
grappa: consorzio di tutela nazionale?
Sapete quante bevande spiritose italiane sono riconosciute a Indicazione Geografica? E sapete quante di queste sono le grappe a marchio IG? E quanti sono gli Istituti di tutela a protezione della qualità del nostro distillato di eccellenza?
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Che bello l’approfondimento di Consortium, la rivista di Qualivita che nel suo ultimo numero tratta dell’esigenza di costituire finalmente un Consorzio di Tutela Nazionale per la Grappa IG dato che, ad oggi, non esiste nonostante i produttori ne soffrano l’assenza
Esistono attualmente Consorzi di Tutela a base territoriale/regionale e dal 1996 un Istituto Nazionale che però non riesce completamente nell’intento di valorizzare la tradizione di ogni areale più importante (leggasi le 10 Grappa IG), senza perdere di vista l’obiettivo comune: quello di tutelare il prodotto e rafforzarne il posizionamento sui mercati nazionale ed internazionale.
Una logica che accade per altri blasonati spirits europei e nei confronti di molti di questi (ne siamo anche noi di SI.net convinti) la nostra Grappa IG non ha proprio nulla da invidiare.
La Grappa
La Grappa in Italia ha una storia antichissima, legata al mondo vinicolo e alla tradizione contadina ed eno-gastronomica del nostro Paese.

Moltissime sono le distillerie, soprattutto al nord ma anche al sud, che possono vantare una storia centenaria e tradizioni, marchi e processi di produzione unici.
A fianco della tradizione, soprattutto negli ultimi anni, si è sviluppato un sistema di protezione e di promozione di quello che per lungo tempo è stato considerato un prodotto minore del nostro patrimonio cultural-gastronomico e che invece, grazie all’impegno e alla ricerca dei mastri distillatori, non ha più nulla da invidiare per qualità ai maggiori distillati europei e mondiali.
Disciplinata per la prima volta a livello nazionale dalla Legge 7 dicembre 1951, n. 1559 che ne fornisce una prima definizione, la prima forma di protezione internazionale della IG Grappa si concretizza con il Regolamento CEE 1576/89.
Tale norma, nel definire l’acquavite di vinaccia, autorizza l’utilizzo del termine “Grappa” solo per quella prodotta in Italia, fornendo la prima protezione della denominazione, o meglio delle denominazioni; oltre alla IG “nazionale” sono infatti presenti e protette una serie di grappe “regionali” (Piemonte, Barolo, Lombardia, Veneto, Trentino, Alto Adige, Friuli), che si affiancano ad analoghe definizioni per acquaviti di vinaccia specifiche di altri Paesi membri, come le varie ‘Marc’ francesi.
Successivamente, con il Regolamento UE 110/2008, è effettiva la creazione della categoria delle Bevande spiritose a IG, all’interno della quale sin da subito è inserita la IG Grappa insieme alle IG di Grappa a valenza territoriale: per queste ultime, alla lista già prevista dal 1989 si aggiunge la Grappa Siciliana e quella della Valle d’Aosta.
Questo riconoscimento è stato confermato dal Regolamento 787/2019 che ha sostituito il 110/2008.
Ognuna di queste Grappe ha uno specifico disciplinare di produzione, che ne descrive anche le modalità produttive, la presentazione al pubblico e le caratteristiche organolettiche.
Naturalmente molte caratteristiche restano comuni, ma vi sono anche peculiarità che riflettono le specificità dei territori di cui le grappe territoriali sono espressione.
L’articolo, leggetelo, fa emergere la posizione autorevole di Assodistil che collabora da anni con l’Istituto Nazionale Grappa e con il quale rappresenta oggi quasi tutti i produttori di Grappa.

La base associativa di Assodistil ha in tal senso già deliberato per la costituzione di un Consorzio di tutela della IG Grappa, conscia che un organo consortile nazionale di tale importanza necessiti di un riconoscimento da parte del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
Da tempo si attende il regolamento attuativo del D.lgs 154/2016 (c.d. Collegato Agricoltura) che prevedeva appunto la possibilità per i Consorzi di tutela delle attualmente 35 bevande spiritose a marchio IG (quindi non solo le IG Grappa) di ottenere il riconoscimento da parte del Mipaaf.
fonte: qualivita.it

