l’incertezza della vendemmia 2023


Vendemmia in forte calo per volumi ma che non preoccupa per qualità. Le previsioni Assoenologi, UIV e Ismea pongono importanti riflessioni da fare.


Pubblicata l’attesa Relazione vendemmiale 2023, il comunicato congiunto con cui Assoenologi, UIV e Ismea esprimono una loro importante previsione sulla raccolta dell’uva in Italia grazie al loro coordinamento di una fitta rete territoriale di osservatori privilegiati del settore.


[si legge (più o meno) in: 5 minuti]


Il documento non contiene solamente previsioni e comparazioni sulla quantità, ma fornisce indicazioni anche sull’attuale stato della maturazione degli acini nelle varie regioni, ipotizzando quella che potrebbe essere la qualità del vino che uscirà con etichetta marcata 2023.


foto: Kadir Avsar

Tutto è ancora parzialmente in divenire, la vendemmia è già comiciata quasi ovunque e nei luoghi maggiormente noti al mondo sta entrando “nel vivo”. Come al solito, il meteo giocherà un ruolo importante quantomeno nel sancire l’eccellenza delle uve.

Come consuetudine, il risultato del lavoro è stato presentato nelle sale ministeriali del MASAF e, vista l’importanza e la sostanza del documento, ne riportiamo i dati generali e le considerazioni che sono emerse sulla produzione di vino e mosto in termini quantitativi.


Vedrete più sotto la valutazione assegnata a ogni regione riguardo alla presunta qualità del vino 2023 ma tutte le considerazioni sull’andamento stagionale in ogni macroterritorio lo racconteremo nel dettaglio prossimamente, la Relazione è di 17 pagine e sapete che a noi non piace fare mero copia/incolla di un comunicato… vogliamo ragionarci un minimo con voi.


courtesy: Uff stampa Unione Italiana Vini

In sintesi

Partiamo dal dato più rilevante e che, se avete un minimo seguìto la faccenda, è stato poi il “ritornello” di questi ultimi mesi: calo della produzione.

Tutto ciò che riporteremo (nuovamente lo precisiamo) è previsione (quindi aggiungeteci sempre un “circa” a ciò che è stimato) ma la 2023 potrebbe rivelarsi la vendemmia più “avara” degli ultimi 6 anni tormentata dai fenomeni metereologici incerti e spesso estremi (+70% le giornate di pioggia del periodo Gen-Ago rispetto al 2022).

Una situazione che – mutamento climatico sì o mutamento climatico no – ha determinato importanti differenze quantitative sulla base della geografia con il nord che conferma i livelli dello scorso anno e il resto del Paese che potrebbe arrivare a perdere fra il 20% e il 30% di uva.


Fa come sempre notizia – perdonateci… – la gara a “chi ce l’ha più pesante” con la Francia, ma è un giochino che serve a divertire i curiosi e magari chiudere con una notizia il tg o il foglio oppure ancora sperare di far girare il post su qualche gruppo social pronto a scannarsi sopra.

Se anche fosse che in oltralpe si produrrà più vino dei 45 milioni di hl previsti da noi… ce ne faremo tutti una ragione anche se il mercato potrebbe probabilmente registrare qualche aumento sul prezzo della bottiglia – sai che novità con tutti i rincari delle materie prime – e girerà qualche bottiglia 2022 in più che uscirà allo scoperto dopo una troppo lunga attesa nel magazzino di stoccaggio.


La peronospora è stata la sgradita protagonista dell’annata (ne eravamo ormai al corrente), sviluppatasi con le frequenti piogge registrate soprattutto nel centro-sud. I tecnici dell’Osservatorio hanno però ribadito di come la malattia non influisca direttamente sulla qualità delle uve sane e i primi grappoli raccolti per le basi spumante presentano buoni livelli di acidità e interessanti quadri aromatici che fanno ben sperare. Per le altre tipologie saranno determinanti le condizioni meteo del mese di settembre e ottobre quando si svolgerà il grosso della raccolta e quando arriveranno le varie voci dai territori – in buonissima, in buona o in media fede… [ndr] –


foto: Felix Wolf

Ipse dixit…

Sintetizziamo la dichiarazione del presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella: «Una vendemmia molto complessa, caratterizzata soprattutto dagli effetti dei cambiamenti climatici causa di malattie patogene, alluvioni, grandinate e siccità. La fotografia che emerge dalle previsioni ci indica un calo piuttosto significativo. Sul fronte della qualità, il discorso è più complesso. Dalla vendemmia 2023 otterremo sicuramente vini di buona qualità, con punte di eccellenza. Molto dipenderà dal lavoro, a cominciare da quello degli enologi, eseguito in vigna e in cantina. È proprio in queste annate così strane che occorre mettere in campo tutte le conoscenze tecniche e scientifiche per mitigare i danni di un clima sempre più pazzo».

Non la “manda a dire” Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini: «Non ci possiamo più permettere di produrre 50 milioni di ettolitri come nelle ultime vendemmie, e non può essere una malattia fungina a riequilibrare una situazione che ha portato di recente al record di giacenze degli ultimi anni. Sorprende, a questo proposito, come molti si preoccupino ancora di rimanere detentori di uno scettro produttivo che non serve più a nessuno: oggi più che mai si impongono scelte politiche di medio e lungo periodo, a favore della qualità e di una riforma strutturale del settore. Tra le priorità, occorre chiudere finalmente il decreto sulla sostenibilità e ammodernare il vigneto Italia, mediamente vecchio, difficile da meccanizzare e costoso da gestire. Serve anche revisionare i criteri per l’autorizzazione “a pioggia” di nuovi vigneti in base alle performance delle denominazioni, oltre a ridurre le rese dei vini generici e rivedere il sistema delle DOP e IGP, compresa la loro gestione di mercato. Questi sono gli strumenti per consentire al vino italiano di fare il salto di qualità necessario ad affrontare sia la situazione congiunturale dei mercati che i cambiamenti strutturali della domanda e delle abitudini di consumo. Infine occorrerà cambiare marcia sul piano commerciale, a partire dalla semplificazione dell’OCM Promozione e da una promozione di bandiera capace di coinvolgere le imprese sin dalla sua pianificazione».


courtesy: Uff stampa Unione Italiana Vini

Così Livio Proietti, commissario straordinario di Ismea: «La contrazione produttiva di quest’anno non deve costituire un elemento di preoccupazione, visto il livello elevato di giacenze che ha superato i 49 milioni di ettolitri, il dato più alto degli ultimi sei anni. Il tema non è tanto la perdita della leadership italiana in termini di volumi prodotti, piuttosto il rallentamento della domanda interna ed estera, che sta deprimendo i listini soprattutto dei vini da tavola e degli IGT. Dobbiamo lavorare per ridurre il gap in termini di valore tra noi e la Francia e per rafforzare il posizionamento competitivo dei vini di qualità, facendo sì che anche i vini comuni siano sempre più caratterizzati rispetto ai competitor».


Solitamente non ci dilunghiamo troppo sulle dichiarazioni ma, se siete stati un briciolo attenti nello scorrere la pagina, vi è ben chiaro che queste non sono solo frasi di circostanza ma indicano una strada ben delineata da percorrere con il massimo scrupolo per il futuro e la competitività delle imprese (ergo… del vino italiano e della sua filiera).

Per chi fra voi ama degustare… è proprio questo uno di quei casi in cui occorre andare oltre l’analisi sensoriale, andare oltre il calice, andare oltre il presente. Provate a pensare a tutto ciò e andate oltre l’organolettico prossimamente quando vi troverete ad assaggiare davanti al produttore.


courtesy: Uff stampa Unione Italiana Vini

Previsione quantità


Sotto riportiamo le tabelle di confronto per regione ribadendo ancora che, per quanto già espresso, riesce difficile formulare previsioni omogenee anche nello stesso areale.

Sulla base di quanto pubblicato da Assoenologi, Ismea e UIV, le abbiamo riportate in ordine di variazione sul pregresso. La prima tabella confronta 2023 su 2022, la seconda è il paragone 2023 sul quinquennio precedente.


Emblematico quanto il Mezzogiorno si accinga a ridurre i propri numeri rispetto allo scorso anno, colpisce il -40% previsto in Abruzzo e il quasi +15% della Lombardia (che però nel 2022 aveva registrato un bel calo).

Se usciamo dalle percentuali e guardiamo solo alla sostanza, le perdite di Puglia, Abruzzo e Sicilia sommate assieme fanno 4.821 migliaia di ettolitri, ovvero l’80,75% del calo nazionale.


Produzione di vino e mosto in Italia (migliaia di ettolitri), confronto 2023/2022

regioneA: 2023B: 2022% var A/B
Molise129234-44,87
Abruzzo18513085-40,00
Calabria88130-32,31
Campania375536-30,04
Sicilia24603514-29,99
Basilicata6897-29,90
Marche699932-25,00
Puglia760010133-25,00
Lazio570713-20,06
Toscana18702338-20,02
Umbria320400-20,00
Sardegna427533-19,89
Friuli V. G19832204-10,03
Emilia-Romagna68847208-4,50
Piemonte26762731-2,01
Trentino-Alto Adige130712891,40
Veneto13232126025,00
Liguria42405,00
Valle d’Aosta201811,11
Lombardia1271110614,92
Italia4387349843-11,98
Fonte: Agea per il 2022 e stima Assoenologi, Ismea e UIV per il 2023

Lo schema sopra condiziona in buona parte anche quello che confronta la vendemmia 2023 con il lustro 2018/2022.

La Lombardia registra comunque un calo di circa il 9%, il Veneto invece lo guadagna, alla fine sono soltanto 3 le regioni che possono vantare – vantare? – una produzione 2023 con segno positivo rispetto al recente passato e (più verosimilmente) sono 7 quelle che rimangono nella forbice +/- 10% dell’ordinario.


Produzione di vino e mosto in Italia (migliaia di ettolitri), confronto 2023/media 2018-22

regioneA: 2023B: avg (’18-’22)% var A/B
Molise129235-45,11
Abruzzo18513308-44,04
Campania375664-43,52
Sicilia24604073-39,60
Lazio570786-27,48
Calabria88114-22,81
Basilicata6888-22,73
Marche699892-21,64
Puglia76009594-20,78
Umbria320399-19,80
Toscana18702311-19,08
Emilia-Romagna68847745-11,12
Lombardia12711396-8,95
Sardegna427451-5,32
Trentino-Alto A.13071345-2,83
Piemonte26762742-2,41
Friuli V. G19832006-1,15
Liguria42412,44
Veneto13232120869,48
Valle d’Aosta201717,65
Italia4387350294-12,77
Fonte: Agea per anni passati e stima Assoenologi, Ismea e UIV per il 2023

foto: Grape Things

Prezzi alla produzione

Le scorte a fine luglio (dati Cantine Italia) superavano i 49 milioni di ettolitri (+3,4% rispetto a luglio 2022) fra vino (45,5 milioni hl) e mosti (3,6 milioni), una quantità mai registrata negli ultimi sei anni seppur non siano ancora arrivate tutte le dichiarazioni obbligatorie di giacenza al 31 luglio 2023.

La domanda interna ha registrato flessioni soprattutto nella GDO, dalla primavera in poi si sono avuti segnali di ripresa che non sono tuttavia riusciti a invertire la tendenza negativa. Viene segnalato il parziale recupero delle DOP e la soddisfacente vendita degli spumanti con volumi sui livelli dello scorso anno a fronte di un +6% in valore.

Calo anche sul fronte estero con un -1,6% nel confronto sui primi cinque mesi 2023/2022 secondo i dati Istat. Emblematica è la riduzione della domanda USA (-8%) che si è portata dietro una flessione del 2% del valore.

Di certo, se si confermeranno questi dati, la preoccupazione non riguarderà la disponibilità di prodotto.


Secondo l’indice Ismea dei prezzi alla produzione, nella campagna appena conclusa (2022/23), i vini hanno perso complessivamente il 3% rispetto alla precedente. La riduzione è maturata per lo più nel segmento dei vini da tavola (-11%), seguiti dagli IGT (-3%), mentre i vini DOP sono rimasti nel campo positivo con un +2%. Le perdite più consistenti sono state quelle dei rossi da tavola (prezzi a quasi il -15%) mentre nelle IGT il segmento dei rossi è sceso del 4% con perdite decisamente più contenute per i bianchi.

Situazione opposta nei vini DOP dove sono proprio i rossi a dettare il lieve incremento e a dimostrare come i vini a Denominazione di Origine Protetta mostrino ancora una certa autonomia di mercato rispetto ai prodotti alla base della “piramide della qualità” più esposti alla concorrenza internazionale, spagnola in primo luogo.


foto: NickyPe

Qualità prevista

E per la qualità? Quali sono le regioni più promettenti per l’annata 2023?

La 2023 è più che mai un’annata da considerarsi complicata, anche nel definirne la qualità complessiva. In base a ciò che sarà per chi deve ancora portare i grappoli in cantina e a quanto è stato fatto finora in vigna, potrebbero sorgere differenze anche nello stesso territorio, anche nella microarea, anche fra chi vanta lo stesso terroir.

Rimane quindi altamente (altamente) indicativa e oltremodo generalizzante la previsione sulla qualità del vino a livello regionale.


Per nostra curiosità, vediamo comunque che per il solo Trentino Alto Adige la qualità è prevista come ottima, per altre 3 regioni (Lombardia, Veneto e Sardegna) medio/ottima. Se pensiamo che nel 2022 c’erano 2 regioni per cui le previsioni erano eccellenti e 10 ottime… ci siamo detti abbastanza.


Previsione qualità per regione
regioneprevisione qualità
Valle d’Aostabuona
Piemontebuona
Lombardiabuona/ottima
Trentino Alto Adigeottima
Venetobuona/ottima
Friuli Venezia Giuliabuona
Liguriabuona
Emilia-Romagnabuona
Toscanabuona
Umbriamedia/buona
Marchemedia/buona
Laziomedia/buona
Abruzzomedia/buona
Molisemedia/buona
Campaniabuona
Pugliabuona
Basilicatamedia/buona
Calabriamedia/buona
Siciliabuona
Sardegnabuona/ottima
Fonte: Assoenologi, Ismea e UIV

Per l’andamento vendemmiale dettagliato di ogni singola regione comunicato da Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini ne riparleremo a brevissimo, per adesso ne avete (ne abbiamo) già abbastanza da “digerire”…



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fonte: Ufficio stampa Unione Italiana Vini
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