profilo e assaggi: tenute chiaromonte


Tenute Chiaromonte: tradizione e talento


Uno dei personaggi più eclettici incontrati in questi anni; la certezza di fare cose buone che pare quasi sfrontatezza ma la convinzione che Nicola Chiaromonte ha di se stesso e dei suoi vini non è vezzo o impertinente autoreferenzialità bensì la piena consapevolezza di un uomo che ha saputo rinnovarsi, che ha saputo rimettersi in gioco e che più di ogni altra cosa ama le sfide da vincere e più sono difficili e più lo esaltano.


si legge (più o meno) in: 6 minuti


Quando incontro certi personaggi mi esalto anche io. Passo a trovarlo nella nuova sede inaugurata nel 2018 ma ancora da ultimare; è sabato, ora pranzo, e lui ha concluso il suo lavoro iniziato all’alba anche in questo weekend di fine agosto.



La normale stanchezza di una mattina in vigna non incide su una impeccabile accoglienza: sorriso stampato, spirito battagliero, battuta pronta e voglia immediata di mostrarmi i suoi vini, i suoi “cavalli di razza”

Già, “cavalli di razza“, Nicola prima di essere riconosciuto come vignaiolo di successo è stato affermato maestro di equitazione e allevatore di cavalli. Si capisce: ha la competizione nel sangue, ogni impegno e ogni obiettivo vengono interpretati come una sfida da vincere e comunque da affrontare lanciando cuore e gambe oltre l’ostacolo.


Non c’è spazio nella sua cantina per idee a metà, non c’è futuro per le cose che non dimostrano potenziale vincente. Nicola si mise in gioco alle porte del terzo millennio comprendendo la ricchezza agricola che lo circondava e l’eredità che il padre e questa terra gli stavano lasciando.



Quest’area attorno alla nuova sede fa parte dei più o meno 45 ettari prevalentemente vitati in una zona particolarmente vocata alla viticoltura. Siamo nelle Murge, a 330 metri slm, terreni argilloso-calcarei, al centro fra l’aria che arriva dal mare Adriatico e quella che si muove dallo Ionio.

E poi… siamo ad Acquaviva delle Fonti, la culla originaria del Primitivo, da dove partirono oltre cento anni fa le barbatelle che decretarono poi il successo di Manduria.

Da dove sia nei secoli arrivato il Primitivo non è ancora definitivamente certo, il DNA in comune con lo Zinfandel e, soprattutto, con il Crljenak Kastelanski danno ormai per probabilissimo il trasferimento dalla Dalmazia ma le ipotesi odierne lo fanno pensare a sua volta emigrato dal Montenegro.


Ci scherza sopra Nicola… MonteNegro… ChiaroMonte e altri cognomi analoghi composti con la parola “Monte” che si incontrano storicamente in Acquaviva non dovrebbero lasciare spazio a dubbi su quale sia la vera terra elettiva del Primitivo.

Ma, curiosità a parte, è bene chiarire che in Acquaìa (pronunciamola come si deve) fino a 40 anni fa esistevano ben 3 distillerie e oltre 5.000 ettari di vigneti quasi interamente espiantati dopo lo “scandalo metanolo” di metà anni 80. Ma 10 ettari vitati a vecchi alberelli Nicola se li protegge gelosamente facendoli fruttare con estrema cura.



Nicola Chiaromonte, oggi in spazi che diverranno presto anche un wine-resort da oltre 15 camere, deve essere considerato un pioniere e non solo perché ha faticato moltissimo per arrivare fin qui, e non solo perché pur esportando molto all’estero non si piega davanti agli scaffali della GDO come altri suoi conterranei di fama, e non solo perché sarebbe facile (e comunque comprensibile) la tentazione di ricorrere a conferitori e lui (almeno per ora) non ne ha proprio l’intenzione

Certo, vieni qui per assaggiare e scoprire il suo Primitivo (e che Primitivo!), la sua interpretazione delle uve bianche tradizionali (buoni risultati) ma poi



… poi capisci perché così tanti recenti impianti di Pinot nero e Chardonnay, poi capisci perché, prima di tutto, Nicola Chiaromonte è un pioniere.


Ripeto, la sua ironica sfrontatezza conquista la mia intima toscanità, si incastra bene nel mio essere diretto e dissacrante e mi fa accettare le sue provocazioni sui francesi champenoises che apparentemente pare sbeffeggiare ma che rispetta profondamente e che vede come riferimento gusto-olfattivo per la sua produzione di spumanti Metodo ancestrale costantemente in evoluzione e ricerca da quasi 15 anni.

Contrada Barbatto è un vino rosso da sogno, il Gioia del Colle DOC Selezione è un etichetta praticamente introvabile e per cui nel mondo si pagano anche 1000 euro ma, credetemi, scoprire i suoi spumanti (in essere e in divenire) e capire che qui c’è della materia che probabilmente lo porrà prestissimo come uno fra i migliori produttori di spumanti del sud Italia, lascia quasi esterrefatti.



Accade proprio questo e tutto parte dalla fatidica domanda su quale sia il mio Champagne preferito (se andrete a trovarlo preparatevi…). Vi tralascio il racconto sulla mia reticenza e la mia oggettiva difficoltà nel rispondere (ogni momento è buono per uno Champagne e ogni grande prodotto ha il suo momento ideale).

E’ però la mia risposta a bocca socchiusa che scaturisce ancora una volta la sua competitività, la sua voglia di stupire e la sua stimolante sfida di paragonare lo Champagne ai suoi Metodo ancestrale prodotti e rifermentati come antica tradizione contadina qui vuole.

Un metodo non banale, da saper domare e altamente rischioso per chi punta alla prolungata sosta sur lies ma dai risultati impressionanti se tutto riesce come previsto.


Attesa e sperimentazione sono in questo senso determinanti, dalla cantina viene inaspettatamente svegliato e sciabolato “a la volée” dopo circa 60 mesi un Chardonnay-Fiano.

Sorpresa: colore troppo scarico e aromi nascosti, non convince Nicola e a me fa parecchio titubare sulla bontà del suo progetto.

Colpo di riserva: ne viene svegliato un altro, il vicino, anche lui ancora ben lontano dall’essere etichettato… sorpresa: sulle mie note concludo con l’aggettivo “pazzesco“; davvero di una cremosità e complessità straordinaria.



Altrettanto strepitoso è l’Ancestrale rosé, etichettato dopo 36 mesi di sosta sui lieviti che hanno fatto rifermentare un liquido da Pinot nero e racemi di Primitivo che un tempo i vignaioli aggiungevano al loro mosto principale e che oggi lui utilizza sapientemente per spumante e fermo rosati a cui conferiscono un’acidità determinante.

Solo 5000 bottiglie, non lo vedrete recensito sotto in scheda (guarda subito le schede) perché ancora non definiti esattamente la sua reale messa in commercio e il suo prezzo, ma sappiate che per me qualitativamente è un 5 stelle dalle bollicine fini e vellutate con profumi inconfondibili di lampone misti a frutta secca e crosta di pane con infinito finale sapido dai ritorni aromatici di fragola in confettura e fiori secchi… che vino!


La linea Kimìa (alchimia…), l’abbiamo degustata in versione 2 x 2 in veste bianca e rosa. Buona l’impressione, finisce equo il confronto fra Moscato 17 e Fiano 16 mentre il Primitivo “stende” il Pinot nero nella sfida rosata.


E, come già accennato, i suoi 2 campioni più rappresentativi: è davvero impressionante ciò che gli alberelli riescono a dare per vinificare il Gioia del Colle Primitivo DOC Contrada Barbatto 2013, così nobile e raffinato dal sostegno aromatico infinito che non a caso è stato copiosamente versato durante i banchetti alla Casa bianca statunitense nel 2018.

Poi il Gioia del Colle Primitivo Selezione 2010, con la sua avvolgenza, il suo 19% di titolo alcolometrico ben integrato in succo quasi masticabile.



Un vino per pochi eletti, per l’esattezza 2660, destinato a un mercato elitario disposto a superare i 1000 dollari per assaggiare questo estratto concentrato di puro Primitivo murgiano nato da piante con oltre 80 anni di vita.

Nicola Chiaromonte è un uomo estremamente ospitale ma non tediatelo con ragionamenti filosofici, con articolate narrazioni, con prolisse degustazioni e decantazioni dei suoi prodotti.

Uno spirito sincero, amichevole e sempre pronto alla battuta, ma che non ama “tiritere e tarantelle“, l’importante è capire semplicemente se il suo vino vi piace mentre vi guarda negli occhi.



Riporto a fondo pagina un paio di domande (s)comode che mi sono scordato di fargli con ironia, ma capiterà l’occasione…

Alcuni suoi prodotti (che siano sotto schedati o no, l’ho già scritto sopra) valgono l’assoluta eccellenza qualitativa, il rapporto qualità/prezzo è certamente buono. Scrivetemi pure se siete ulteriormente curiosi.


prendete appunto:


[inciso di premessa alle schede]: spiritoitaliano.net valuta graficamente “in stelle”/5 il rapporto qualità/prezzo del vino stimandolo per il proprio target di lettori. Non viene fatto altrettanto per valutare la complessiva piacevolezza del prodotto per cui si ritiene esaustiva la recensione testuale. Ogni descrizione del vino è prodotta nel pieno apprezzamento del lavoro delle aziende e con profondo senso deontologico. Non vengono recensiti vini ritenuti appena sotto una qualità ritenuta “buona”.


aziendaTenute Chiaromonte
denominazionePuglia bianco IGT
nome vinoKimìa
uveFiano
vendemmia2016
degustato nel2020
cenni di degustazione in sintesidal paglierino vivido escono fortemente pietra bagnata e salmastro, fresco profumo di pesca e orchidea. Ha 4 anni ma in bocca sprizza gioventù e salinità con buon corpo e piacevole persistenza. Monello
valore in commercio*
reperibilità*
rapporto qualità / prezzo
da abbinare a:bocconcini di pollo al latte


aziendaTenute Chiaromonte
denominazionePuglia bianco IGT
nome vinoKimìa
uveMoscato
vendemmia2017
degustato nel2020
cenni di degustazione in sintesiestremamente profumato e aromatico: gelsomino, fresca albicocca, salvia, anice, miele d’acacia. Ti incolla così tanto il naso al calice che puoi perdonargli la fretta con cui ti saluta in un assaggio comunque intenso. Seduttore
valore in commercio*
reperibilità*
rapporto qualità / prezzo
da abbinare a:pennette ai gamberetti e zucchine

aziendaTenute Chiaromonte
denominazionePuglia rosato IGT
nome vinoKimìa
uvePinot nero
vendemmia2018
degustato nel2020
cenni di degustazione in sintesiammiccante ai sensi: fragola, ribes, roselline che in bocca scivolano con piacevolezza su un sorso fresco, ben definito e malizioso di media persistenza e finale delicato. Giocondo
valore in commercio*
reperibilità*
rapporto qualità / prezzo
da abbinare a:orecchiette al pomodoro

aziendaTenute Chiaromonte
denominazionePuglia rosato IGT
nome vinoKimìa
uvePrimitivo
vendemmia2018
degustato nel2020
cenni di degustazione in sintesirosa corallo vivace che sfuma sull’ocra e che non lascia spazio a dubbi sensoriali. Naso di arancia, erbe, fresco oleandro e ciliegia. I racemi di Primitivo lo conservano in acidità ma il corpo è palpabile, riempie con i suoi aromi di lampone lunghissimi e concreti. Grande rosato di personalità. Carismatico
valore in commercio*
reperibilità*
rapporto qualità / prezzo
da abbinare a:baccalà al pomodoro


aziendaTenute Chiaromonte
denominazioneGioia del Colle DOC Primitivo
nome vinoMuro Sant’Angelo Contrada Barbatto
uvePrimitivo
vendemmia2013
degustato nel2020
cenni di degustazione in sintesigli antichi alberelli regalano alla mano dell’uomo un’uva strepitosa che si tramuta in decisa goduria multisensoriale. Completo nei profumi di mora e amarena matura, petali rossi, cacao, carruba e cannella. Signorile al palato, 7 anni di sapiente evoluzione con una persistenza floreale di grandissima eleganza e permanenza gustativa di massima qualità. Nobile
valore in commercio*
reperibilità*
rapporto qualità / prezzo
da abbinare a:capriolo in umido

aziendaTenute Chiaromonte
denominazioneGioia del Colle DOC Primitivo
nome vinoSelezione Nicola Chiaromonte
uvePrimitivo
vendemmia2010
degustato nel2020
cenni di degustazione in sintesiFuori dagli schemi e dalla portata di assaggiatori improvvisati. Vino elitario, solo per pochi anche nel prezzo, di struttura impressionante al limite del liquoroso ma con alcol quasi subordinato agli altri eccellenti co-protagonisti. Va lasciato un attimo aprirsi, poi regala un ventaglio odoroso impressionante e profondo: mirtillo, caffè, confettura di amarene, rosmarino, scorza d’arancia, chinotto, viola appassita. Lascia quasi in soggezione anche in bocca con tannini ben integrati e un sapore interminabile, avvolgente, dove domina la nota fruttata scura su un finale fortemente speziato. Potenziale pazzesco di questi alberelli centenari: vino eccellente. Superbo
valore in commercio*
reperibilità*
rapporto qualità / prezzonon definibile
da abbinare a:caciocavallo podolico stagionato




Spero di ritrovare presto Nicola, l’ho salutato con vera stima e simpatia. Mi sono dimenticato di chiedergli giusto un paio di cose (magari capiterà…):


  1. se il suo sogno (più o meno) nascosto sia quello di imitare (toh!) un toscano. Ovviamente non un vignaiolo… bensì ciclista: la voglia di vincere come Bartali nel 1948 “chez eux” (coi francesi che s’incazzano) secondo me lo alletta all’inverosimile.


  2. se parliamo di incazzarsi, vorrei conferma da lui che esistano due strade maestre per farlo davvero incazzare:
    • non valorizzando la sua grande e faticosa sfida fatta in questi anni (anche contro il retrogrado scetticismo popolare)

    • non comprendendo appieno che nei suoi vini trasmette quei valori in cui ha sempre creduto e che lo hanno contraddistinto fin da ragazzo: tradizione e talento

Come un tempo con i suoi cavalli, oggi con le sue bottiglie non c’è spazio per il “piazzato”… ostacoli, trotto o galoppo: il “muso” va sempre messo davanti a tutti, fosse anche al fotofinish.



Grazie Tenute Chiaromonte, in bocca al lupo per l’annata 2020!


riproduzione riservata ©



Paolo Bini è giornalista iscritto all’Albo Pubblicisti; si è laureato in Informatica all’Università degli Studi di Firenze, città dove è nato nel 1971. L’amore per la storia, il gusto e la cultura enoica toscana lo portarono, a fine anni ʼ90, a intraprendere percorsi verso la conoscenza del vino. Oggi è sommelier professionista e relatore per Associazione Italiana Sommelier per cui svolge docenza ai corsi toscani e fuori regione per la formazione dei futuri sommelier AIS. Scrive e collabora per riviste generaliste e di settore, è anche chocolate taster per Compagnia del Cioccolato, assaggiatore e relatore per ANAG, l’associazione italiana vicina al mondo dei distillati. Curatore editoriale per spiritoitaliano.net.