
marselan: incrocio identitario di languedoc
Marselan: il vitigno che nacque in Languedoc per fare quantità e oggi invece…
ESPRIT FRANÇAIS: ESPLORAZIONI IN CORSO
Curiosità e cultura, le nostre esplorazioni in terra francese lasciano spesso la voglia di visitare quei territori che Livio Del Chiaro racconta descrivendone uve e vini tipici con semplicità.
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Un’esplorazione virtuale alla portata di tutti, un viaggio per colline, valli, e campagne della Francia vitivinicola, un universo che non si finisce mai di conoscere.
Articoli più divulgativi, o semplicemente sfizioso-informativi, l’importante è entrare in sintonia, comprendere lo stile narrativo e, con il giusto mood, lasciarsi stuzzicare da qualche idea che potrebbe portarvi di persona a “verificare con mano” le realtà e i suggerimenti di spiritoitaliano.net.

Abbiamo già attraversato tante località e, se guardiamo la mappa sopra, vediamo come la nostra “Citroen d’epoca” ha percorso molte miglia rimanendo comunque sul lato orientale francese.
Il segnaposto giallo oggi però indica il meridione, la “route de vins” virtuale che condividiamo da mesi ci porta verso il Mediterraneo.
L’Occitania, la Languedoc, Montpellier, Carcassonne, i patrimoni Unesco, la grande storia ma anche la realtà vitivinicola odierna.
Vini tipici, uve tipiche fra cui una molto recente: la Marselan è coltivata dal 1961 dopo un fortunato incrocio fra Cabernet sauvignon e Grenache.

Lasciamo parlarne Livio… benvenuti a Montpellier!
Buona lettura.
[n.d.r.]
Marselan: l’uva identitaria dei bravi vigneron di languedoc
Girovagando per il sud della Francia, in particolar modo nei dintorni della poliedrica Montpellier mi sono spesso imbattuto (e con piacere) nei vini di queste zone d’Occitania.
Proprio a Montpellier si trova, tra le altre, l’associazione SudVinBio che ogni anno organizza a fine gennaio una delle manifestazioni più importanti al mondo per i vini biologici: Millesime Bio. E allora: quale migliore occasione per provare i vini della Languedoc (ma non solo)? Cerco insomma di non perdermela.

Devo dire che a Millesime Bio mi sono sempre seriamente divertito – ossimoro? no… – ad assaggiare vini da tutta la Francia e, concentrandomi sull’amplissima produzione della Languedoc, spesso ho degustato vini da Marselan, un vitigno che possiamo considerare autoctono di questa regione.

E un uva che intriga per storia e sapore e su di lei voglio oggi concentrarmi seppur è bene essere chiari su quanto variegata e feconda sia la Languedoc vitivinicola: un area tutta da assaggiare.
L’area della Languedoc AOP si estende su 4 dipartimenti: Gard, Hérault, Aude e Pirenei orientali. Le ben 30 denominazioni al suo interno vengono spesso differenziate su 5 sotto-zone in base alla conformazione del territorio e al clima e che abbracciano vigneti da Carcassonne a Montpellier, da Cevennes a Larzac, da Caroux a Montagne Noir e dalle alte colline al mare.

Molti di voi sapranno che fra i vitigni qui più coltivati ci sono i cabernet, il carignan, il grenache (b/n), il merlot, il marsanne, il roussanne, il clairette.
Il Marselan è un vitigno non molto conosciuto ma estremamante identitario, creato nel 1961 da un incrocio tra Cabernet Sauvignon e Grenache Noir da Paul Truel in Languedoc, nei pressi della città di Marseillan, dalla quale deriva il nome.
si pensava alla quantità e invece…
Siamo ad inizio anni ’60, anni in cui la Languedoc svolgeva il ruolo del granaio di Francia, era la zona dove venivano prodotte grandi quantità di vino a prezzi veramente irrisori.

L’aspettativa era quella di creare un’uva con grandi acini con la finezza della cabernet e i profumi, la tolleranza al caldo e la prontezza della grenache.
Il risultato fu però un vitigno dai piccoli acini non molto produttivo (anche se resistente alle infezioni fungine) e quindi non molto redditizio in quegli anni.
In sessant’anni molte cose sono cambiate in Languedoc, grazie soprattutto a tanti piccoli vigneron che negli ultimi decenni stanno decisamente puntando alla viticoltura di qualità piuttosto che ai grandi numeri.

Il Marselan, poco coltivato ed usato perlopiù per uvaggi è stato a poco a poco vinificato in purezza, specialmente negli ultimi anni, con risultati spesso molto interessanti.
nel calice…
Il vino che se ne ottiene ha un colore rubino molto intenso, al naso denota sentori di frutta rossa e nera spesso matura ed una leggera speziatura piccante.
In bocca ha una buona struttura e morbidezza bilanciata da una freschezza non eccessiva ed un tannino piuttosto smussato ed avvolgente.
Le versioni che passano solo in acciaio e con macerazioni non troppo lunghe possono essere così servite anche a temperature di 14° per metterne in risalto i profumi fruttati, la freschezza e mitigarne l’alcolicità grazie anche questi tannini soavi che non si irruvidiscono in bocca.

Proprio queste versioni più immediate al sorso sono quelle che mi divertono di più nel servizio.
Versarle fresche in abbinamento a taglieri misti con soppressata, finocchiona, capocollo e pecorini a media stagionatura, bruschette con porcini e pecorino fuso o gorgonzola, o ancora crudo e confettura di fichi… sono tante le soluzioni che rendono i marselan meno corposi perfetti anche per momenti conviviali e stuzzicanti aperitivi sia d’inverno che d’estate.

Il Marselan è uno dei tanti “tasselli” di una zona da molti snobbata ma che è capace di regalare emozioni, spesso sorprendere e che cercherò di farvi scoprire sempre di più. A bientôt…
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