il Kallmet di Zadrima


L’areale nord di Zadrima dove cresce il Kallmet, vitigno rappresentativo di Albania

SKENDERBEU


Vi siamo grati per il riscontro che ha avuto l’ormai imperdibile rubrica di Vincenzo Vitale alla scoperta del mondo eno(gastronom)ico albanese.


[si legge (più o meno) in: 6 minuti]


Skenderbeu” (in omaggio al famoso eroe nazionale) fa conoscere la qualità alimentare dell’Albania e, incentrandosi sulla vitivinicoltura, dà interessanti spunti e informazioni da approfondire viaggiando e visitando i luoghi, così vicini ma ancora da scoprire veramente.


In questo quarto contributo, iniziamo a conoscere qualcosa più nel dettaglio delle zone vitivinicole principali e delle uve più coltivate.

Partiamo da nord, dall’area di Zadrima dove è molto diffuso uno dei vitigni più rappresentativi d’Albania: il Kallmet.


Buona lettura
[n.d.r.]




il Kallmet di Zadrima


L’areale di Zadrima è situato tra i Distretti di Scutari (Shkoder in albanese) e Alessio (Lezhe in albanese).



In quest’area il vitigno storicamente più conosciuto è il Kallmet, uno dei più coltivati d’Albania con circa il 20% del totale degli ettari vitati; altro vitigno autoctono, ma con una presenza minore sul territorio, è il Manakuq (VIVC 23806), da cui si produce un vino rosso scarico ma con una buona presenza tannica; lo stesso vitigno si può trovare anche in Montenegro e in Kosovo.


Il Kallmet è registrato al catalogo VIVC (Vitis International Variety Catalogue) con il numero 24032 e 23812 (Kallmet del villaggio di Bukmire).


courtesy: Mrizi i Zanave

Da alcuni documenti è emerso che il Vaticano nel 1689 incaricò tal Giacomo Cantelli, cartografo italiano, a disegnare la mappa dei comuni di Lezha e Mirdita (compreso il villaggio di Kallmet), proprio su segnalazione del Vescovo cattolico albanese Frang Bardhi originario di Kallmet.


Lo stesso Vescovo scriveva di una fiorente attività legata alla viticoltura locale, verosimilmente connessa al vitigno Kallmet.



Per questa storica leggenda tra il vino albanese ed il Vaticano, durante l’ultima visita di Papa Francesco in Albania (21 settembre 2014), durante il pranzo formale, al Papa ed ai suoi ospiti sono stati offerti dei vini da vitigni autoctoni prodotti delle cantine albanesi e proprio in quell’occasione anche il Kallmet


Il Kallmet preferisce terreni di bassa collina; storicamente seguiva gli argini del fiume Drin e si estendeva sino alla pianura di Dukagjini che giungeva fino all’attuale Kosovo.


Considerato uno dei vitigni più promettenti in Albania, l’Università di Tirana si è occupata di effettuare degli studi sull’analisi chimica del vitigno Kallmet.


Università di Tirana – foto: Kj1595 (CC BY-SA 4.0)

I risultati, provenienti da circa 16 campioni di diverse zone territoriali, erano caratterizzati da soddisfacenti antociani e un mDP (grado medio di polimerizzazione) relativamente alto 14,5 (buccia).


La polimerizzazione è quella reazione chimica nel corso della quale avviene l’unione di molecole semplici che danno luogo a molecole di grandi dimensioni che precipitano.



Avviene essenzialmente a carico dei tannini (vini rossi) nella fase di invecchiamento, lasciando così il vino sedimentare, rendendolo più morbido e meno allappante. Il nebbiolo, ad esempio, ha un grado medio di polimerizzazione pari a 9,5 nella buccia.


Grappolo di Kallmet – credits: Roseta Hasalliu, Scientific figure from “Evaluation Of Lactic Acid Bacteria Growth During Autochthonous Albanian Kallmet Wine Production With Spontaneous And Inoculated Fermentations” available on Researchgate (CC BY 3.0)

L’acino del Kallmet ha una forma mediamente sferica di colore rosso intenso con bacche viola e polpa morbida e incolore.


Le bacche non sono uniformi a causa della mancanza di impollinazione durante il periodo di fioritura; il Kallmet è un vitigno con fiore funzionale femminile, che fino a poco tempo fa era associato con vitigni impollinatori come Shesh i zi (bacca nera), Vranac (bacca nera) o Cabernet Sauvignon, che fioriscono nello stesso tempo e hanno fiori ermafroditi.


foto: Albinfo on basis of Map by PawełS (CC BY-SA 3.0)

In passato era spesso coltivato alternando i filari con altri vitigni, finchè negli anni ‘80 il Prof. Petraq Sotiri creò il KKS, un incrocio tra il Kallmet ed il Cabernet Sauvignon, per migliorarne qualità e per ovviare il problema dell’impollinazione.


Il contenuto di zucchero nel mosto da uve Kallmet è del 21% e l’acidità totale si attesta a 5,7 g/l. Le bacche presentano una resistenza elevata all’Uncinula Necator (agente eziologico dell’Oidio o Mal bianco della vite) e alla Botrytis Cynerea.


Zadrima d’inverno, Albinfo (CC BY-SA 4.0), via Wikimedia Commons

Nel marzo del 2010 la LVIA (Associazione Internazionale Volontari Laici) si è occupata del progetto “Costituzione di consorzi di filiera nelle aree rurali del Nord Albania”, finanziato dal Ministero Affari Esteri Italiano.


L’obiettivo specifico era quello di rafforzare il tessuto produttivo del mondo rurale con la creazione di un Consorzio di tutela dei vini del Nord Albania e creare un primo disciplinare di produzione. Purtroppo il progetto non è andato a buon fine ed oggi il consorzio non esiste più.


Costume tradizionale dell’area di Zadrima – foto: kosta korçari (CC BY-SA 2.0)

Una curiosità: sembrerebbe che nei Distretti di Malesia e Madhe, venga coltivato anche il Kallmet bianco, allevato ad alberello con un’età media di circa 85 anni.




Leggi gli altri articoli di Skenderbeu

Torna in alto


Riproduzione riservata

spiritoitaliano.net © 2020-2021



Nato a Palermo nel 1972, Vincenzo Vitale fin da bambino rimase attratto dai genitori che producevano il vino ad uso familiare. Una seduzione che nel 2001 lo porta a seguire la strada per diventare sommelier. Un percorso concluso nel 2016 solo dopo il ritorno dall’Albania. Trasferitosi a Tirana per lavoro, da appassionato diventa conoscitore profondo di territorio e vino albanese. Oggi è sommelier e relatore AIS con master ALMA-AIS in “Comunicazione e gestione e marketing del vino” che ha concluso, ovviamente, con tesi sulla viticoltura albanese. Il cuore spinge sempre la sua mente a immaginare una nuova avventura.