
tesori del vino e della cultura antica
Cinque Terre, Meana Sardo, Solopaca: paesaggi e pratiche del vino iscritti a Registro per tutelare un patrimonio senza tempo e senza prezzo
Siamo certi che non tutti conosciate l’esistenza del Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali.
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Il nome un po’ articolato fa riferimento al catalogo di competenza dell’Osservatorio Nazionale del Paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali (ONPR) istituito nel 2012 con l’obiettivo di valorizzare e tutelare antiche pratiche o siti particolarmente significativi e ricchi di valore per le comunità e la popolazione interessata.
Una banca dati che oggi raccoglie ben 36 luoghi fra cui oltre una decina dedicati alla coltivazione della vite e estremamente significativi sotto l’aspetto della tradizione e del lavoro secolare.
Pochi giorni fa sono stati ufficializzati altri 4 nuovi “tesori” (così li ha definiti il MASAF), 3 dei quali legati ai vigneti e alle pratiche di coltura dell’uva.
«Grazie al continuo lavoro di monitoraggio del territorio e all’impegno per tutelare e valorizzare i paesaggi rurali, insieme alle tradizioni agricole e al patrimonio agroalimentare che li contraddistinguono e caratterizzano, accogliamo oggi nel Registro nazionale quattro nuove iscrizioni. Ognuna di esse è simbolo della nostra terra e della nostra cultura e contribuisce a rendere la nostra nazione unica al mondo»: queste le parole del ministro Francesco Lollobrigida alla firma del Decreto istitutivo.
Oltre al paesaggio “Sistemi Agro-Silvo-Pastorali del Marghine-Goceano. Oliveti terrazzati e Pascoli Arborati nei territori di Bolotana, Illorai e Lei”, la Sardegna si è vista riconoscere il paesaggio “I vigneti eroici di Meana Sardo” proposto dall’omonimo comune (scarica il dossier).
L’area ricade nel territorio comunale di Meana Sardo, piccolo centro rurale al limite sud-occidentale della provincia di Nuoro, dove si evidenzia la persistenza di un modello conservativo di viticoltura ad uva da vino, basato sull’allevamento ad alberello sardo di vitigni locali a bacca rossa. Il terroir locale si caratterizza per l’elevata resilienza dell’allevamento ad alberello ancorché sempre di più si stia sviluppando il ricorso a basse spalliere. L’elevata altimetria, con la localizzazione del comprensorio viticolo a una quota sempre superiore ai 500 m s.l.m., con punte di 765 m s.l.m., ne consente l’inquadramento nell’ambito dei “Vigneti eroici”.

Riconosciuto in Liguria il “Paesaggio dei terrazzamenti e della viticoltura delle Cinque Terre”, proposto dal Parco Nazionale delle Cinque Terre (scarica il dossier).
L’area ricade nel Parco Nazionale delle Cinque Terre. Il sito è stato dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità, in quanto paesaggio culturale unico al mondo in virtù dei suoi terrazzamenti che degradano dalle colline verso il mare. Il paesaggio terrazzato ha una forte valenza storica, con ritrovamenti che testimoniano il ricorso a tali tecniche costruttive fin dai primi insediamenti romani. La significatività è definita sia con riferimento alle caratteristiche del mosaico paesaggistico sia per la presenza di ordinamenti colturali tradizionali sia per le sistemazioni idraulico-agrarie evidentemente leggibili sul territorio e riconoscibili.

Riconosciuta infine in Campania la pratica agricola tradizionale “Vite ‘a raggiera’ del Taburno”, proposta dal CNR ISPC – Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale – ricordate qualcosa? – (scarica il dossier).
Fin dal I secolo a.C. ve ne è cenno nei manuali agricoli e spesso nelle storie di Plino Il Vecchio vi si fa riferimento. A Pompei, inoltre, è stato riportato alla luce un dipinto di viticoltori che coltivavano a raggiera. In età romana la pratica era diffusa su quasi tutti i versanti del Taburno e sulle superfici collinari alle pendici dei principali massicci e catene montuose che delimitavano l’ager Campanus (province di Napoli e Caserta) in direzione del Latium e del Samnium, con l’aggiunta del Vesuvio dove era in alternanza con la pergola. La pratica continua ad essere attuale e a svolgere un preciso significato culturale per la comunità di Solopaca.

Sono quelle notizie belle, di cui abbiamo tanta sete, che fanno bene a chi ama il territorio prima ancora del suo frutto. Guardateveli tutti i 36 paesaggi, per adesso su web e poi, magari, di persona. Sono contesti che possono aggiungere davvero un qualcosa di straordinario alle nostre competenze, da apprendere e divulgare.
fonte: Unione Italiana Vini
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