianificati tra espositori e buyer della piattaforma Vinitaly plus che si aggiungono a quelli fissati direttamente tra aziende e buyer. Il nuovo corso è iniziato ma non è certo terminato: Vinitaly sarà sempre vettore del made in Italy, sia qui che all’estero, se ragionerà in termini di sviluppo del settore e delle sue imprese, ed è questo che stiamo cercando di fare».



servirebbe un’enciclopedia…


– Che ve lo diciamo a fare? – Servirebbe un’enciclopedia per raccontare Vinitaly per intero e noi, umili narratori, non saremmo comunque in grado di descriverla nei dettagli più reconditi.

Una fiera-sistema, una manifestazione che coinvolge anelli di catene che legano un po’ tutta la società, un salone-vetrina esposto 5 giorni al mondo che poggia su equilibri delicatissimi per garantirne il successo di cui noi possiamo testimoniare solo la parte visibile, la parte tangibile.


foto: P Bini ©

Dall’organizzazione arrivano dati sulla provenienza dei buyer: gli Stati Uniti sono stati i più presenti, staccando nettamente la Germania, poi il Regno Unito e, a seguire, la Cina che, con oltre 1000 presenze, ha contribuito assieme al Giappone a un importante crescita dei contati diretti con il mercato asiatico.


Ferma restando la crescita generale del mercato europeo, si segnala il grande ritorno degli operatori da tutti i mercati extra-UE: l’Asia, più che raddoppiata (+116%) trainata dal rientro dei cinesi che superano le 1000 presenze, e il Giappone (+143%). Le Americhe segnano un +38% con exploit degli USA (+45%) e del Brasile (+46%), oltre a un ulteriore consolidamento del Canada (+19%). Anche l’Australia in tripla cifra, a +130%


foto: P Bini ©

Chi è stato all’edizione 55 di Vinitaly ha potuto riscontrare una soddisfazione di massima parlando con gli espositori. Che l’investimento sia considerato un po’ da tutti davvero oneroso è fuori di dubbio, ma Verona resta ancora per tanti una valida occasione per avere nuovi contatti, confronti e idee.



vista dal visitatore


Giusta a nostro avviso la scelta di distribuire l’accesso fra operatori professionali, wine lover e media: le polemiche degli espositori stanchi degli accessi poco selezionati andavano doverosamente ascoltate. Il mondo cambia, la società pure, il business lo stesso e dopo il covid ancor più.


Mixology che da un padiglione dedicato finisce al 2° piano del Palaexpo la dice lunga sull’analisi fatta in questi mesi per la promozione di alcuni settori a discapito di altri, il vino italiano è stato però sicuramente ben accudito con la classica distribuzione regionale e aree tematiche come Micro Mega Wines, Vinitaly Bio, International ed Enolitech che hanno funzionato bene – qualcuna certamente, qualcuna meno – come spazi di distensione e approfondimento peculiare.


foto: P Bini ©

Correre, correre, correre” è il solito leit-motiv che accompagna le giornate in fiera, la app Vinitaly gira a ritmi decisamente più blandi (in più c’è la congestione delle linee) e vorremmo conoscere chi l’ha usata in loco al posto della propria agenda (cartacea o digitale) per gestire i suoi appuntamenti giornalieri.


Un servizio di deposito bagagli a buon prezzo ma a evasione rallentata (in entrata si è persa anche mezz’ora in fila, una vita per Vinitaly) è l’altro (e ultimo) peccatuccio da espiare per la prossima edizione, dopodiché la logistica verso il visitatore non ha mostrato altre pecche strutturali (almeno per quanto ne sappiamo) se escludiamo la pochissima attenzione per le vie di accesso da riservare agli addetti stampa (diciamo veniale) e qualche incertezza nel gestire i soliti impediti al tornello (personale comunque estremamente cortese nel far fronte a cause indipendenti dall’organizzazione).


Bus navetta che quest’anno non hanno tradito i passeggeri evitando i folli percorsi 2022 e se qualcuno è rimasto inghiottito nel traffico lo è stato l’automunito (per entrare in città, per entrare nel quartiere, per arrivare e trovare l’agognato parcheggio…).


Tanti, tanti, tanti eventi, presentazioni e happening grazie ai consorzi, le aziende e vari enti. Verrebbe da dire “anche troppi” ma qui il troppo non ha oggettivamente limiti che sia riferito al dentro-fiera oppure al fuori-fiera, “in the City” – 45.000 degustazioni! – o “in da club” – top secret… –


foto: P Bini ©

Il concetto dello strictly business e del “meno fronzoli possibile” ha depennato dal calendario la cena di gala (oggettivamente un surplus per Vinitaly), Operawine è invece un gancio importantissimo sia verso gli USA (detto sopra…) che per l’estero influenzato da WineSpectator e rimane un profumoso fiore all’occhiello da mostrare agli espositori per la prossima proposta di partecipazione.


Grandissimo successo dell’enclave FIVI al padiglione 8 che ha costantemente pullulato di presenze motivate e festose anche favorendo la “vicina di hall” Sardegna, naturale prosecuzione di percorso. Magari con un po’ meno buyer internazionali che altrove, ma il rettangolo verde occupato dai circa 200 Vignaioli Indipendenti ha sicuramente raccolto un riscontro rimarcabile con giovialità simil-piacentina (ah già, le cose in Emilia cambieranno…).


foto: P Bini ©

Delle innumerevoli presenze della politica ne abbiamo già parlato con ironia pulita, resta il fatto che quest’anno, oltre ai soliti presidenti e amministratori di ogni dove, da Roma sono saliti in tanti e probabilmente come mai, ergo: vittoria.


Vittoria assoluta è stata l’iniziativa culturale che ha portato al padiglione del MASAF, in collaborazione con il Ministero della Cultura e le Gallerie degli Uffizi, i due capolavori pittorici di Caravaggio e Guido Reni. I due Bacco esposti negli spazi del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste sono stati davvero un plus culturale e un segnale verso il mondo di cosa l’Italia riesce a mettere in campo se unisce le proprie forze e il proprio patrimonio.


foto: P Bini ©

e tutto c’è da fare…


Una edizione che quindi ha dato segnali di ripresa, numerica e qualitativa, ma che sarà giudicata al 100% nel momento in cui arriveranno le adesioni a Vinitaly 2024.


Raccontare su queste pagine dei nostri migliori assaggi ci parrebbe una marchetta che, sinceramente, non meritate, ma supponiamo che esista del ricco materiale in rete a cui poter accedere in caso di solitudine da recensione.



Per Veronafiere adesso è già tempo di programmare la 56^ edizione e di manutenere un sistema fatto di innumerevoli ingranaggi da oliare con la massima attenzione. Fra le priorità, sicuramente quella di proseguire sulla linea 2023, puntando sempre più al business e al contatto con i buyers per conservare gli oltre 4.000 espositori che ancora credono in un investimento fortemente impegnativo.

La sensazione è che difficilmente si recupereranno quei protagonisti di levatura (sia nel mondo vino che distillati) che hanno deciso negli anni di lasciare il salone.


Intanto prosegue il tour che ha portato Vinitaly subito a Chengdu e fra pochi giorni condurrà a Shenzhen. La Cina rimane il mercato più appetibile, Wine to Asia di Maggio precederà il Roadshow che dopo l’estate toccherà Pechino, Changsha e Hangzhou.

Settembre e ottobre prevedono impegni anche in Serra Gaucha per Wine South America e a Chicago per International Wine Expo.


foto: P Bini ©

Insomma, come cantava Lorenzo: “abbiamo fatto tutto e tutto c’è da fare” a partire – forse e solo se obbligati – dalla nomina di un nuovo Direttore Generale, vacante da circa un anno.

Come il più grande spettacolo dopo il big bang, nonostante pandemie, concorrenza e recessioni, Vinitaly rimane “ancora in piedi, in mezzo a questa strada…“, e non è cosa da poco.



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fonti: Uff stampa Veronafiere
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Paolo Bini è giornalista iscritto all’Albo Pubblicisti; si è laureato in Informatica all’Università degli Studi di Firenze, città dove è nato nel 1971. L’amore per la storia, il gusto e la cultura enoica toscana lo portarono, a fine anni ʼ90, a intraprendere percorsi verso la conoscenza del vino. Oggi è sommelier professionista, degustatore ufficiale e relatore per Associazione Italiana Sommelier per cui svolge docenza ai corsi toscani e fuori regione per la formazione dei futuri sommelier AIS. Scrive e collabora per riviste generaliste e di settore, è anche chocolate taster per Compagnia del Cioccolato, assaggiatore e relatore per ANAG, l’associazione italiana vicina al mondo dei distillati. Curatore editoriale per spiritoitaliano.net.