
#ccc22 il gallo nero è tornato fra noi
Successo della Chianti Classico Collection 2022 e la nostra selezione “Super #44”. Il Gallo nero è tornato fra noi.
Credetemi, non sembrava vero. Ci guardavamo negli occhi, quasi sorpresi della normalità recuperata.
[si legge (più o meno) in: 8 minuti]
Esserci nuovamente ci ha reso felici: per toscani, italiani e stranieri, quella strana sensazione di doversi riadattare è durata poco.

Certo, dai Paesi extraUE le presenze sono state decisamente ridotte ma il Chianti Classico ha mostrato comunque il suo patrimonio completo, conscio di essere comunque attualmente in tour internazionale per non lasciare gli appassionati d’oltreoceano senza Gallo nero.
Prima di raccontare brevemente le 2 giornate del 21 e 22 marzo 2022 e della nostra Super 44 di etichette, lasciamo parlare i dati che arrivano dal Consorzio, raggiante per forza.

Anche il Chianti Classico probabilmente temeva un po’ la risposta del pubblico. Non c’era solo la stampa alla Leopolda di Firenze ma anche operatori di settore e appassionati qualificati.
Prova dell’adesione decisamente superata se, come comunicato, sono stati oltre 2.000 i rappresentanti del trade e della stampa che si sono accreditati per poter degustare le ultime annate in anteprima del vino più storico di Toscana.

XXIX^ puntata della Chianti Classico Collection #CCC22 incentrata prevalentemente sul nuovo concetto introdotto delle Unità Geografiche Aggiuntive. Anche i 180 produttori di Chianti Classico sono stati suddivisi ai banchi in 11 sezioni lungo i corridoi della location fiorentina.

Unità (UGA) e storia sono stati i temi centrali anche dei 2 seminari tenuti rispettivamente dall’ottimo Aldo Fiordelli e da Filippo Bartolotta che ha proposto un “viaggio” nel tempo con assaggio di etichette storiche a partire dal 1949 fino a oggi.
Una degustazione unica che il Presidente Giovanni Manetti ha definito addirittura “commovente”, una forte emozione per i partecipanti che si sono trovati nel calice delle etichette degli anni Quaranta, Cinquanta, Sessanta, Settanta e Ottanta ancora ricche di vita e di carattere.

Manetti ha sottolineato che: «Da alcuni anni il Consorzio sta investendo sul potenziamento dei suoi mercati storici, anche con alcune attività innovative e il progetto delle Unità Geografiche Aggiuntive è stato pensato anche in quest’ottica.
Fra i suoi obiettivi principali, vi è quello di rafforzare la comunicazione del binomio vino-territorio, aumentare la qualità in termini di identità e territorialità, consentire al consumatore di conoscere la provenienza delle uve e anche di stimolare la domanda attraverso la differenziazione dell’offerta».

In realtà, aggiungiamo noi SI.net, il Presidente nel primo giorno di evento ha fatto cenno anche all’ipotesi di una eventuale futura revisione del disciplinare per rendere il Chianti Classico ancor più legato al suo vitigno principale.
Ancora niente è deciso ufficialmente (anche perché immaginiamo i confronti fra i consorziati) però è palpabile la volontà di andare verso uno step che porti, almeno su alcune tipologie, il Sangiovese come: o “unico attore” oppure circondato solo da grappoli della tradizione toscana (vai però a sapere quali… uva tosca o uva francesca? [ndr]). Noi su questo non abbiamo il minimo pudore a definirci scettici.
Nel secondo giorno è invece arrivato il Sottosegretario Gian Marco Centinaio che ha “passato in rassegna” la tradizionale sfilata di bottiglie (oltre 650 etichette in degustazione) e poi è rimasto a colloquio con il Presidente Manetti.

Quella del Chianti Classico è una realtà dai numeri importanti, uno di quei “made in Italy” che i politici guardano sempre con attenzione.
Come fa sapere l’ufficio stampa: è oltretutto un momento molto positivo per la denominazione. Il 2021 ha registrato il + 21% nelle vendite rispetto al 2020 e +11% rispetto al 2019 e a febbraio 2022 c’era il +7% paragonato all’anno prima (poi è arrivata la Russia che frustrerà un po’ le attese [ndr]).

Una crescita notevole su numeri già ragguardevoli. Il merito è della qualità ma ovviamente anche della comunicazione.
Si ha la sensazione che gli investimenti per l’accoglienza, la divulgazione e la conoscenza del marchio non siano pochi. Molto interessante l’iniziativa che ha consentito l’incontro a cena fra produttori e stampa distribuito su 5 ristoranti fiorentini (ne parleremo in un prossimo articolo).

La tradizionale cena istituzionale dentro la Leopolda non è mancata ma l’opportunità di far incontrare aziende e comunicatori davanti a un piatto tipico e un calice di “gallo nero” ha fortemente accorciato le distanze e favorito le pubbliche relazioni e quindi le nuove opportunità.
Per quel che riguarda il prodotto imbottigliato, si registra il successo delle tipologie “premium”. Riserva e Gran Selezione hanno insieme rappresentato, nel 2021, il 43% della produzione e il 55% del fatturato

Vedrete però sotto che le nostre impressioni hanno valorizzato anche l’annata, tipologia strategica per chi vuole proporre vini più immediati e che oggi più che mai hanno un senso seppur meno remunerativi.
Complessivamente possiamo dire, senza essere tacciati di lusinga, che i risultati all’assaggio sono negli anni diventati una garanzia.
Viro adesso sulla prima persona singolare e confesso che: agli apprezzatissimi banchi dei produttori ci sono passato al volo, giusto qualche doveroso saluto. Mi sono come sempre dedicato all’assaggio massivo, a cresta alta e a testa bassa delle quasi 450 etichette disponibili.

Chianti Classico annata distribuito fra la 2020 e la 2015, anche se l’azienda Castellaccio ha presentato un 2013, poi la Riserva a ritroso dalla 2018 alla 2014 (con Fietri unico produttore che ha proposto il riserva 2012) e il Gran Selezione dalla 2019 alla 2015 (Fattoria di Montemaggio aveva la 2013, Casa di Monte la 2012).
Le mie impressioni sono altamente positive: da anni ormai è difficile incappare in un Gallo nero “sbagliato”, la qualità è diffusa e non è una frase fatta.
Ciò che ancora ha in parte stonato è stato il digitale. La app utilizzata per gli ordini di assaggio consente ai sommelier una migliore organizzazione del lavoro, bene, però nella prima giornata si è bloccata almeno 5 volte per sovraccarico (colpa del provider? colpa della congestione della wi-fi?).
L’idea è valida e va portata avanti ma non si possono avere queste latenze quando ci sono 444 etichette da assaggiare in 2 giorni.

Certo, chissà cosa accadrà in futuro con il concetto delle UGA, i produttori dovranno fare fronte comune e superare il concetto del “campanile” così caro a noi “maledetti toscani”.
Tranne la 2017 e per alcuni la 2018, gli andamenti stagionali hanno consentito più o meno di ottenere risultati soddisfacenti a chi sa lavorare bene.
Fare un discorso generalizzante sulle annate di questo Chianti Classico, in questo momento, mi sembrerebbe una supercazzola che preferirei sinceramente evitarvi.
Certamente il caldo sarà sempre di più da considerare un nemico certo, soprattutto in alcuni areali.

Nella Super-44 vedrete campioni delle 3 tipologie arrivare da ogni dove, con Unità maggiormente rappresentate non solo per mera qualità ma anche per oggettivo numero di produttori.
Siamo andati a scovare etichette a ritroso fino alla 2016 perché ha un senso, perché il vino era buono e promettente.
Come sempre non abbiamo la pretesa di segnalare i migliori, sicuramente abbiamo la certezza che siano vini super di cui vi consigliamo l’assaggio e che meriterebbero una recensione ben più valorizzante rispetto alla sintesi che, per esigenze di immediatezza informativa, ho proposto.

E come sempre c’è un solo rappresentante per azienda, in molti casi ho dovuto selezionare fra le eccellenze dello stesso produttore così come, almeno per il Gallo nero in Anteprima ’22, è stata durissima rimanere dentro il numero di 22×2=44.

Volendo “giocare” a fare un podio ipotetico, il Gran Selezione “Vigna il Poggio” 2017 di Castello di Monsanto, in questo momento, mi è sembrato un vino grandioso più di altri. Roba da 102/100 sulle guide che nel mondo rincorrono punteggi sempre più alti. 95% sangiovese con 3% colorino e 2% canaiolo di corpo esemplare, pieno, ricco, non stancante, di importante prospettiva e di vendemmia 2017…
Ho davvero amato il riserva “Doccio a Matteo” 2019 di Caparsa fatto da 98% sangiovese e 2% colorino. Fresco, vibrante e succoso senza essere ruvido. Pensare a un riserva così ben fatto per il futuro e al tempo stesso così buono nel presente emoziona mentre lo sorseggi. Da Radda con frutto pieno.
Il Chianti Classico 2020 Isole e Olena (premio della mia critica lo scorso anno) dimostra l’eleganza sontuosa distintiva aziendale. Di grande bevibilità ma al tempo stesso gustoso e lungo con frutto inserito in tannini didascalici. 82% sangiovese con 18% altri vitigni non dichiarati. Se il risultato deve essere questo, capite perché non vorrei mai forzare nel Chianti Classico il 100% “sangio” ?
Bene, ci siamo…
descrizioni forzatamente sintetiche (se volete contattatemi che ne parliamo a parte con comodo) ecco la nostra Super-44 #CCC22 che, ricordate, non è la Bibbia del vino (come del resto non lo sono anche le altre guide e recensioni che trovate in giro, indipendentemente da come “ve la vendono”). ‘Njoy
Anteprima CCC22
Super-44 Chianti Classico DOCG

Chianti Classico GS ‘Vigna Il Poggio’ 2017 Castello di Monsanto (San Donato in Poggio) Sfiora la perfezione, grande estratto polposo e pure accattivante al naso. Mirtillo, rosa rossa, gianduja integrate da un tannino promettente e signorile |
Chianti Classico 2020 Isole e Olena (San Donato in Poggio) Apre di gelsomino e crema di agrumi, lascia sul palato un tocco da grande vino e più contestualizzato. Finale di fragoline irresistibile |
Chianti Classico Ris ‘Doccio a Matteo’ 2019 Caparsa (Radda) Dalla ciliegia si arriva al pepe rosa, anche il finale è piccante e giustamente sapido. Dinamico e intrigante, non lo molleresti mai |


Chianti Classico GS ‘Vigneto San Marcellino’ 2016 Rocca di Montegrossi (Gaiole) Ha davvero l’espressività del sangiovese gestita con maestria. Freschezza fruttata rossa con balsamico respiro e piccantezza sul finale |
Chianti Classico GS ‘Monna Lisa’ 2017 Vignamaggio (Greve) Concreto, di polpa e rimandi sanguigni. Tannino setoso, buono e lungo |
Chianti Classico GS 2018 Colle Bereto (Radda) vibrante sinergia acido-sapida, tanti fiori al naso e in bocca la bella distensione di note agrumate e cardamomo. Sciccoso |
Chianti Classico GS ‘Colonia’ 2018 Felsina (Castelnuovo Berardenga) Rosa, lavanda e piccoli frutti rossi. Buona lunghezza e sapido finale succoso di fragola |
Chianti Classico GS ‘Castello di Brolio’ 2018 Ricasoli (Gaiole) Egregia fattura, didascalico il pronipote del Barone, tanta marasca con fiori, humus e cacao. Lunghissimo svolgimento |
Chianti Classico GS ‘La Corte’ 2019 Castello di Querceto (Greve) Materico e sanguigno. Ha grande forza ma la mostra con il fioretto. Durezze fantastiche e ciliegia che non scompare |
Chianti Classico GS ‘Vigna del Sorbo’ 2019 Fontodi (Panzano) Al naso sono erbe, cacao e amarena. In bocca ha quantità, frutto, tannini esemplari e sapido lungo finale. Untouchable |
Chianti Classico GS 2019 Riecine (Gaiole) Solita entusiasmante eleganza seppur l’annata si faccia sentire in durezza. Fra qualche anno farà impazzire |
Chianti Classico ris ‘Levigne’ 2018 Istine (Radda) Fiori e minerali salgono da un liquido semitrasparente. Astringenza da riserva eccelso che finisce quasi salino e di caffè |
Chianti Classico ris ‘Il Campitello’ 2019 Monteraponi (Radda) Ha energia e generosità, marasca, petali scuri macerati nell’alcol e un telaio di spessore che spinge il finale di ciliegia, pepe e arancia |
Chianti Classico 2018 Casa Sola (San Donato in Poggio) La signorilità fatta vino, un Riserva travestito da annata. Ha tutto del grande vino: lavanda, pepe rosa, frutta rossa e tocco ferroso. Per intenditori |
Chianti Classico 2019 Montecalvi (Greve) Arrivi di erbe officinali e iris, si svolge con continuità gustativa e grande bilanciamento. Un vino di estrema bevibilità che supera ogni schema precostituito. Buonissimo |
Chianti Classico 2019 Podere Castellinuzza/Paolo Coccia (Lamole) La soavità di Lamole, un Gallo nero delicato ma non avaro di sapori. Il suo lampone si attacca alle papille e in retrolfatto ripropone petali e mentolato. |
Chianti Classico 2019 Querciabella (Greve) L’eleganza minerale accompagnata dal ribes in confettura e letto di rose canine. Che piacevolezza! |
Chianti Classico 2019 Tenuta di Carleone (Radda) Radda di sostanza che mantiene la raffinatezza e la lieve severità giovanile ma lascia il brivido del frutto lunghissimo. Per chi vuole fatti |
Chianti Classico ‘Assolo’ 2020 Complicità (Vagliagli) Il nome racconta tanto: dal primo passaggio in bocca più che al naso ti fa amare la sua sostanza: durone e violetta spinte da un astingenza comunque dosata ma soprattutto… umami. Detto tutto |
Chianti Classico 2020 Podere Poggio Scalette (Greve) Per chi vuole un Chianti annata da abbinare a “ciccia” vera. Grande personalità, spinta di amarena, rimandi sapidi carnosi e piacevolmente piccanti con finale di erbe. Che vino! |
Chianti Classico 2020 Poggerino (Radda) Parte timido con attacco tannico forte ma pulito, ma poi libera le sue lunghe note di fragoline e rosa in boccio. Lungo e promettente |


Chianti Classico GS ‘Etichetta storica’ 2016 Ormanni (San Donato in Poggio) Cacao, foglia di tabacco, stecco di liquirizia con mora che pervade i sensi stringendoli a sé a lungo. Tannino da lungo invecchiamento |
Chianti Classico GS ‘La Prima’ 2018 Castello Vicchiomaggio (Greve) Forza e spinta di amarena, i fiori al naso in apertura si ritrovano con cioccolato anche sul finale appena la forza tannica rallenta la morsa. |
Chianti Classico GS ‘Vigna La fornace’ 2018 Conti Capponi/Villa Calcinaia (Montefioralle) Superati i primi secondi di grip, esce un contenuto di tutto rispetto fatto di rosa appassita, pizzichi pepati e sbuffi minerali. |
Chianti Classico GS 2018 Fattoria Santo Stefano (Greve) Frutta scura densa a centro bocca, viola macerata e note di erbe trasportate da potenza fenolica. Che carattere! |
Chianti Classico GS ‘Vigna Grospoli’ 2018 Lamole di lamole (Lamole) Sottile ma di personalità, quasi piccante il suo finale di agrumi e ribes, tiene bene il tempo |
Chianti Classico GS ‘Zac’ 2018 Principe Corsini/Villa Le Corti (San Casciano) Vaniglia e fiori sono esordio di un assaggio che secondo dopo secondo mette al centro tutta la territorialità del Sangiovese. Molto buono e profumato |
Chianti Classico GS ‘Badia a Passignano’ 2019 Antinori (San Donato in Poggio) Violetta e caramella di fragola, un finale di erbe su un campione molto ben equilibrato |
Chianti Classico GS ‘Tenuta di Fizzano’ 2019 Rocca delle Macie (Castellina) Al naso l’esordio è di arancia, poi un letto di fiori. In bocca un tannino in primo piano che adesso frena in parte il finale. Gustoso |
Chianti Classico Ris 2018 Brancaia (Radda) Facilità di beva, vino stuzzicante, i suoi ricordi di frutti di bosco con cenno speziato lo rendono profumato e mettono tutti d’accordo. Quando il merlot migliora il tutto |
Chianti Classico ris 2018 Val delle Corti (Radda) tabacco biondo che emerge da soavi effluvi di fiore e melagrana, estremamente fresco, estremamente vibrante. Che caratterino! |
Chianti Classico ris ‘Montebuoni’ 2019 Castello di Ama (Gaiole) Polposo, con sfumature che arricchiscono con tè e erbe aromatiche e uno svolgimento pregiato frutto-centrico. Lungo |
Chianti Classico Ris 2019 Castello di Volpaia (Radda) Distintivo equilibrio fra arancia amara e confettura di fragole su sfumature di cannella con sapore delicatamente speziato. Sempre una sicurezza |
Chianti Classico ris ‘Le Baroncole’ 2019 Fattoria San Giusto a Rentennano (Gaiole) Va sciolto dal legame fenolico, poi sa esprimersi con personalità di mora e liquirizia nera. Sostanza |
Chianti Classico Ris 2019 Il Molino di Grace (Panzano) Apre di cioccolato e tabacco ma in bocca sciorina fresche note di lampone che ti invitano a rinnovare il sorso |
Chianti Classico ‘Baldero’ 2017 Carus Vini (San Casciano) Sfida a viso aperto all’annata 2017: grande maestria nella gestione, ne esce un vino altamente bevibile ancora un po’ rigido ma dal tanino pulito e già generoso verso il frutto. |
Chianti Classico ‘Curva del Vescovo’ 2017 Poggio Borgoni (San Casciano) Un 2017 che nel colore mostra già il suo pieno equilibrio, l’attesa lo ha reso pienamente godibile. Perso il porpora all’occhio non manca comunque in valore e ora è perfetto per la carne di tradizione |
Chianti Classico ‘Terziere di Levante’ 2019 Geografico (Gaiole) Da Gaiole un paladino che unisce eleganza a concretezza. Buono, tipico e consistente |
Chianti Classico 2019 Luiano (San Casciano) Delicatamente di rosa e malva, vellutato al sorso, il tocco di merlot lo aggrazia |
Chianti Classico 2019 Vallepicciola (Vagliagli) Esuberante in bocca, giovane scalpitante che non è avaro di sapori dall’amarena al tabacco con finale sapido e speziato |
Chianti Classico ‘Monticello’ 2020 Colombaio di Cencio (Gaiole) Puro sangiovese per chi ama meno fronzoli e più concretezza. Finale di erbe aromatiche, lo vedo fatastico per primi al ragù di selvaggina |
Chianti Classico ‘Retromarcia’ 2020 Monte Bernardi (Panzano) La sfida di Panzano alla 2020 è Retromarcia. La forza c’è e si sente ma con un’amarena così spiccata e lunga, tutto è accettabile. Passo avanti, altro che indietro |
Chianti Classico 2020 Tenuta di Arceno (Castelnuovo Berardenga) Più solido rispetto alla media degli altri annata, più corposo, ma ha stoffa e sa ben esprimere sia la forza del sangiovese che la morbidezza del merlot |
Chianti Classico 2020 Tenuta di Campomaggio (Radda) Tratti balsamici e fiori freschi, con pizzico di astringenza che non guasta. Da bersi con il sorriso |

Premio qualità globale vini: Castello di Monsanto
Premio della critica personale: Podere Poggio Scalette
Guarda come era andata lo scorso anno
Segnalateci le vostre impressioni di questi giorni o i vostri vini preferiti sulle nostre pagine Facebook
fonte: Ufficio Stampa Consorzio Vino Chianti Classico
spiritoitaliano.net © 2020-2022

