prošek vs prosecco: il match continua


Per i croati, l’Italia sta sabotando il riconoscimento UE del vino Prošek. L’Italia è pronta replicare la vittoria 2013 nella tutela del Prosecco.
Big match: altro che semifinale dell’Europeo di calcio!


A distanza di 8 anni torna il big-match Croazia-Italia! Europei di calcio? Bevuti il cervello? Domani c’è la semifinale Italia-Spagna, no?


[si legge (più o meno) in: 4 minuti]


Beh, la posta in palio è impressionante, altroché!

Tornano alla carica le autorità croate per il riconoscimento del loro Prošek con menzione tradizionale in Gazzetta Ufficiale UE.


foto: Ik ben groot, (CC BY-SA 4.0)

Nel 2013 l’Italia contenne il colpo “respingendo la palla in campo avversario” ma in Europa l’odore di sfida sull’enogastronomia è sempre nell’aria, quotidianamente e molto più denso di quello da match sportivo.


Ecco che Tonino Picula, deputato croato al Parlamento europeo, membro supplente della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale e (visto che ormai oggi ci leghiamo al tema pallonaro nazional-popolare) virtuale attaccante della nazionale a scacchi biancorossi, ha preso ferma posizione accusando gli italiani (“la tocco piano…”) di sabotare la tutela dell’originalità del tradizionale vino da dessert croato che, per lui, nulla ha a che fare con il prosecco italiano.



In una lettera al commissario all’agricoltura Wojciechowski, Picula ha precisato che: «Il Prošek è un vino da dessert tradizionale croato prodotto da uve appassite delle varietà tradizionali bogdanuša, maraština e vugava nella Dalmazia centro-meridionale e non ha alcun legame nel gusto, nei tipi di uva o nella tecnologia di produzione con il prosecco italiano».


Alla sua ufficiale aspettativa che la Commissione europea protegga il prodotto autoctono della Croazia dal (letterale) “sabotaggio” dell’industria italiana, ha risposto Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D alla Commissione Agricoltura del Parlamento Ue, Membro della Commissione per il Commercio internazionale e (ancora in gergo euro-calcistico) ideale baluardo centrale difensivo in maglia azzurra.


foto: SplitShire

De Castro, in una risposta scritta inviata sempre al commissario Janusz Wojciechowski, ha precisato: «Non possiamo tollerare che la denominazione protetta “Prosecco“, una delle più emblematiche a livello UE, diventi oggetto di imitazioni e abusi, in particolare nell’Unione europea».


Ha spiegato ancora De Castro: «Di fronte alla richiesta di tutela di una menzione, Prosek, che altro non è se non la traduzione in lingua slovena del nome Prosecco, bisogna ricordare che il regolamento UE sull’Organizzazione comune dei mercati agricoli stabilisce che le denominazioni di origine e indicazioni geografiche protette devono essere tutelate da ogni abuso, imitazione o evocazione, anche quando il nome protetto viene tradotto in un’altra lingua. Senza contare che, al momento della sua adesione all’Ue, la Croazia non aveva chiesto la protezione della denominazione “Prosek”, consapevole del fatto che fosse in conflitto con la tutela riservata al nostro Prosecco».


foto: Ryan McGuire

Tonino Picula è così tornato al contrattacco dimostrando di avere particolarmente a cuore una questione che già nel 2013 aveva sollevato al dibattito parlamentare appena dopo 1 mese l’entrata della Croazia in Europa.


All’epoca non ebbe successo, in Commissione si disse che il conflitto era solo potenziale ma la vicenda, oggi, sarà valutata sempre nello stesso modo o si lascerà spazio a nuove interpretazioni?


Il palpabile nervosismo di casa nostra fa capire che la situazione non va presa con leggerezza anche se le prese ufficiali di posizione e le dichiarazioni, su questo tema così appassionante, danno sempre una sorta di visibilità personale aggiunta che non guasta mai.


Toni decisi quelli del tweet di Daniela Rondinelli, membro sostituto in Commissione EU per l’agricoltura e lo sviluppo rurale: «La Croazia chiede all’Europa di riconoscere il marchio “Prosek”, approfittando così del nome e del successo internazionale. Una “guerra di marchi” inaccettabile che danneggia il #MadeinItaly. L’Europa difenda il Prosecco italiano, unico prodotto d’eccellenza!».


foto: Nicole_80

Luca Zaia, Presidente Regione Veneto, cita invece una vecchia battaglia persa per allineare la difesa: «Di fronte all’Ungheria abbiamo dovuto rinunciare al nome del Tocai, nonostante fosse prodotto anche da noi. In questo caso non si deve assolutamente cedere sotto il profilo identitario. La difesa non è solo un atto di protezionismo agricolo, economico o commerciale. È una difesa della nostra storia e della nostra identità: il Prosecco non è un vino nato pochi giorni fa; è un vino che si identifica con la nostra storia, i nostri territori, le nostre regioni e l’Italia. I Croati sono nostri vicini di casa e amici, abbiamo ottimi rapporti. Ma ci sono temi sui quali non si può transigere e uno è questo. Bisogna impugnare questo provvedimento a tutti i livelli».



E poi torna a far sentire la sua voce squillante Coldiretti che sulle sue pagine web avverte: «Il via libera al Prosek croato rappresenta un pericoloso precedente per il vino italiano più esportato all’estero.


Un’ipotesi che colpisce il prestigioso vino italiano proprio mentre i viticoltori si accingono a festeggiare l’anniversario della tutela Unesco con un aumento delle bottiglie esportate nel mondo dell’8% nel primo trimestre del 2021, in netta controtendenza con le difficoltà determinate dalla pandemia covid al settore.


Si tratta dell’ennesimo tentativo di plagiare il successo del Prosecco nazionale dopo i tentativi smascherati dalla Coldiretti in passato, della vendita di falso prosecco alla spina a quello in lattina ma anche con imitazioni diffuse in tutti i continenti dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco, dal Whitesecco al Crisecco».


foto: Michal Jarmoluk

Di questa storia ne sentiremo ancora parlare ne siamo certi e, senza ovviamente scomodare similitudini con epiche resistenze sul fronte triveneto di un secolo fa, la nostra sensazione è che alla fine la difesa italiana possa ancora tenere e reggere l’attacco.


Se fossimo un’agenzia di scommesse, avremmo comunque non poche difficoltà a definire le quote 12X (vittoria/sconfitta senza appello o nuovo rinvio della “tenzone”).





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fonte: UE Commission

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