l’enotreno: umbria


L’Umbria è la prima fermata dell’Enotreno. Né nord né sud, equidistanza e circolarità: la Democrazia del vino parte dal Sagrantino


DEMOCRAZIA DEL VINO: L’ENOTRENO


“Il vino è per tutti“. Ecco, questo fortunato claim è “farina del mio sacco”. Come si diceva una volta, con accezione non propriamente positiva a onore del vero, quando sui banchi di scuola si veniva accusati – perlopiù giustamente – di aver scopiazzato numeri primi o terminali, versioni latine o pezzi di conversazioni inutili se decontestualizzate dal proprio habitat naturale.


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a premessa…

Allo stesso modo il vino può essere ben raccontato e interpretato. Ma anche no, quando i parametri di trattazione non sono correttamente argomentati a livello circolare. Siamo qui per questo motivo oggi, su una piattaforma schietta e sincera quanto professionale e – nondimeno, appunto – democratica

Mi dichiaro dunque orgoglioso di poter dire che la semplicità di un pay-off può rappresentare il trampolino di lancio per una sorta di filosofia libera, vera e concreta, atta ad abbracciare tutti gli interlocutori del sistema di riferimento. Tutti gli amanti di questo mondo amabile, seppure a tratti spigoloso, che genera sempre maggiore interesse, passione, curiosità trasversale.


foto: Kampus prod.

Il vino viene prodotto, commercializzato e consumato da centinaia o migliaia di anni. Eppure sembra sempre che ci sia ancora tanto da dire. Non sovviene alla mente un contraltare di paragonabile peso specifico. Non c’è, forse. Il vino è parte del DNA del costrutto culturale del nostro Paese.


Siccome il prologo della storia verte sull’assonanza, sulla concordanza d’intenti, tra filosofia e democrazia, ritengo opportuno trattare l’argomento come segue: racconterò brevemente di vizi e virtù di ogni regione italiana.

Partendo oggi dall’Umbria, unica nel suo genere, centralissima. Equidistante da ogni eventuale polemica su Nordisti e Sudisti, amanti del mar Tirreno o dell’Adriatico, della montagna o dell’aperta campagna. Non è qui che troverete appoggio, haters, sono spiacente; leggerete piuttosto di sincerità diffusa, a perdita d’occhio. Di declivi e persone che tratteggiano con coraggio quotidiano le linee guida di produzioni ataviche e contemporanee. E ne vanno giustamente orgogliosi


foto: Carlo Armanni

Di ogni regione racconterò un solo vino. Anzi per meglio dire: un solo vino racconterà la propria regione d’appartenenza. Sceglierò vostro malgrado quello più rappresentativo a livello culturale, oppure commerciale. A volte la selezione potrà apparire banale, in altre occasioni esattamente il contrario. Insomma farò un po’ come mi pare; sarà il giusto mezzo a guidare ogni selezione e sarà sempre la passione a guidare il sottoscritto.

Non necessariamente quindi il portabandiera dovrò essere il migliore, il più blasonato. Nondimeno certamente il più caro. A meno che, come sopra, non sia il più rappresentativo. Vorrei che idealmente si percepisse la terra d’origine, nel calice editoriale & virtuale. Il contenitore del testo e del prodotto. 


Ah, lasciatemi giusto scrivere due parole sulla voce narrante: mi occupo di marketing, comunicazione e tecniche di vendita. Ma non riceverete offerte commerciali, non temete; sono certo che avete già un’aspirapolvere, un’enciclopedia a puntate – «Allarme boomer» direbbe mio figlio – e innumerevoli opportunità gestionali digitali e telefoniche. Niente di tutto questo, il mio intento è meramente elettrico, energetico: vorrei accendere e alimentare una lampadina, sollevare un’argomentazione, instaurare magari anche un dubbio, perché no. Vorrei in ogni caso stimolare curiosità. Perché il vino è per tutti, filosofia spicciola e democrazia vera

Chi sa fa e chi non sa insegna, recita un vecchio adagio popolare. Cercherò una via di mezzo.


original pic: Chikillino

In Umbria

Partiamo dall’Umbria. Perché? Perché nessuno parte mai dall’Umbria, innanzitutto. E poi perché non mi va proprio di principiare da cima o da fondo, non ho alcuna intenzione di partire con il piede sbagliato, destro o sinistro che sia. Circolarità. Tavola Rotonda. Democrazia del vino

L’Umbria è l’unica regione dell’Italia centrale e meridionale non bagnata dal mare. Affascinante, perché tale condizione geografica determina negli abitanti un’innata propensione alla salvaguardia del proprio territorio. E anche a una qualche forma di chiusura a livello di comunicazione.


Ci si aspetta qualche personaggio un po’ burbero in montagna e in Umbria i monti ci sono eccome. I Sibillini incorniciano valli da sogno. Si passa dalla calda pianura all’abbondanza di neve senza soluzione di continuità. I vini raccontano delle persone e le persone raccontano dei vini in una danza biunivoca e teatrale. Storia. Cultura. Territorialità forti, abbinamenti di conseguenza. In concordanza. 


foto: V. Cirillo

Sulla strada di assai popolari percorsi religiosi del cattolicesimo, San Francesco si confronta con il Miracolo Eucaristico. Santa Maria degli Angeli con Santa Rita da Cascia, si arriva fino alla Madonna di Loreto. La via Francigena unisce Siena, Assisi, Orvieto e il lago di Bolsena (già in provincia di Viterbo, nell’alto Lazio).

Si tocca con mano, quotidianamente, il peso specifico e atavico della tradizione cristiana e quelle stesse mani che si congiungono per la preghiera sono spesso foriere d’esperienza trasversale nel trasformare le materie prime in semilavorati di altissima qualità. L’Umbria è produttrice, da sempre, di varie eccellenze gastronomiche.

Lungo tutto il percorso sopracitato ci s’imbatte spesso e inesorabilmente in ampie formazioni di coltivazione dei cereali, in grandi olivete, aree destinate alla cerca del tartufo e nondimeno varie forme di allevamento del bestiame. “Tutte le strade portano a Norcia“, verrebbe da dire. E in Umbria i vegetariani non vanno proprio di moda. Non me ne vogliano i detrattori della proteina animale, è così. Per osmosi, in primis, e subito a seguire per paternità ideologica.


foto: F. Manasse

Sì, va bene, ma… il vino?

Da una parte la Toscana, con la sua bella tradizione. Dall’altra le Marche. E poi il Lazio, nella sua accezione etrusca. E l’Abruzzo è lì vicino. Che vini ci aspettiamo? Vini in grado di reggere il passo, tenere il confronto in ogni direzione, è chiaro. 

Prendiamo il Sagrantino di Montefalco. Un vitigno e poi un vino che abbraccia ogni sfaccettatura delle caratteristiche territoriali in questione. Mantiene il piede franco su più staffe: da una parte una certa dose di austerità, propria di retaggi religiosi cattolici atti a tramandare il Verbo. Dall’altra una spiccata apertura al nuovo e al contemporaneo, la versione più liberista dell’Umbria che strizza l’occhio a un turismo giovane, sportivo e consapevole che mette in cima alle proprie priorità la parola sostenibilità.


foto: Luca Matarazzo ©

Il Sagrantino nasce alle pendici del paese di Montefalco, appunto, assai contenuto nei numeri, arroccato come tanti altri nel bel mezzo di un quadro collinare di rara bellezza estetica. 

Un’eccellenza italiana che tiene il passo dunque con abbinamenti importanti. Carni provenienti da Chianine toscane, ma anche suini neri o pezzati. E certamente ovini abruzzesi. Il Sagrantino non teme confronti extraterritoriali. Anzi li cerca, li sostiene tutti.


courtesy: Uff stampa Consorzio Tutela Vini Montefalco

Ecco perché l’Umbria è una regione poliedrica in tema di vino, perché le ramificazioni geografiche si traducono in opportunità; ogni esigente palato troverà giovamento dal proprio abbinamento preferito.

Presente ovviamente il Sangiovese, legato come in ogni dove a ulteriori variabili territoriali e internazionali. Ma il Sagrantino no, il Sagrantino è prodotto solo qui. Forte della sua spiccata alcolicità. Elegante come un signorotto d’una volta. Ma al contempo un sapiente mezzadro, che la terra la conosce bene. Come le sue tasche, che contengono tutti gli elementi nutritivi. Non stupisce che la relazione con la salumeria locale e con il tartufo sia uno degli abbinamenti più azzeccati di tutto il nostro variegato e variopinto Paese. 

Le colline vitate guardano giù e scorgono le acque cristalline del Clitunno, un pozzo dei desideri. Acqua sorgiva che nasce dal terreno stesso.


foto: Aracuano (CC BY-SA 3.0)

Appena un po’ più a valle si apre e dipana la Valnerina, luogo tanto incantato quanto impervio. Come i rilievi che lo sovrastano.

Da queste meravigliose e impertinenti incongruenze nascono vini e personaggi sinceri, da addomesticare a volte (i vini, non i personaggi che ci piacciono così come sono): risultanze di territorialità rustiche, di alternanza caldo/freddo. Di stagioni che ancora fanno il proprio mestiere, fanno le stagioni.  Equidistanza geografica, democrazia territoriale.






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Per capire chi è Vanni Marchioni serve la “sua” prima persona: «Mi occupo di marketing, comunicazione e tecniche di vendita. Ma non riceverete offerte commerciali, non temete… il mio intento è meramente elettrico, energetico. Vorrei accendere e alimentare una lampadina, sollevare un dubbio, stimolare curiosità. “Chi sa fa e chi non sa insegna“, recita un vecchio adagio popolare. Cercherò una via di mezzo»