
distillerie e grappa: ieri, oggi, domani
Assodistil chiede attenzione e sostegno all’attività delle distillerie per l’energia rinnovabile e l’ambiente. La grappa sta bene, preoccupa la situazione socio-economica
C’era molta attesa per la 76^ Assemblea Annuale di AssoDistil, non tanto per questioni politiche interne quanto per gli argomenti da affrontare nei vari interventi in programma a Roma.
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Il tema generale del raduno: “Ieri, oggi e domani. Tra esperienza e cambiamento” già faceva supporre un’analisi approfondita della situazione odierna in un settore che, almeno se parliamo di bevande spiritose, vede crescere sempre più l’interesse dei consumatori a fronte di un periodo di difficoltà economica e instabilità che intimorisce ogni forma di investimento.
Ricordiamo che AssoDistil rappresenta oltre 60 distillerie industriali, circa il 95% della produzione nazionale di acquaviti e di alcol etilico prodotto da materie prime agricole, un’associazione che incide sul mondo del lavoro, dell’economia e dell’ambiente.

In Assemblea, non a caso, sono intervenuti rappresentanti del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, del Ministero della Transizione Ecologica, delle commissioni agricoltura del Parlamento Europeo e della Camera dei Deputati, dell’Agenzia delle Dogane e, ne parleremo sotto, di Nomisma.
Le forti criticità attuali, con costi di energie e materie prime schizzati alle stelle, stanno facendo saltare le previsioni sulle spese vive per la produzione e impoverito il portafoglio dei mercati complice anche la ripresa inflazionaria.

Tutto ciò non complica solamente l’attività commerciale delle aziende ma ne condiziona il già in essere processo di rinnovamento legato all’economia circolare e alla sostenibilità di tutta la filiera.
Al tempo stesso, diventano sempre più interessanti quelle prospettive di utilizzo dei biocarburanti per sopperire al problema di approvvigionamento energetico. Concetti, ipotesi e sfide su cui Assodistil ha aperto più volte tavoli di confronto.
Situazione
Dati alla mano, quelli dell’Istituto di ricerche di mercato Format Research, il 50% delle imprese del settore lamenta un incremento di prezzi e servizi di energia elettrica e gas superiore al 40%.
Le materie prime sono rincarate ovunque e il 25% delle imprese ha addirittura lamentato rincari superiori al 20%. Per fronteggiare il passivo, l’86% dei distillatori rialzerà i prezzi praticati sulla merce finale, mentre l’80% di loro sta valutando nuovi fornitori.
Vie di uscita
Premesso il momento transitorio della politica italiana, indipendentemente da sondaggi e ipotesi sull’azione dei prossimi Governo e Parlamento qualsiasi ne sarà il colore, l’intervento di Filippo Gallinella, Presidente Commissione Agricoltura Camera dei deputati, non lascia dubbi quantomeno sulla consapevolezza: «L’intervento del Governo che vorremo portare avanti è quello di alleviare i costi produttivi delle imprese prendendo risorse dalla crescita economica e non alimentando il debito pubblico. Finchè potrò lavorerò per portare la vostra voce alle istituzioni, ma anche per disegnare un modello futuro di Paese che vede la circolarità e la valorizzazione dei sottoprodotti nella produzione di energia per aiutare la transizione ecologica di questo Paese».
Vabbè… [diciamo noi], ne parliamo seriamente dopo il 25 settembre quando vedremo aprirsi vere e proprie battaglie sulle fonti di energia (rinnovabile o non, da riscattare dopo pochi anni o dopo lustri), e ci fermiamo qui.
Antonio Emaldi, Presidente di AssoDistil, ha intanto messo il “fermo” ricordando che: «Il settore distillatorio si è contraddistinto in questi anni per lungimiranza e strategia. Per riuscire a superare questa crisi economica ed energetica però non bastano le idee, servono fatti. Auspichiamo che il nuovo Governo non adotti meccanismi di ulteriore inasprimento dell’imposizione fiscale sugli spirits, onde evitare un altro colpo al settore già in forte difficoltà per la difficile congiuntura economica».
Come ricordato sopra, Assodistil ovviamente “spinge forte” sul bioetanolo che inquadra come importante alternativa energetica e fonte di risorse sia per i suoi soci (soprattutto quelli più influenti) che per la nazione.

Assodistil ha stimato che l’impatto potenziale di produzione del bioetanolo necessario in Italia entro il 2030 potrebbe generare 46000 nuovi posti di lavoro tra industria e filiera agricola italiana, grazie anche alla realizzazione di almeno 15 nuovi impianti.
Produzione che sarebbe garantita anche dalla corretta attuazione del D. Lgs n. 199 (recepimento direttiva RED II) una tappa importante per lo sviluppo dei biocarburanti e in particolar modo per il bioetanolo avanzato, un biocarburante 100% rinnovabile che consente di ridurre le emissioni di almeno il 75% rispetto ai carburanti fossili.
Sostenibilità
Sempre secondo la fonte Format research, il 73% delle imprese distillatorie ritiene importante essere percepito come sostenibile e lavorare su questo. Non c’è solo la questione bioetanolo ma anche l’economia circolare e gli investimenti virtuosi fatti per produrre energia rinnovabile a partire dai residui e dagli scarti di produzione.
I numeri sono sostanziosi e abbiamo la sensazione che pochi ne conoscano realmente l’entità: per la sola filiera vitivinicola, le distillerie ritirano ogni anno circa 700.000 tonnellate di vinacce e oltre 200.000 tonnellate di fecce, sgravando i produttori di vino da oneri di smaltimento ed evitando le emissioni di circa 500mila tonnellate di CO2 all’anno.
La valorizzazione dei residui di lavorazione, che vengono convertiti infine in biogas, rende il processo di distillazione realmente circolare dove le materie prime agricole possono essere trasformate in prodotti a valore aggiunto ed energia verde, e ritornano in campo alla fine del processo sotto forma di ammendanti, compost e fertilizzanti.
Per quanto sopra, il Presidente Assodistil Emaldi ha rinnovato l’invito alla politica e alle istituzioni per fare “tutto il necessario” e riuscire a garantire la sopravvivenza delle imprese quali motori di crescita e di occupazione.
E la grappa come sta?
La grappa sta vivendo un momento di tiepido rilancio stretta fra l’interesse dei consumatori per una qualità in crescita e la minor disponibilità economica per gli acquirenti.
L’analisi di Nomisma presentata in Assemblea Assodistil ha dipinto un quadro “in chiaroscuro” con report interessanti a chiarire anche la tendenza.
La nota società di ricerche di mercato ha specificato con i numeri quanto è già chiaro da mesi sui mercati con la crescente inflazione e l’aumento dei costi di materie prime ed energia seppur esistano trend differenti fra i diversi canali di consumo.

L’estero
Per l’export il segnale è positivo sia per i volumi (+9%) che, ancor più, per il valore (+17%) a testimonianza dello sviluppo per l’immagine del distillato grappa percepito dagli acquirenti esteri. Un mercato che oggi vale 28 milioni di euro in 6 mesi (lo scorso anno 24, nel 2021 56 milioni su 12 mesi).
La Spagna ha speso il 110% in più, mentre la Germania è andata oltre il 10% (su cifre di partenza 30 volte superiori…), arrivando oggi a rappresentare il 59% dell’export di settore.

«I dati sull’export sono incoraggianti e la testimonianza di un lavoro capace di privilegiare l’eccellenza italiana che sta dando i suoi risultati. – ha spiegato Cesare Mazzetti, Presidente del Comitato Nazionale Acquaviti AssoDistil – Il filo diretto che ci lega ai lavori che sta portando avanti la Commissione europea per riformare il testo unico delle Indicazioni geografiche va proprio in questa direzione: rendere la filiera delle nostre aziende sempre più competitiva».
Casa nostra
In Italia, nei primi sei mesi dell’anno si assiste invece a una diminuzione delle vendite nel canale cosiddetto di “distribuzione moderna“: -7% in valore rispetto al primo semestre del 2021 (fonte: NielsenIQ).
La contrazione colpisce anche il canale dell’e-commerce con una diminuzione dei valori venduti di grappa del 15%.

In entrambi i casi si tratta di dinamiche che sono trasversali all’intero comparto beverage: nel medesimo periodo si riducono infatti anche le vendite di vino (rispettivamente -6% e -25%) e spirits (-3% e -5%).
Secondo Nomisma, la riduzione degli acquisti di grappa nel canale retail (fisico ed online) è da ricondurre in primis alla forte ripresa dei consumi nell’Ho.Re.Ca, canale strategico per il settore e da dove prima della pandemia passavano più della metà dei consumi di spirits del nostro Paese.
A conferma di ciò, nei primi 6 mesi del 2022 le vendite nel canale Cash&Carry, format di distribuzione per ristoranti e bar che può svelare le tendenze del canale Ho.Re.Ca., hanno registrato una crescita di ben il +31% rispetto al 2021.

Domani…
Sul prossimo futuro del mercato della Grappa ha fatto previsione Emanuele Di Faustino, Senior Project Manager Nomisma S.p.A. «Nei primi 6 mesi del 2022 il mercato della grappa, al pari di quello del vino e degli spirits in generale, ha registrato una contrazione delle vendite in GDO a fronte però di una forte ripresa dei consumi nel canale Ho.Re.Ca.
Tuttavia, la crisi energetica, la crescente inflazione e il conseguente calo del potere di acquisto dei consumatori rischiano di frenare i consumi fuori casa degli italiani nel secondo semestre dell’anno, con impatti negativi anche il mercato della grappa».
fonte: Assodistil
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