la spiritualità di merano wf


De clos en clos: a Merano Wine Festival uno straordinario focus sulle vigne del Signore nella millenaria storia del vino


I numeri del Merano Wine Festival che si è svolto dal 4 all’8 Novembre ci parlano di un grande successo con oltre 9000 presenze totali e ben 700 espositori. La manifestazione è stata arricchita da oltre 50 eventi collaterali sparsi in diverse location. 


[si legge (più o meno) in: 4 minuti]


All’interno del ciclo di convegni “Naturae et Purae”, moderati dal giornalista enogastronomico Angelo Carrillo, quest’anno dedicato al tema “Wine Resilience – Spiriti Estremi”, l’appuntamento che abbiamo deciso di raccontarvi porta il titolo “De Clos en Clos – Le vigne del Signore: spiriti e spiritualità tra innovazione e crisi dei conventi”. 


foto: MM©

La location dell’evento rappresenta già una bella sorpresa: a pochi minuti a piedi dal centro di Merano si erge Villa San Marco, costruita nel 1894 e decisamente densa di fascino. Dal 1993 è sede dell’Accademia di Studi italo-tedeschi, nata con l’intento di agevolare lo scambio culturale tra i due popoli che abitano questa Regione.


Discussione introdotta da Helmut Köcher, il WineHunter in persona, sottolineando il tema di questa edizione del festival e il collegamento con questo incontro. Sostenibilità significa acquisire una rinnovata consapevolezza del prezioso rapporto tra uomo e natura e per ottenerla si devono mettere in pausa i ritmi frenetici della quotidianità e prendersi il giusto tempo per riflettere.


foto: MM©

Quello che si è sempre fatto nei luoghi dello spirito, in cui il tempo è come se si fosse fermato. In linea con questo ragionamento quest’anno c’è stato anche il tentativo di limitare il numero degli accessi alla fiera rispetto ai valori del 2019, che aveva contato 11.500 presenze.



Il ricercatore, professore e visionario Attilio Scienza, definito da Angelo Carrillo l’Umberto Eco dell’enologia, ci accompagna in un illuminante excursus attraverso le origini della viticoltura europea.


foto: MM©

Ce lo scordiamo spesso, ma sono proprio i conventi legati alla regola di San Benedetto che dal VI secolo riorganizzano l’attività agricola a formare la prima rete vitivinicola europea dopo la caduta dell’Impero Romano.


L’angoscia legata all’Anno Mille e alla credenza che tutto potesse finire in quella data porta a un forte desiderio di pentimento, che da una parte dà luogo alle Crociate ma dall’altra incentiva i pellegrinaggi verso Roma.


foto: MM©

Sono proprio questi ultimi a rendere i conventi luoghi di ospitalità in tutta Europa, nello stesso momento in cui si comincia a creare anche un divario tra nord e sud del Paese: a settentrione i conventi benedettini, a mezzogiorno invece una cultura legata a Bisanzio.


Lungo il corso della via Francigena, che attraversava territori come Borgogna, Champagne e Chianti, si trasmetteva l’innovazione (la cultura del terroir, dei climat, i torchi, etc.). I vitigni che circolavano tendevano a incrociarsi tra di loro, è per questo che molte cultivar spesso sono imparentate. La produzione del vino era fortemente legata anche alla sua funzione simbolica, in quanto serviva per fare la messa. 


foto: MM©

Da non sottovalutare l’importanza dei monasteri orientali, la maggior parte dei quali purtroppo chiusi dai regimi comunisti. Resta però tutta l’esperienza ortodossa greca, dove sopravvivono alcuni luoghi in cui il vino si produce ancora come si faceva oltre 1000 anni fa. Anche in Georgia restano delle importanti tracce, ad esempio un antichissimo monastero in Cachezia attualmente in corso di ristrutturazione e gli oltre 600 vitigni registrati sul territorio. 



La chiusura di Attilio Scienza è stata estremamente pregnante con la citazione di una frase spesso usata anche da Ezra Pound e fondamentale per i benedettini: “Tempus loquendi tempus tacendi”. Il Medioevo rappresenta il periodo più importante per quanto riguarda la spiritualità, nei conventi si contempla e si tace, mentre nella civiltà contemporanea con lo svuotamento delle vocazioni viviamo una profonda crisi della spiritualità, viviamo nell’epoca dell’eloquio, dove spesso manca il tempo della riflessione.


foto: MM©

Rocco Tolfa ha invece raccontato della sua esperienza come co-autore e co-conduttore del programma RAI “I signori del vino”, da lui fortemente voluto assieme a Marcello Masi, nonostante alcune resistenze iniziali da parte della rete, una trasmissione che mira al racconto del vino, a un approccio culturale, un approfondimento che mancava sulla televisione italiana da più di 60 anni.


La recente ideazione della manifestazione “Vini d’Abbazia” (vinidabbazia.com) si pone sulla stessa linea. La prima edizione si è svolta presso il suggestivo borgo tardo-medievale di Fossanova a Priverno dal 2 al 4 settembre 2022, riscuotendo un enorme successo.


foto: MM©

La storia millenaria legata ai vini prodotti nei conventi fa emozionare il pubblico. Proprio Fossanova è stata fondata da cistercensi provenienti dalla Borgogna, che quindi avevano esperienza in viticoltura e vinificazione e l’hanno portata con sé. L’evento ha avuto una eco incredibile che si è materializzata in oltre 400 pagine di rassegna stampa.



La consulente vinicola di Chicago Anna Pakula ha pubblicato recentemente un libro dal titolo “Wine and Spirituality”. Nata in una famiglia di emigranti polacchi molto legata alla religione, ben presto la sua attività l’ha spinta a girare il mondo per cantine e zone di elezione per la viticoltura.


foto: MM©

Dopo 25 anni la necessità di fermarsi a riflettere e cercare quello che sta dietro ai grandi vini, quindi anche le storie delle persone semplici che svolgono le attività agricole e di cantina, gli elementi della natura, il terroir, tutto questo immenso tesoro è un regalo alla nostra umanità da parte della natura. Il risultato è stato un elegante volume fotografico di 180 pagine edito in 6 lingue, chiosato da frequenti citazioni della Bibbia. 


foto: MM©

Davvero interessante anche il contributo di Werner Waldboth, direttore vendite dell’Abbazia di Novacella che, fondata nel 1142, rappresenta una delle cantine più antiche d’Italia ancora in attività. La zona in cui si trova è sempre stata un crocevia di pellegrini, situandosi strategicamente sull’intersezione tra Valle Isarco e Val Pusteria. Il vino si produceva inizialmente per i riti religiosi, ma ben presto anche per essere venduto agli stessi ospiti.


L’abbazia attrae annualmente oltre 100.000 visitatori da tutto il mondo, questa notorietà permette un ricambio generazionale all’interno della comunità monastica, che conta una ventina di monaci, tra cui anche qualche ventenne. Gli alti costi di gestione legati alla manutenzione della struttura sono coperti in gran parte dalla commercializzazione del vino prodotto. 


foto: Alfred Stier


Nessun novizio è arrivato invece al monastero di Sabiona, situato su una rupe a picco sul Borgo di Chiusa, e ce lo conferma Armin Gratl, direttore generale della Cantina Cooperativa Val d’Isarco, tra i soci fondatori nel 1961 erano presenti anche le suore di clausura di questa struttura.


Fino al 2008 le monache gestivano le vigne in autonomia ma ben presto il loro numero non è stato più sufficiente. L’anno scorso dopo 300 anni di storia il monastero ha chiuso i battenti, ma i 2 ettari vitati restano in affitto alla Cantina Cooperativa almeno per altri 14 anni, dopo questa data sarà la Curia a deciderne il futuro.


foto: MM©


Una “tavola rotonda” che si è conclusa con foto di gruppo degli intervenuti e una breve degustazione di alcuni vini.


foto: MM©

Cantina Valle Isarco – Alto Adige Sylvaner Sabiona Riserva 2019 

Paglierino vivace con sfumature dorate. Naso improntato su ginestra, pompelmo, menta e pietra bagnata. La spalla acida è bilanciata da un’ottima struttura. Decisamente persistente. (The WineHunter Award – GOLD)


Abbazia di Novacella – Alto Adige Kerner Praepositus 2020 

Dorato tenue e vivace. La ricchezza olfattiva è pareggiata dalla pienezza di gusto e una acidità tagliente. (The WineHunter Award – GOLD)


Malat – Grüner Veltliner Ried Höhlgraben 2021 (Austria)

Paglierino dai riflessi verdolini, molto luminoso. Cenni di mela verde, menta, poi note burrose e iodate. Nonostante l’acidità citrina presenta un buon bilanciamento. Media la persistenza.


foto: MM©

Incuriosito da questi primi assaggi ho pensato di approfondire la conoscenza delle due abbazie altoatesine presso le rispettive postazioni di assaggio nel cuore della manifestazione, passando dall’ambiente rilassato di Villa San Marco agli eleganti ma ben più indaffarati saloni del Kurhaus.


foto: MM©

Cantina Valle Isarco – Alto Adige Kerner Sabiona Riserva 2019 

Paglierino acceso da nuance dorato. Una complessità speziata segue a un attacco su fiori bianchi e lime. Acidità decisa e calore alcolico armonizzano il sorso. Ottima la persistenza. (The WineHunter Award – GOLD)


Abbazia di Novacella – Alto Adige Sylvaner Praepositus 2015 

Veste il calice di un elegante giallo dorato. Ammaliante e complesso al naso con agrume ed erbe officinali in evidenza. In bocca colpisce per l’acidità rinfrescante e la lunghissima scia sapida.



Abbazia di Novacella – Alto Adige Pinot Grigio Praepositus 2020 

Giallo paglierino con riflessi verdolini. Si declina su riconoscimenti di frutta a polpa bianca e nocciola tostata, lieve la speziatura. Sorso piacevole ed elegante. Ottima interpretazione di questo vitigno. (The WineHunter Award – ROSSO)


Abbazia di Novacella – Alto Adige Pinot Nero Praepositus 2018 

Rubino tenue. Accattivanti toni vanigliati e di chiodi di garofano vanno a corteggiare un fruttato molto espressivo di ribes rosso. Succoso al sorso, frenato da un giusto grip tannico. (The WineHunter Award – ROSSO)


foto: MM©

Abbazia di Novacella – Perlae 

Anteprima assoluta non ancora in commercio per questo spumante metodo classico a base Sylvaner con 24 mesi sui lieviti, alla prima uscita. Edizione limitata di 2000 bottiglie. Paglierino dorato e brillante, bollicine fini e persistenti. Intrigante e intenso al naso con note di pompelmo, mentuccia e pan brioche. Beva piacevole e rinfrescante, la pungenza si dimostra delicata.


foto: MM©

Concludendo, “De Clos en Clos” è stato un convegno che ha indubbiamente arricchito l’offerta culturale del Wine Festival 2022. Come avrete sicuramente dedotto dalle testimonianze diffuse, a Merano il livello degli incontri e delle degustazioni rimane molto alto.


foto: MM©

Ci attendiamo un programma altrettanto ricco e accattivante al prossimo 32° Merano WineFestival, previsto dal 10 al 14 novembre 2023.






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Poliglotta prima per nascita e poi per scelta, Marco Mancini respira sin dalla tenera età una cultura pan-europea che lo porta all’apprendimento delle lingue e delle civiltà straniere con importanti esperienze di studio in UK, Germania e Giappone. Folgorato da una degustazione di Barolo durante il periodo di servizio civile presso Slow Food, si avventura negli studi enogastronomici fino a diventare formatore per i corsi AIS del vino e dell’olio, collaboratore per autorevoli guide e testate giornalistiche sempre prediligendo la forma scritta e la fotografia per il racconto delle sue esperienze. La sua professione è oggi incentrata su un nuovissimo progetto di consulenza tailor-made per aziende vitivinicole.