la nuova concezione del whisky italiano


Whisky vs New Make: 2 binari di innovativa qualità superalcolica italiana. Nasce ufficialmente Strada Ferrata, la distilleria artigianale fondata da mastri birrai


Prendete un qualunque corso sul whisky e troverete all’inizio del testo didattico un complicato giro di parole con cui si definisce che: «Il Whisky è una bevanda spiritosa, ottenuta dalla distillazione di un mosto fermentato composto da orzo ed altri cereali in percentuale variabile, maltati e non maltati, che viene successivamente invecchiata in botti di legno…».


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Una volta finita la frase, l’istinto di buttare via tutto e cambiare interessi sale a chiunque a meno che non si abbia ancora la forza per passare al capoverso successivo dove si precisa che: «in poche parole -seppur approssimative aggiungiamo noi- il whisky altro non è che una birra distillata». Ecco allora che ritorna la voglia per proseguire il cammino.


Il lungo giro di parola aiuta comunque a capire che per arrivare al risultato finale la strada di questa “povera birra” è lunga, faticosa e tutta in salita.


Per immedesimarci nel cammino lasciamoci condurre dalle note dei Led Zeppelin che raccontano la loro visione di una lunga “scalinata verso il cielo”, the Stairway to Heaven e andiamo a conoscere il percorso che ha deciso di intraprendere questa nuova Strada ferrata.



Strada Ferrata


Tanto per dare le coordinate, Strada Ferrata è il primo fenomeno in Italia di distilleria artigianale fondata da mastri birrai. Si trova a Seregno, Brianza, all’interno dei grandi spazi della ex Tessitura Pozzi, rimessi a nuovo e riallocati a varie attività produttive.


Il punto di partenza è la birra italiana, o meglio la birra artigianale italiana e tutto ciò che la circonda. Nella fattispecie abbiamo proprio uno dei padri fondatori del fenomeno: Agostino Arioli, creatore nel lontano 1996 di Birrificio Italiano che una sera, ai margini di uno dei tanti eventi birrari, finisce per trovarsi seduto attorno a un tavolo dove Benedetto Cannatelli, fondatore nel 2013 di Railroad Brewing (birrificio artigianale italiano della nuova era), sta parlando a ruota libera dei suoi sogni e progetti alternativi con Marco Giannasso, esperto e divulgatore nonché affinatore di birra in legno.


I discorsi vertevano sul desiderio di trovare una nuova evoluzione al mondo della birra: Benedetto tornava da un paio di settimane passate in una distilleria artigianale del Montana a studiare e approfondire la loro attività, Marco aveva lavorato in una distilleria in Svizzera e lo stesso Agostino aveva già fatto il suo primo timido tentativo facebdo distillare da terzi la sua birra e mettendo in vendita un prodotto chiamato Albedo. Fu per lui naturale proporsi e con entusiasmo dire quindi l’approccio è stato subito entusiastico: «Se volete ci sono anch’io!».



Pian piano le idee presero forma, l’unione fece la forza e consentì l’avvio del cammino con domande spontanee: “Ma se il birraio fa la birra e crea un alcol leggero con aromi piacevoli, perché fermarsi li? Perché non provare a liberare tutto il potenziale che si può sprigionare raffinando e cercando di catturarne l’anima ultima, la famosa quintessenza?”


Ecco come si arriva a Strada Ferrata, che proprio nel primo weekend di ottobre ha deciso di presentarsi ufficialmente al mondo con 2 giorni per stampa, addetti ai lavori e il grande pubblico.


foto: MB©


Davanti all’alambicco parlano Agostino e  Benedetto. Il primo concetto che vogliono subito sottolineare è questo: “Artigianale nel prodotto ma imprenditoriale nel progetto”.



Quello di fare whisky è ormai un processo ben codificato. C’è ben poco da inventare, si possono solo caratterizzare differentemente le varie fasi produttive.

Normalmente il focus è tutto centrato sulla distillazione e l’invecchiamento; la grande produzione acquista stock preconfezionati di materia prima (soprattutto malto d’orzo) standard, uguale per tutti, e solo di recente qualcuno ha iniziato davvero a interessarsi alle materie prime.


In questo caso i primattori sono invece dei mastri birrai, abituati a selezionare attentamente i malti e attenti all’utilizzo dei lieviti per ottenere i giusti profumi e sapori desiderati al termine della fermentazione.


foto: MB©

Ecco appunto: fermentazione e materie prime, concetti base da cui partire per ottenere fin da subito un distillato che abbia un suo senso proprio, prima ancora dell’invecchiamento, e che possa quindi essere fruito anche in essenziale purezza. In due parole “Approccio italiano”.


“Approccio” ancora in corso d’opera in attesa di perfezionarsi e stabilizzarsi (d’altronde la prima distillazione è stata fatta 8 mesi fa, quindi fino al 2024, nel rispetto delle normative europee che prevedono minimo di 3 anni di invecchiamento, non si potrà parlare di vero whisky).



Tutto questo, ci spiegano, è sintetizzato dal nome e dal logo. Il simbolo riporta la parte frontale di una vecchia locomotiva del Far West, con lo spartibuoi a punta che permette di farsi strada, di aprirsi la strada verso quelli che sono i due binari paralleli su cui procedere posando ogni giorno una nuova traversina.

Il doppio binario è Whisky vs New Make, dove New Make è il nome del nuovo distillato pronto per il consumo immediato, dopo alcuni mesi di stabilizzazione in acciaio.


Interessante la precisazione che, nonostante New Make sia la denominazione consolidata nel mondo anglosassone per definire quanto esce dalla distillazione, qui in Italia è stato possibile registrarlo come marchio depositato che d’ora in poi potrà quindi identificare solo questi prodotti.


Per quanto riguarda il binario whisky, o meglio Whisky all’Italiana come riportato davanti all’inferriata che contiene le botti in custodia fiduciaria, la strada procederà su 3 direzioni: con botti ex birra, botti nuove in robinia pseudoacacia e ciliegio ad alta tostatura ma non carbonizzate e tradizionali botti ex bourbon ed ex sherry.


Solo gli assaggi futuri stabiliranno l’eventuale assemblaggio finale o la suddivisione in più linee distinte, nel più pieno rispetto del work in progress.


Work in progress che contraddistingue anche il secondo binario dei New Make (plurale visto che attualmente sono ben sei) nati sia per l’uso liscio in purezza sia per la miscelazione vista la spiccata aromaticità che li contraddistinguono.


Agostino mi ribadisce con fermezza di quanto siano destinati a continuare nel tempo e non essere solo un momentaneo riempitivo per ammortizzare, anche finanziariamente, i lunghi tempi che ancora mancano all’immissione in mercato del futuro Whisky.


foto: MB©

Prima di spostarci al grande e massiccio tavolo di degustazione abbiamo bloccato Marco, il Master Distiller, perché troppo incuriositi dal loro alambicco “Tony”.

Un processo di distillazione unica, con grande “pentolone” in rame a bagnomaria dove viene riscaldata la birra (non luppolata per evitare risultati piuttosto sgradevoli) per poi passare nella colonna di concentrazione a 4 piatti non riscaldata (funziona con il calore dei vapori in entrata) e condensatore finale a colonna per ottenere un prodotto finale intorno agli 85 87 gradi alcolici.


Il risultato è davvero pregevole. Ce lo aspettavamo vista la storia e l’esperienza degli ideatori di Strada Ferrata. Le impressioni sull’assaggio dei primi 6 New Make di Strada Ferrata:

  • Originale
  • Cascadian
  • Capperis
  • Levante
  • Torbato
  • Füm

le rimandiamo a completamento dell’esperienza fra pochi giorni su queste pagine.


foto: MB©

Per adesso riteniamo essenziale trasmettervi innanzitutto il messaggio della nuova evoluzione, tutta italiana, che dei mastri birrai qualificati hanno saputo portare nel mondo whisky. A prestissimo… e buon weekend!






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foto: Mauro Bonutti
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Mauro Bonutti, nasce a nordest in provincia di Gorizia, proprio sui confini della guerra fredda, nei favolosi anni ’60 e si laurea nei mitici anni ’80 in Scienze dell’Informazione quando nessuno sapeva cosa fosse un PC. Si forma come affinatore di Grappe aromatizzate di ogni tipo prima di rimanere folgorato sulla via del Belgio e delle sue birre. Da vero cultore dell’informazione (purché sia fermentata o distillata), è purtroppo costretto a lavorare in ufficio per mantenersi tutti i master su ogni prodotto alcolico non sapendo più dove sistemare i vari libri sulla materia. Il vero impegno attuale è nell’ANAG tra assaggi, docenze e giurie varie, ma il primo vero amore non si scorda mai: la Birra!