o è vino, o è bibita!


FIVI si mostra preoccupata dei futuri sviluppi sul tema dealcolati e scrive al Ministro MASAF. Anche noi lo diciamo da tempo: o è vino… o è bibita


Uno fra i temi che più abbiamo preso a cuore nella nostra giovane vita editoriale è quello dei dealcolati.


[si legge (più o meno) in: 3 minuti]


Fin da subito abbiamo dato spazio alle varie perplessità, certezze e dibattiti del settore (guardatevi un po’ il pregresso). Quello dei no-alcohol è una branca che fa paura a molti perché riscuote sempre più consensi e vendite.


Noi che ci chiamiamo spiritoitaliano.net conosciamo una via sola che abbiamo chiarito da tempo, il “vino-bibita” ci fa paura perché lascia sempre un’incertezza nel consumatore.

Per noi: o è vino o è bibita, in questo caso… in medio non stat virtus.



Anche la FIVI Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti torna a farsi sentire sul tema puntando direttamente al MASAF.

Un comunicato stampa in cui si informa della lettera inviata al Ministro Lollobrigida esprimendo forti perplessità sull’epilogo del tema dealcolati.


FIVI la pensa come noi (o viceversa): nessuna contrarietà alla bevanda in sé, ma parere assolutamente negativo sul fatto che questi prodotti possano rientrare nella categoria vino.

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Il documento arriva adesso proprio perché in questi giorni si sta dibattendo in sede istituzionale nazionale su come porsi davanti al regolamento approvato dall’UE ed evitare che sia consentita, anche solo parzialmente, la pratica per i vini a indicazione geografica.


Ancora più preoccupante il fatto che ciò avvenga in concomitanza con la revisione del sistema delle IG in sede europea, nella quale è imminente il passaggio di competenze dalla DG Agri all’EUIPO che ridurrebbe le denominazioni ad un puro marchio commerciale, depotenziandone il ruolo di tutela (altro tema che seguiremo sicuramente).



Lorenzo Cesconi, presidente FIVI, ha precisato nella lettera che: «Il vino è espressione irripetibile di un territorio, di un clima, di una geografia specifici: è frutto di un processo naturale che l’uomo accompagna in campagna e in cantina con competenze e tecniche frutto di secoli di esperienza. Un procedimento tecnologico aggressivo come quello della dealcolazione va di fatto a snaturare il prodotto originale, rendendolo altro da ciò che era.

[…] Includere non solo i vini varietali, ma anche quelli a indicazione geografica tra quelli possibili di dealcolazione, può minare la stabilità dei sistemi dei vini di qualità e più in generale dell’intero sistema vitivinicolo»


Cesconi ha aggiunto: «Il nostro Paese ha oltre quattrocento denominazioni, tra DOC e DOCG: il settore vitivinicolo italiano per competere sullo scenario globale dovrà sempre di più investire in una produzione di qualità, rappresentativa di un luogo e di una cultura, e non su prodotti massificati e standardizzati».


foto: Tom

Il messaggio ci trova assolutamente concordi così come approviamo la puntualizzazione di FIVI che sottolinea il ruolo centrale dei propri associati per valorizzare le eccellenze e le specificità territoriali italiane di qualità, nel pieno rispetto dell’ambiente e della tradizione.





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fonte: FIVI
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