
la “food dop economy” italiana
Fa grandi numeri ma non c’è solo il vino. Confrontiamo anche l’agroalimentare italiano a marchio. Il nuovo rapporto Ismea-Qualivita
Torniamo sul nuovo rapporto Ismea-Qualivita 2022 sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP IGP e STG secondo i dati ufficiali 2021 con analisi dello scenario attuale del mercato.
[si legge (più o meno) in: 3 minuti]
Dopo l’articolo dedicato esclusivamente al vino, oggi parliamo soprattutto di cibo confrontandone i valori.
Dal rapporto, il 2021 è emerso come un anno di grandi risultati per la DOP economy nazionale. Dopo un 2020 segnato dalla pandemia, nel quale il settore ha comunque mostrato una buona capacità di tenuta e continuità produttiva, sia il comparto del cibo che quello del vino italiano hanno presentato dati produttivi ed economici che segnano valori record sul mercato interno e all’estero, molto più di quanto atteso per la semplice ripresa prevista.

Il valore complessivo della produzione certificata DOP IGP agroalimentare e vinicola nel 2021 ha superato i 19 miliardi di euro per un +16,1% su base annua, dato che porta per la prima volta a quota 21% il contributo della Dop economy al fatturato complessivo del settore agroalimentare nazionale.
Come già precisato, il settore vitivinicolo DOP IGP è arrivato addirittura a raggiungere gli 11,2 miliardi di euro (+21,2%) con una crescita per 18 regioni italiane su 20 e per 10 di esse si è riscontrato una variazione percentuale a doppia cifra su base annua.
Il 2021 mostra risultati importanti anche per l’agroalimentare italiano DOP IGP STG, dopo i segnali del 2020 condizionato dalla pandemia.
Il valore alla produzione sfiora per la prima volta gli 8 miliardi di euro per una crescita del +9,7% in un anno e un trend del +26% rispetto al 2011. Il valore al consumo, stabile nel 2020, registra una crescita del +4,5% raggiungendo i 15,8 miliardi di euro.

Risultati possibili, secondo Ismea e Qualivita, grazie al lavoro di oltre 85.000 operatori, organizzati in 167 Consorzi di tutela autorizzati dal Ministero e seguiti dall’attività di 43 Organismi di controllo.
I formaggi, con un valore alla produzione i 4,68 miliardi di euro, rappresentano il 59% del cibo DOP IGP, seguiti dai prodotti a base di carne con 1,95 miliardi di euro e un peso del 25%.
Per l’agroalimentare l’Italia vanta adesso 319 prodotti a marchio. Nel corso del 2022, l’Italia ha registrato 3 nuovi prodotti IGP e 1 STG: i Vincisgrassi alla Maceratese STG, la Lenticchia di Onano IGP (Lazio), il Finocchio di Isola Capo Rizzuto IGP (Calabria) e la Castagna di Roccamonfina IGP (Campania).
Non riporteremo tutto ma anche la sintesi più vicina alla nostra linea editoriale merita qualcosa in più della semplice pubblicazione one-shot. (guarda subito i dati)

Valutazioni
Mauro Rosati, Direttore Generale Fondazione Qualivita, scrive in merito al Rapporto appena diffuso: «E’ una rassegna di valori record che descrivono un sistema che evidenzia una grande forza propulsiva nel mercato italiano e estero.
Risultati in parte riconducibili al grande sforzo di comunicazione dei Consorzi di tutela che hanno sperimentato nuovi metodi e linguaggi, grazie anche ai contributi erogati per la ripartenza post-Covid, come analizzato da Qualivita in uno studio pubblicato di recente.

Ma soffermarsi sui risultati non basta, sono molti i temi in evoluzione che interessano il presente e il futuro delle filiere agroalimentari, come effetto dei mutamenti climatici e dello scenario macroeconomico su approvvigionamenti e sull’andamento dei mercati, sia come dibattito in sede europea legato alle DOP IGP: dalla riforma del sistema IG nell’ambito della strategia Farm to Fork, alle discussioni aperte sul FOP labelling a cui è collegato il Nutriscore e sui fondi di promozione con rischi legati all’etichettatura “Health Warning” su vino e carne.
I dati del 2021 permettono perciò di proseguire con fiducia a lavorare per la crescita del sistema, provando a mettere a fuoco i principali fattori di evoluzione e i mutamenti dello scenario di riferimento.
Si sono conclusi da poco gli Stati Generali del Turismo organizzati da Enit e dal Ministero del Turismo dove è emerso con forza come le risorse enogastronomiche italiane rappresentino un fattore di attrazione turistica primario: se nel 2016 un turista su cinque (21%) sceglieva una meta principalmente motivato dall’esperienza enogastronomica, nel 2021 ciò è accaduto per oltre un turista su due (55% – RTEI 2021).
L’Osservatorio Qualivita, solo nel 2022, ha contato oltre 230 eventi organizzati dai Consorzi di tutela fra degustazioni, visite outodoor, festival e premi che hanno risposto alla voglia dei cittadini di fare esperienze vere nei territori del cibo e del vino.

A fronte delle rapide evoluzioni che interessano tutto il settore agroalimentare, il mondo delle DOP IGP si trova ad operare all’interno di un sistema maggiormente complesso regolato dai disciplinari di produzione che, d’altra parte, rappresentano lo strumento che garantisce un vero valore aggiunto del comparto e consente uno sviluppo organico delle filiere.
L’analisi dell’Osservatorio Qualivita sulla legislazione pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea nei primi dieci mesi del 2022, mostra un totale di 34 modifiche apportate ai disciplinari DOP IGP italiani, 14 nel comparto cibo e 20 nel vino.

È dall’analisi qualitativa di questi interventi che è possibile delineare le tendenze evolutive che contribuiranno a ridefinire aspetti strutturali dei settori DOP IGP: tra le filiere del comparto cibo, ad esempio, emerge una forte attenzione verso il packaging, il cambiamento climatico e degli stili alimentari, insieme a elementi di innovazione tecnologica e nuove tipologie del prodotto.
Nel settore vino le esigenze di cambiamento sono rivolte verso nuove designazioni in etichetta, nuove tipologie, contenitori alternativi, imbottigliamento nella zona di produzione e nuovi parametri altimetrici per la produzione».
Qualche dato…
Vediamo adesso un po’ di dati, oggi dedicati essenzialmente al cibo, anche se sotto riportiamo una sintesi sul vino per fare i dovuti confronti.
Quelle sotto, sono intanto le tabelle che mostrano il numero di prodotti a marchio DOP, IGP o STG per nazione UE.

E’ esplicativo: l’Italia con 845 prodotti (319 per il cibo e 526 per il vino) è di gran lunga il Paese con più prodotti a marchio (147 in più della Francia) e rappresenta il 27,5% del totale UE.

Dei 319 cibi a marchio, 173 sono DOP, 142 IGP e 4 STG. In totale rappresentiamo il 21,8% del totale europeo: primi assoluti.
Primi di vedere nel dettaglio i dati sui cibi più rappresentativi, rivediamo quelli del vino. Il vino italiano, nel 2021, è stato esportato per un valore totale di circa 6,29 miliardi di euro.

Con circa 887 milioni di euro, il Prosecco DOP rappresenta il 14% del valore del vino nazionale esportato. Se ci aggiungiamo anche il Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOP, il valore diventa oltre 1 miliardo, oltre il 17% del globale.

Come sappiamo già dal precedente articolo, gli USA sono il mercato più proficuo (25,1% nel 2021). Seguono Germania (14,9%) e Regno Unito (11,2%).
Grande successo hanno riscosso i formaggi italiani che nel 2021 hanno guadagnato oltre il 15% in esportazione. Certo ben distante dai valori del vino, però i poco meno di 2,4 miliardi in export sono un risultato ragguardevole.

2.384 milioni di valore all’export che sono il 29,7% degli 8.006 milioni di valore totale al consumo che a loro volta rappresentano il 171% di quelli relativi alla produzione.

Il Parmigiano Reggiano DOP è il “re” per valore ma non per la produzione dove il Grana Padano DOP fa numeri più consistenti. Seguono più staccati la Mozzarella di Bufala Campana DOP, il Gorgonzola DOP e il Pecorino romano DOP che fa un balzo sostanziale rispetto al 2020.
Per i prodotti a base di carne – i salumi – il valore per l’export è più contenuto: 633 milioni di euro. Prosciutto di Parma DOP, Mortadella di Bologna IGP e Prosciutto di San Daniele DOP sono i 3 marchi più commercializzati.

Interessante vedere come il valore al consumo è di 4,84 miliardi di euro complessivi, il 248,2% del valore alla produzione.

Per gli ortofrutticoli, rispetto al 2020, all’aumento della produzione è corrisposto un calo nelle esportazioni (150 milioni: -15,4%). La Mela Alto Adige IGP è la più prodotta ed esportata ma è la Mela Val di Non DOP quella che più ha reso.

Il miliardo e spiccioli di valore al consumo rappresenta il 264,8% del valore alla produzione.
Infine l’olio d’oliva di qualità. Oltre 13.000 tonnellate prodotte con buona parte esportata se è vero che dall’esportazione sono arrivati 66 milioni di euro sui 155 di valore al consumo.
Terra di Bari DOP è il più prodotto (con “impennata” nel 2021), ma l’olio Toscana IGP è valso complessivamente di più soprattutto verso il cliente estero.

I 155 milioni di valore al consumo sono, per l’olio di oliva DOP e IGP italiano, il 170,3% del valore alla produzione.
Proseguiremo ancora con un terzo appuntamento, l’ultimo, in cui capiremo il peso che la DOP economy carica sul piatto della bilancia per ogni regione italiana.
fonte: Ismea-Qualivita
spiritoitaliano.net © 2020-2022

