domani non scordiamo l’ambiente


Nella Giornata mondiale dell’ambiente, Coldiretti evidenzia la strada da fare per tutelare agricoltura, qualità ed economia


Non passa ormai giorno che non si festeggi una giornata dedicata a qualcosa. Oggi pensiamo sia una di quelle poche davvero molto importanti… 5 giugno: Giornata mondiale dell’ambiente.


[si legge (più o meno) in: 3 minuti]


Sappiamo tutti benissimo quanta strada ci sia ancora da fare globalmente per la tutela del nostro pianeta e della natura, potremmo dibatterne per settimane.

Rimaniamo umili e circoscritti riportando la voce di Coldiretti – da cui ultimamente ci siamo casualmente un po’ allontanati – che rappresenta una viva forza lavoro essenziale per l’economia e la società italiana.



Vi sarete resi conto che, recentemente, sulle nostre pagine abbiamo dato spazio alla produzione di qualità che caratterizza il nostro Paese come pochi altri (forse nessuno). A maggior ragione evidenziamo quanto Coldiretti, con un comunicato stampa, ha voluto precisare in occasione di questa giornata così emblematica per la categoria e per il benessere di tutti noi.


Per Coldiretti siamo sicuramente la nazione con l’agricoltura più green d’Europa, con oltre 5400 specialità ottenute secondo regole tradizionali e, nel settore vinicolo, primi per numero di DOP/IGP riconosciute a livello comunitario (guarda articolo SI.net) detenendo la leadership nel biologico con circa 86.000 aziende agricole biologiche e una percentuale di appena lo 0,6% di prodotti agroalimentari nazionali con residui chimici irregolari (secondo EFSA, il tasso di non conformità medio nei prodotti di importazione è invece di circa il 6,5%).




Coldiretti sottolinea nel comunicato che: «In Italia ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei francesi e 533 varietà di olive contro le 70 spagnole con ben 40mila aziende agricole impegnare nel custodire semi o piante a rischio di estinzione».

Tutto ciò vive comunque un equilibrio precario visti sia lo sviluppo urbano che l’insufficiente tutela complessiva delle aree dedicate alla coltivazione.


«Un patrimonio di biodiversità messo a rischio dalla cementificazione e dell’abbandono con l’Italia che ha perso il 30% dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari ed effetti sulla tenuta idrogeologica del territorio.


foto: Bessi

Il risultato è che, secondo l’ISPRA, il 93,9% dei comuni italiani hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane ed alluvioni anche per effetto del cambiamento climatico in atto con una tendenza alla tropicalizzazione».


Ciò che si denuncia come tuttora deficitario è l’adeguato riconoscimento del ruolo dell’attività nelle campagne. Per questo, chiude Coldiretti: «Sono necessari interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana in modo da gestirne l’utilizzo quando serve».


foto: Andrea Piacquadio

Chissà cosa verrà fuori dai progetti inseriti nel PNRR (ammesso siano presentati nei tempi…)? Siamo pronti per i vostri commenti.






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fonte: paolodecastro.it
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