
s-scouting: numa gold
Adesso è un tris d’assi da lunghissimo invecchiamento: Scopriamo il nuovo brandy Numa Gold label di Valle del Marta.
SPIRITS SCOUTING
Una azienda che negli anni ha saputo rinnovarsi e innovare, partendo dalle piccole grandi cose, dai valori della storia antica, dalla natura, dal calore familiare.
si legge (più o meno) in: 5 minuti
Valle del Marta è salita sul serio agli onori della cronaca internazionale nella famigerata primavera del 2020, quando il brandy Numa si conquistò la Gold medal al San Francisco World Spirits Competition.

Un successo quindi recente e clamoroso che avrebbe avuto ancor più cassa di risonanza se all’epoca, fra esplosione concentrata e sfrenata della comunicazione a distanza e bollettini giornalieri sulla pandemia, vi fosse stata quella normalità tale da consentirne una consona diffusione e divulgazione.
Perché Valle del Marta lo sarà probabilmente sempre più ma all’epoca non significava certamente ed esclusivamente liquoristica e distillati. La famiglia Pusceddu è concentrata da anni sull’ospitalità e negli anni ha saputo trasformare l’eredità della passata generazione in agriturismo e poi in resort dai comfort esclusivi.

il progetto, in breve
Potremmo parlarne ore di come Franco e Mario Pusceddu hanno saputo cogliere e fare propri quei valori sinceri a loro tramandati per interpretarli in chiave moderna, cercando di offrire nuove opportunità, leggendo le trasformazioni della società e del mercato consci di calpestare una terra dal valore inestimabile, quella su cui oltre venticinque secoli fa sorgeva la civiltà etrusca di Tuscia, quella che vide nascere gli ultimi tre re di Roma e quella che ancor oggi conserva la necropoli più importante del Mediterraneo.

Tarquinia ha tanto da mostrare e da raccontare, così come la suggestiva area del viterbese, ed è per questo che il successo 2020 di San Francisco, così inaspettato e così improvviso, avrebbe sicuramente catalizzato l’attenzione di ancor più curiosi e appassionati delle bevande alcoliche, della natura, dell’archeologia e dell’arte fermati due anni fa (e rilasciati a intermittenza) dalla pandemia.
Non vorrei dilungarmi oltremodo, questa nostra rubrica è incentrata sul prodotto e l’azienda dovrebbe semplicemente essere descritta in sintesi.

Però Valle del Marta è ricca di aneddoti, situazioni, racconti e casualità che non si ritrovano sui canali ufficiali. Solo passando da qui, da casa loro, si riescono ad ascoltare bene e comprendere. Solo leggendo lo sguardo dei fratelli Pusceddu si capisce cosa significhi capacità, impegno, amore per il lavoro e perché, nonostante sia giunto inaspettato, il premio SFWC 2020 non sia arrivato a caso e ne abbia anticipati altri ancora.
La fortuna è sempre la condizione necessaria ma non sufficiente per vincere una lunga sfida e quella dei Pusceddu e del Numa è durata addirittura venticinque anni.
La storia su queste pagine l’abbiamo già ascoltata dalla voce di Mario Pusceddu nella serie di interviste a distanza “Numeri 1” ma vale la pena comunque brevemente ricordarla.

Una grande partita di vino, che a fine anni ’90 stava per essere gettata prima dell’imbottigliamento, fu diretta verso la distillazione.
Una trasformazione che, durante i primi anni di invecchiamento e dopo le prime verifiche, parve fallire miseramente ma che, a ben venticinque anni di distanza, ha saputo sorprendere e entusiasmare tanto da deciderne il confezionamento in decanter esclusivi.
Da due anni a questa parte è stato un rincorrersi di successi anche nei concorsi nazionali come Alambicco d’Oro ANAG, un premio molto difficile da conquistare e che non solo mette alla prova i distillati (grappa e brandy) ma li compara con il resto della produzione nazionale.

Immaginate quindi che non sia semplice, per un distillato del Lazio, il confronto con altri pari provenienti da regioni più blasonate e, non ultimo, essere valutato da una giuria di esperti assaggiatori avvezzi al concetto di territorialità.
Il brandy Numa Secundus Rex (l’evoluzione) ha messo d’accordo Stati Uniti e Italia vincendo la Double Gold al SFWC 2021 e la Gold all’Alambicco ANAG lo scorso settembre.
I locali che per anni sono stati l’opificio di trasformazione infusi per la gamma di liquori Valle del Marta (altro settore di qualità) stanno così piano piano facendo spazio a un nuovo concetto, più evoluto, più impegnativo ma certamente più valorizzante seppur il passato non verrà assolutamente abbandonato e continuerà nei nuovi spazi di distillazione e lavorazione, ormai pronti da mesi, che attendono semplicemente (si fa per dire, in Italia…) un ok definitivo da una delle autorità preposte alla validazione.
Se parliamo di infusioni di fiori, erbe e frutta, ecco che (e qui torniamo alla capacità di valorizzare la tradizione guardando avanti) sono da pochi giorni stati messi sul mercato due nuovi amari che si aggiungono a quello di erbe Amaro Tarquinia e che strizzano l’occhio al trend “amaricante” del momento con rinnovato “senso d’appartenenza” fruttato.
Assaggiati e piaciuti entrambi il “Black bitter orange” alla merangola e il “Red bitter cherry” alla Visciola, sicuramente ottimi per la miscelazione esclusiva e, per me, il primo strepitoso anche da solo.
Descrizione troppo articolata per il nostro format “spirits-scouting”, lo so, ma questo lungo prologo che solitamente scriviamo in altro contesto quando parliamo più in dettaglio dell’azienda, è stato essenziale per comprendere l’ultimo, appena, nato in casa Valle del Marta e che incrementa, forse conclude, la linea Numa.

le stille alcoliche
Numa Gold label ha ovviamente seguito le principali fasi produttive dei suoi due “fratelli maggiori” ma si propone sul mercato cercando di distinguersi in sostanza e sicuramente in forma.
A un primo impatto visivo, l’occhio percepisce subito il trait d’union grazie ai fregi che rivestono la parte alta del collo del contenitore e che rimandano a quelle linee ornamentali di stile etrusco ormai marchio di fabbrica di VdM. Il tappo, diversamente dagli altri Numa, è però in pregiato sughero di provenienza sarda.

Il decanter da 0,70 di Numa Gold esprime però un concetto decisamente diverso e quasi colpisce per lontananza stilistica con gli altri: solita stabilità e sicurezza di presa ma… meno solidità e più eleganza, meno verticalità e più sinuosità, meno italica autorità sovrana e più charme royale exclusif.
Eppure dentro c’è un liquido deciso, pronto a dirigersi fra le labbra con il suo 49% di alcol. Evidentemente ambiziosissimo: se l'”abito fa anche il monaco” è conscio di poter avvolgere e conquistare con abbraccio caldo ed estremamente coinvolgente, puntando oltretutto a un target di appassionati disposti a spendere sui 160 euro.
Luccica d’oro e d’ambra una volta versato nel baloon. La sua complessità olfattiva è ampia, non potrebbe e non dovrebbe essere altrimenti vista l’ambizione. Il sapiente lunghissimo e distribuito passaggio d’invecchiamento in legni di rovere, mandorlo e ciliegio ha il non celato fine di enfatizzare quanto di già espressivo ottenuto dal vino base fermentato da un blend di uve cabernet franc, cabernet sauvignon, sangiovese, montepulciano e merlot.

L’alcol rimanda al naso un ventaglio pulito che parte da spezie dolci e arriva ai fiori macerati passando per trinciato, cuoio, macchia mediterranea e frutta sotto spirito. I riconoscimenti nei secondi si sostituiscono gli uni agli altri con generosità ma la qualità di un brandy la si deve valutare al sorso.
In bocca arriva deciso, se la metà del liquido è alcol non può essere altrimenti, ma tutto sommato si presenta evitando pungenze soffocanti e bollenti discese verso l’esofago.
Basta un attimo per farlo distendere e aprirsi su note di sfoglia alla crema e arancia amara, con la salivazione che diluisce naturalmente la sua energia e gli consente di sprigionare in retroolfatto un mondo di aromi: dal tabacco da pipa alla noce di macadamia, dal tarassaco alla ciliegia, dal caramello al miele di castagno, conservando sempre un profilo signorile e il giusto bilanciamento fra profumata affabilità e sapore secco, piacevolmente amaricante e asciutto. Il primo assaggio termina su percezioni di marmellata di agrumi e erbe officinali con superba sapidità.
Rimaniamo con la sensazione che questo nuovo distillato Valle del Marta valga, sommato tutto, l’importante prezzo con cui è appena uscito sul mercato.
E’ chiaramente un prodotto da meditazione, da lounge area e se fosse musica sarebbe jazz (“modale” con i suoi sviluppi in alternata successione alla John Coltrane) o chillout.

L’abbinamento a un piatto lo eviterei d’istinto ma il format lo richiede e quindi mi spingo comunque oltre verso bocconcini di carne essiccata ma giusto a stuzzicare e di accompagnamento con nocciole.
Attendiamo i responsi dei prossimi concorsi
prendete appunto:
azienda | Valle del Marta |
tipologia | Brandy italiano |
prodotto | Numa Gold label |
alcol | 49% |
degustato nel | 2022 |
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rapporto qualità / prezzo | ![]() |
in abbinamento a: | da solo o con carne essiccata e nocciole |
Attenzione, ricordate… nessun consiglio per gli acquisti ma semplicemente il racconto di un assaggio di qualità.
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