
un amore grande 11 millenni
L’addomesticazione dell’uva risale a 11.000 anni fa. Una nuova ricerca aggiunge l’Asia occidentale al Caucaso meridionale come luoghi di origine della vite
C’è un nuovo studio che aggiunge preziose informazioni a un amore che dura da 11 millenni: quello fra l’uomo e la vite
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Che l’area caucasica fosse la terra di origine della vite lo si immaginava già, così come una presumibile datazione della prima epoca di coltivazione che portava oltre i dieci-quindicimila anni fa.
Sull’ultimo numero della prestigiosa rivista Science, è stato però pubblicato il risultato di un ulteriore recentissimo studio che aggiunge una novità facendolo con estrema credibilità.

Un gruppo internazionale di ricerca ha infatti condotto la più vasta analisi genetica di sempre sulla vite, un dataset finale di 2.556 genomi di vitigni (a partire dai 3.500 sequenziati), raccolti da 23 istituzioni in 16 nazioni del mondo (sotto ne riportiamo una sintesi).
La ricerca è stata guidata dall’Università di Yunnan (Cina) e dal Laboratorio di genomica vegetale di Shenzhen (Cina), con la collaborazione italiana dell’Istituto di bioscienze e biorisorse (Cnr-Ibbr) di Palermo e delle Università di Milano, Milano-Bicocca e Mediterranea di Reggio Calabria.

Come riportato dal CNR “Il risultato della ricerca dimostra che gli eventi di domesticazione della vite selvatica sono stati in realtà due, smentendo i lavori precedenti che indicavano un solo evento nel Caucaso.
I due eventi sono avvenuti contemporaneamente, circa 11 mila anni fa, quindi in concomitanza con l’avvento dell’agricoltura e 4 mila anni più tardi rispetto a quanto ritenuto in precedenza.
Sebbene l’evento di domesticazione nel Caucaso meridionale sia associato alle prime vinificazioni (fonti storiografiche), l’origine del vino in Europa nasce dall’incrocio tra le viti selvatiche di questa regione e le uve domesticate del vicino oriente, inizialmente utilizzate solo per il consumo fresco (uva da tavola), stabilendo quattro grandi gruppi di viti coltivate in Europa lungo le rotte migratorie dell’uomo”.

Le rotte migratorie e gli scambi commerciali lungo il mediterraneo nei secoli, sono probabilmente stati il grande segreto del tesoro ampelografico della nostra Italia.
La nascita e la crescita di cultivar superiori tra le regioni euroasiatiche è risultato particolarmente evidente nelle varietà italiane che condividono tre o più parentele genetiche con altri vitigni. Per questo ricco patrimonio, l’Italia è stato il solo Paese assieme alla Turchia per cui si sia creato un apposito raggruppamento geografico per lo studio genetico.
Gli studi hanno infatto dato esiti basati su 13 aree geografiche di interesse: oltre a Italia e Turchia c’erano anche Asia orientale (Cina, Giappone e Corea), Asia centrale, Caucaso (Georgia, Armenia, Iran, Azerbaijan), Asia occidentale (Israele, Giordania, Libano, Siria, Yemen, Egitto), Balcani, area europea ex-sovietica, Europa dell’est, Europa centrale, Europa occidentale (Francia, UK), Penisola iberica e Maghreb.

Uno studio davvero complesso che ha meritato la copertina del primo numero di marzo del settimanale americano Science e aggiunge nuovo sentimento e suggestione a un amore, quello dell’uomo per la vite e per il vino, che dura (adesso possiamo dirlo) da almeno 11 millenni.
Cliccando sul link sotto, potrete visualizzare una estrema sintesi (comunque densissima di valori e valore) estrapolata dal dataset che ha generato oltre 2500 referenze dalle 3500 di partenza
Abbiamo dovuto inserirla in un post a parte per chiare esigenze di caricamento web e possibile latenza.
(leggi abstract e metodi della ricerca su science.it)
fonte: Science – CNR.it
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