
low & no alcohol: funziona?
Il Low & No alcohol (LNA) sta funzionando nel mondo birra. Gli italiani per ora si tengono a debita distanza
Maggioranza o minoranza? Silente o rumorosa? Eh… lo sappiamo, non storcete troppo il naso.
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Facciamo informazione per tutti con il massimo rispetto anche se ci troviamo più a nostro agio dove c’è alcol… ammesso che sia alcol buono e moderato.
Non possiamo ignorare il movimento del “low & no alcohol“, una fetta importante di consumatori a cui molte aziende (soprattutto grandi) si è già avvicinata.

Volenti o nolenti dovremo farci i conti e comunque ci incuriosisce non poco seguire la modernità e le tendenze.

Lo studio a cui facciamo oggi riferimento è di fine anno, molto ben fatto, pubblico e pubblicato sulle pagine della Commissione Europea che finanziò le società Areté (Italia) ed Agra CEAS Consulting (joint venture fra Bureau Européen de Recherches di Bruxelles e Imperial College di Londra) per avere un quadro sulle bevande LNA (Low & No alcohol).
I dati mostrano che la bevanda birra ha ormai intrapreso una strada sempre più importante mentre per il vino e i superalcolici ci sono segnali molto più timidi ma comunque costanti.

Abbiamo seguito da sempre la politica europea sulla lotta al cancro, il programma BECA e la discutibile presa di posizione integralista sullo “zero alcohol”. Queste ricerche danno un segnale ben chiaro: il futuro sarà ben diverso dal passato e siamo in piena fase di transizione.
Le bevande a basso contenuto di alcohol sono il domani, la volontà politica è ormai questa ma serve “conoscere” per “difendersi” e magari “adeguarsi” un minimo, anche perché la regolamentazione è ormai un dato di fatto.
Se buonissima parte degli Stati membri hanno già una propria regolamentazione sulla birra LNA, sono soltanto 6 i Paesi che al momento prevedono la dicitura legalizzata del vino senza alcol – ma che vino poi sarebbe??? [n.d.a.] – e sono Austria, Cechia, Germania, Lituania, Portogallo e Slovenia.

L’Italia pare veramente aborrire, per adesso, il concetto del “Low & No” e non solo (come si può immaginare) sul vino e spirits, ma anche sulla birra. Ciò non si può dire di altri Paesi europei come Spagna, Francia e Germania (diciamo che: fra gli europei avvezzi alle bevande alcoliche, noi siamo i più virtuosi… ehi, vogliamo sorridere…).
Il grafico è chiaro: in Spagna e in Germania nel 2021 si sono spesi oltre 2 milioni di euro per le birre LNA ma ciò che più conta è la percentuale che supera il 15% sia in Spagna che in Svezia. In’Italia, che rispetto agli altri Paesi già beve poca birra, neppure 1 lattina su 100 (0,8%) è di birra LNA.

Discorso diverso è sul vino. Un mercato giovane, in crescita, con percentuali minime ma con valori certamente più alti rispetto alla birra.
L’Italia è al terzo posto per spesa (30,6 milioni di euro) ma come percentuale siamo allo 0,2% (2 su mille). Non ti aspetteresti invece i numeri della Francia che spende oltre la metà del valore globale (165,9 mil su circa 322 milioni di euro stimati) con lo 0,8%. Abbastanza sostanziosi anche i dati dalla Germania.

Discorso simile per distillati e liquori senz’alcol (fa quasi ridere a scriverlo…). La Francia pare recepire la tendenza, così come il Belgio (1,9% sul suo totale interno) e la Spagna. Un mercato europea stimato circa in 168 milioni di euro (che non sono un’immensità ma neppure pochi).


Proseguirà la crescita dei LNA? Non sappiamo, sicuramente a noi “poeti integralisti e romantici del buon bere” preoccupa più quella dei cosiddetti AWP (Aromatized Wine Products) che se congiunti con la categoria LNA, fanno un insieme intersezione AWP LNA che lascia intravedere un futuro di bibitine tipo la “Cola zero a base di vino” o come la “vecchia vino-aranciata” del nonno. E questa tipologia, se vi scaricate e leggete la ricerca completa, vi accorgerete che non è da prendere “di tacco”…

Comunque, secondo Areté, anche il mondo LNA beer pare destinato a stabilizzarsi o in leggera (leggera) crescita nei prossimi 5 anni.
Tirando le somme, il consumatore europeo è tutto sommato soddisfatto delle bevande poco o niente alcoliche che ha provato, soprattutto della birra.

Nella ruota che mostra la disponibilità dei prodotti sullo scaffale, l’Italia vanta un onorevolissimo piazzamento inquadrata nelle “poor choice” per tutte le categorie: birra, vino, AWP e spiriti.
Chi ha intenzione di seguire il filone commerciale del LNA può adesso certamente puntare a Paesi come Lituania, Cechia e Germania.
fonte: Commissione Europea
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